Che cosa e quali sono i verbi copulativi?
I verbi copulativi derivano dalla parola copula → unire, accompagnare. Sono infatti quei verbi che vengono utilizzati per collegare il soggetto ad un nome o un aggettivo all’interno della frase. Il verbo copulativo non può essere utilizzato da solo perché non ha un senso compiuto, ma deve sempre accompagnare un complemento predicativo del soggetto o dell’oggetto.
I verbi copulativi di distinguono in:
- appellativi: verbi come chiamare, denominare, definire, che nella forma attiva uniti al complemento creano il complemento predicativo dell’oggetto, nella forma passiva, in unione al complemento creano il complemento predicativo del soggetto → Attila era chiamato il Flagello di Dio.
- effettivi: quelli che indicano uno stato o una trasformazione o una sembianza, come apparire, sembrare, diventare. Oltre a questi anche alcuni verbi predicativi come nascere e crescere possono essere utilizzati come copulativi effettivi → La strada sembra libera. i verbi effettivi non possono essere coniugati alla forma passiva, poiché sono sempre verbi intransitivi.
- elettivi: verbi come eleggere, nominare che nella forma attiva accompagnano un complemento come predicativo dell’oggetto, nella forma passiva invece un complemento predicativo del soggetto → Cesare fu eletto dittatore.
- estimativi: verbi come stimare, giudicare, considerare. Anche questi nella forma attiva accompagnano un predicativo dell’oggetto, nella forma passiva un complemento predicativo del soggetto → Matteo è considerato uno spendaccione.
Oltre a questi ci sono poi i verbi copulativi come essere, parere, sembrare che hanno la funzione di unire il soggetto con il predicato nominale.
Ci sono però alcune regole da tenere a mente:
- I verbi copulativi alla forma attiva e i verbi appellativi, estimativi ed elettivi non reggono mai il complemento oggetto;
- i verbi copulativi essendo intransitivi non possono reggere il complemento oggetto;
- i verbi appellativi, estimativi ed elettivi non possono reggere il complemento oggetto perché sono usati nelle frasi per creare il complemento predicativo del soggetto solo alla forma passiva.
Quali sono i verbi predicativi? Definizioni ed esempi
I verbi predicativi hanno un proprio significato e possono creare un predicato verbale di senso compiuto. La differenza principale tra verbi copulativi e predicativi è che i primi non possono essere utilizzati da soli mentre il verbo predicativo può creare un predicato verbale.
I verbi predicativi vengono definiti anche verbi lessicali e vengono definiti predicativi perché predicano, dicono qualcosa riguardo al soggetto, ne indicano una condizione, uno stato o un’azione.
Alcuni verbi copulativi come essere diventare, divenire possono essere utilizzati come verbi predicativi quando assumono il significato di stare, esistere o significato di identità → Mio padre è a casa.
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Come si riconosce un verbo servile?
I verbi servili sono quelli che servono ad altri verbi accompagnandoli e formando con questi un’unica entità verbale per dare all’espressione un particolare significato.
I principale verbi servili in italiano sono: dovere, potere e volere. Frasi con verbi servili sono:
- Noi dobbiamo mangiare alle otto in punto;
- Noi possiamo mangiare sempre alle otto in punto;
- Noi vogliamo mangiare sempre alle otto in punto.
I verbi servili si accompagnano ai pronomi personali atoni mi, ti, ci, vi, con l’ausiliare essere se il pronome atono è davanti al verbo, come nella frase: Vi siete potuti servire. Inoltre i pronomi personali atoni possono anche essere posti alla fine del verbo, uniti all’infinito: Posso comprarlo? / Lo posso comprare?
Nelle espressioni verbali formate con i verbi servili sono questi ad indicare persona, numero, tempo e modo. Il verbo che esprime il significato va posto all’infinito.
Nei tempi composti i verbi servili assumono l’ausiliare del verbo all’infinito che essi accompagnano: Sono dovuto partire (perché si dice sono partito); Sono potuto ritornare (perché si dice sono ritornato).
I verbi ausiliari e servili possono essere usati con un significato autonomo, come ad esempio: Ti devo un favore, ricordarmelo.
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I verbi fraseologici o aspettuali: cosa esprimono e quali sono?
I verbi fraseologici sono quelli che accompagnano un verbo di modo indefinito (infinito, participio o gerundio) per precisarne al meglio il significato.
I verbi fraseologici sono anche definiti verbi aspettuali, poiché precisano l’aspetto di un’azione. I più utilizzati sono quelli che indicano un’azione che:
- sta per avere inizio → stare per, essere sul punto di: Sto per partire;
- ha inizio → cominciare a, accingersi a, mettersi a: Ora comincio a studiare per l’interrogazione;
- sta svolgendosi → stare + gerundio, andare + gerundio: Alla televisione stanno trasmettendo un bel film;
- dura nel tempo → continuare a, insistere a: Continuate a commettere errori;
- finisce → finire di, smetter di: Ha smesso di piovere;
- è subita dal soggetto → trovarsi + participio passato, sentirsi, lasciarsi, vedersi + infinito o participio passato: Andrea si trovò derubato del posto di lavoro;
- si tenta di fare → cercare di, sforzarsi di, provare a: Proviamo ancora a chiamarlo.
Nei tempi composti ogni verbo fraseologico usa l’ausiliare che gli è proprio: Ho cominciato a cantare; Aveva smesso di cantare; Era stato in procinto di cantare.
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I verbi causativi: definiamo i concetti
Il verbo fare, oltre che da solo, quindi con valore assoluto (Ho fatto un incubo) è spesso utilizzato con l’infinito nelle frasi come:
- La tua faccia mi fa ridere
- La trasmissione fa dormire
In questi casi esprime un rapporto di causa-effetto tra il soggetto dell’azione e l’azione stessa. Per questa ragione viene definito verbo causativo. La frase La tua faccia mi fa ridere infatti può essere vista come La tua faccia causa in me ridere. Una funzione causativa simile al verbo fare ha il verbo lasciare, come nella frase: Lasciò scorrere l’acqua.
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