Arte

Raffaello Sanzio: opere e vita dell’artista

Chi era Raffaello Sanzio e quali sono state le maggiori opere dell’artista? Di seguito abbiamo realizzato un accurato riassunto sulla vita di Raffaello, le sue opere e lo stile, per offrirti tutte le informazioni riguardo uno dei più importanti artisti del Rinasciemento.

raffaello

Biografia di Raffaello Sanzio: la vita dell’artista

Raffaello Sanzio da Urbino, nasce appunto ad Urbino nel 1483, da Giovanni Santi, pittore al servizio dei Montefeltro e da Magia di Battista Ciarla. Raffaello inizia la sua carriera da artista nella bottega del padre, dove apprende lo stile di Piero della Francesca, Antonio del Pollaio e Giusto di Gand, per poi passare, nel 1494 alla bottega del Perugino. Nel 1499 inizia i suoi primi lavori come artista indipendente, realizzando lo Stendardo della Trinità e l’anno successivo la Pala di san Nicola da Tolentino, ma bisogna aspettare il 1504 per il suo primo capolavoro, lo Sposalizio della Vergine per la chiesa di San Francesco di Città di Castello.
Gran parte dei dipinti di Raffaello sono realizzati per committenti privati, e tra le opere di Raffaello gran parte sono prodotte a Firenze, con rappresentazioni sacre come la Madonna del Cardellino, la Madonna del Belvedere, la Sacra Famiglia Canigiani e i ritratti dei coniugi Agnolo e Maddalena Doni. Tra le opere del periodo fiorentino risale uno dei più famosi quadri di Raffaello, la Madonna del Baldacchino, lasciata incompiuta, per partire per Roma.
Dopo Firenze la carriera di Raffaello, pittore ormai affermato, prosegue infatti a Roma, dove nel 1508, su commissione di Papa Giulio II, decora la Stanza della Segnatura, realizzando la Scuola di Atene, diventa sovrintendente alla fabbrica di San Pietro e per papa Leone X realizza gli arazzi nei Musei Vaticani. Risale al 1516 il suo ultimo lavoro, la Trasfigurazione, capolavoro che termina il 1519, un anno prima della sua morte.


Raffaello: opere e stile

Come pittore Raffaello è stato capace di apprendere e migliorare l’arte degli artisti con cui è entrato in contatto, come Melozzo da Forlì, dal quale apprese il senso di delicatezza, o il Perugino, da cui Raffaello Sanzio riprese l’eleganza reinterpretata in un linguaggio nuovo.
Tra i capolavori di Raffaello, opere che ne dimostrano l’assoluta maestria, ci sono sicuramente le sue Madonne, con le quali l’artista riprende il tema della bellezza ideale, della perfezione, associata però ad un calore umano, che traspare dagli sguardi e dagli atteggiamenti, uno stile elegante e raffinato che sarà ripreso dai scuoi allievi che studieranno la “maniera di Raffaello” Inoltre dopo Donato Bramante, Raffaello viene considerato come migliore architetto del Rinascimento.
Analizziamo di seguito di Raffaello le opere principali:

  • Lo sposalizio della Vergine: probabilmente il dipinto di Raffaello più celebre, commissionato dalla  famiglia Albizzini, per adornare la chiesa di San Francesco a Città di Castello. Per la sua realizzazione Raffaello prese in esempio lo Sposalizio della Vergine di Perugino, il suo maestro, riprendendone la composizione e l’iconografia. A differenza del maestro però Raffaello utilizza una tavola più piccola con personaggi disposti in curva, con a destra i personaggi maschili e a sinistra i femminili. Il tempio che si vede sullo sfondo, il Tempietto per la chiesa di San Pietro di Donato Bramante, ha sedici lati, con diverse gradazioni di colori e l’edificio reso in modo preciso fa pensare che Raffaello abbia creato il dipinto lavorando su un modello ligneo. Gli elementi sono disposti in ordine gerarchico, con precise regole di proporzione, e mettono in evidenza l’idea di bellezza dello stesso Raffaello, cioè come un ordine di rappresentazione geometrica.

Lo sposalizio della Vergine

  • Ritratto di Maddalena Doni: nel dipinto sono rappresentati il mercante fiorentino Agnolo Doni e la moglie, Maddalena Strozzi. Il committente fu lo stesso Agnolo, che commissionò il Tondo Doni a Michelangelo Buonarroti. I ritratti formano un dittico, tenuto da un’incorniciatura a sportello, che permette la visione delle scene sui rispettivi versi, e rappresentano il Diluvio degli Dei, che si trova sul verso del ritratto di Agnolo, e la rinascita dell’umanità grazie a Deucalione e Pirra, sul verso di Maddalena, soggetti rappresentati come augurio di fertilità, dato che nella storia di Ovidio i due anziani coniugi riuscirono ad avere figli e salvare l’umanità dopo il diluvio. Il dipinto è datato probabilmente 1504-1506 e doveva essere un oggetto d’arredo della camera nunziale dei Doni. Le scene presenti sugli sportelli dittici probabilmente furono realizzate da un collaboratore di Raffaello, Maestro di Serumido. Probabilmente Raffaello realizzò prima il ritratto di Maddalena, modificandone lo sfondo successivamente, per poi aggiungere il ritratto di Agnolo direttamente sul paesaggio, in continuità con la sposa.

ritratto di maddalena doni

  • Dama con il liocorno: la tavola, di 65×51, dipinta con colori ad olio in velatura, attribuita erroneamente al Perugino, raffigura Santa Caterina. Dopo il 1935, a seguito di un restauro è stato evidenziato come in grembo alla donna fosse raffigurato un liocorno, simbolo di castità. La donna è rappresentata con un viso giovane, il paesaggio sullo sfondo è realizzato con colori freddi, a contrasto con la protagonista, dipinta con colori caldi. tra i quali dominano il rosso del gioiello e del tessuto delle maniche. Lo schema compositivo ricorda poi la Gioconda di Leonardo da Vinci.

dama col liocorno

  • Trinità e Santi: affresco raffigurante i santi Mauro, Placido, Benedetto, e i camaldolesi Romualdo, Benedetto martire e Giovanni monaco. È conservato al monastero di San Severo a Perugia e spicca per l’utilizzo dell’effetto tridimensionale offerto dallo sguardo di Cristo.

Trinità e Santi

  • Autoritratto: datato 1504-1506, il dipinto a tempera, conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze è il più famoso autoritratto di Raffaello e probabilmente si tratta di una replica dell’autoritratto dell’artista che compare nella Scuola di Atene. L’artista si ritrae con uno stile tipico del paggio di corte del Rinascimento e la foggia, definita poi “raffaella”, usata dai pittori, la tenuta da lavoro formata dalla veste scura con la camicia bianca. L’opera era conservata nella “camera” di Vittoria della Rovere, figlia dell’ultimo duca di Urbino tenuta con orgoglio, per poi essere portata da lei in dote a Firenze, registrata fra i “Ritratti dei pittori fatti di lor propria mano” collezionati dal cardinale Leopoldo dei Medici, nella raccolta degli Uffizi.

raffaello

  • Madonna del prato o Madonna Belvedere: olio su tavola, conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, raffigurante la Vergine che sorregge il Bambino intento a prendere la croce portata da San Giovannino, un gesto che sta a significare il suo futuro sacrificio sulla croce, così come il papavero rosso rappresenta il sangue versato per l’umanità. Oltre i protagonisti, in secondo piano si vede il paesaggio, e l’utilizzo della prospettiva aerea, che dona profondità della visione, lo rende uno dei dipinti tipici del Rinascimento.

Madonna del Belvedere

  • Sacra Famiglia Canigianiolio su tavola raffigurante San Giuseppe in piedi dietro Sant’Elisabetta e Maria, sedute sul prato, con in primo piano San Giovannino e Gesù. Il paesaggio che fa da sfondo è sereno e aperto. Raffaello pone la sua firma sullo scollo della veste di Maria, Raphaeel urbinas. La composizione poi è piramidale, tipica dello stile di Leonardo da Vinci. Nel dipinto sono presenti le caratteristiche artistiche per cui Raffaello era apprezzato dai signori del Rinascimento: l’armonia tra figure e ambiente, la grazia e l’eleganza dei personaggi.

sacra famiglia cangiani

  • La Pala Baglioni : conosciuta anche come “Deposizione Borghese”, perché custodita alla Galleria Borghese di Roma è un olio su tavola del 1507, raffigurante la deposizione di Cristo secondo uno schema classico. La scena, secondo il Vasari, dovrebbe riprendere le vicende di Grifonetto, morto assassinato per vendetta. Il giovane infatti uccise tutti i figli maschi della sua famiglia, durante il matrimonio del cugino Astorre Baglioni con Lavinia Colonna, per poi essere ucciso da Giampaolo Baglioni un suo stesso familiare sopravvissuto. Nell’interpretazione della scena infatti la Maddalena è il ritratto di Zenobia Sforza, la moglie di Grifonetto, il giovane uomo è lo stesso Grifonetto Baglioni, mentre Maria sofferente rappresenterebbe la madre di Grifonetto, Atalanta Baglioni.

La Pala Baglioni

  • La Trasfigurazione: è l’ultima opera di Raffaello, un’anticipazione del manierismo. Dipinto a tempera grassa su tavola, l’opera è divisa in due parti, nella zona superiore , simmetrica e celestiale, c’è l’episodio di Gesù con i profeti Mosè ed Elia, mentre nella zona inferiore, tumultuosa, si vede l’episodio successivo nel Vangelo, la guarigione di un indemoniato. Con quest’opera si può analizzare l’ultimo Raffaello, quello che ormai ha abbandonato le composizioni intime per scene più movimentate, pur mantenendo il suo equilibrio, specie per l’uso dei colori.

la trasfigurazione
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Raffaello: l’artista delle Stanze

Il pittore di Urbino ha ritratto in particolare le Stanze del Vaticano:

La Stanza della Segnatura: ciclo di affreschi realizzati tra il 1508 e il 1511 presenta soggetti che esaltano il rinnovo del pensiero antico portato avanti dal cristianesimo con la raffigurazione del Vero, del Bene e del Bello. I tondi rappresentati sono la Teologia, la Giustizia, il Peccato originale, la Filosofia, la Contemplazione dell’Universo, Il giudizio di Salomone, la Poesia, Apollo e Marsia. Il nome deriva dal tribunale del Vaticano presieduto dal Papa, la Segnatura di Grazia e Giustizia. In particolare due affreschi arricchiscono la Stanza:
Stanza della Segnatura

  • La scuola di Atene: uno dei maggiori dipinti di Raffaello, è un affresco realizzato tra il 1509 e il 1511 per la Stanza della Segnatura, conservato nei Musei Vaticani. L’opera è voluta da Papa Giulio II per celebrare la sapienza classica e le radici della civiltà romana, dove la filosofia viene vista come l’unico mezzo per giungere alla verità, seguendo la filosofia neoplatonica. Al centro sono raffigurati Aristotele e Platone che dialogano con altri noti filosofi come Euclide, Epicuro e Socrate. In primo piano c’è un pavimento con quadri regolari, una gradinata e architetture con archi e soffitti a botte.

La scuola di Atene

  • La disputa del sacramento: al centro della composizione c’è l’ostia consacrata, a dimostrazione del mistero dell’Eucarestia, legame tra cielo e terra, contemplato dalla Chiesa celeste e terrena. Nella zona inferiore della composizione ci sono i rappresentanti della Chiesa terrena, mentre nella parte superiore i rappresentanti della Chiesa celeste. Nella sommità c’è l’Eterno mentre più in basso Cristo, la Vergine e San Giovanni Battista. In basso tra i soggetti identificati ci sono il Beato Angelico, San Gerolamo, San Gregorio Magno e Savonarola.

La Disputa del Sacramento

Stanza di Eliodoro: fanno parte di questa stanza gli episodi di ispirazione storico-politica che celebrano l’azione di Dio a favore della Chiesa. Tra queste c’è la Liberazione di san Pietro da carcere, in un racconto distinto in tre scene. A dare un senso a tutto c’è la luce, più debole quella della luna e delle torce, più forte quella dell’angelo. Tra le scene principali della stanza c’è:

  • La cacciata di Eliodoro dal tempio: datata 1511-1512 rappresenta Eliodoro profanatore del Tempio, atterrato e travolto dagli zoccoli di un cavallo, mentre il sacerdote Oria è in preghiera e Giulio II assiste all’evento. La distribuzione delle figure vuole dare l’idea dell’impeto dell’azione, della drammaticità dell’evento.

Stanza di Eliodoro
Stanza dell’Incendio di borgo: terza stanza ad essere decorata da Raffaello tra il 1514 e il 1517, rappresenta l’incendio concluso con il gesto della croce da parte di papa Leone IV. Inizialmente questa stanza era designata alle riunioni per la Segnatura, ma successivamente, per volere di papa Leone X fu trasformata in un tinello, una sala per pranzi e musica. Con questa stanza l’artista mostra il suo interesse per l’architettura, ponendo a confronto l’architettura del Cinquecento con i tre classici ordini romani, dorico, ionico e corinzio. Gran parte degli affreschi che adornano la stanza però sono stati realizzati dagli allievi di Raffaello, sotto indicazioni del pittore che si ispirò al Liber Pontificalis, il libro delle storie dei papi. Le scene rappresentate nella stanza sono:

  • Incoronazione di Carlo Magno: in cui papa Leone III ha i tratti di Leone X e l’imperatore le sembianze di Francesco I di Francia;
  • Il Giuramento di Leone III:  racconta l’episodio avvenuto prima dell’Incoronazione di Carlo magno, quando il papa affermò che il pontefice è responsabile solo davanti a Dio dei suoi atti;
  • Incendio di Borgo: l’affresco più famoso, probabilmente realizzato ispirandosi al Diluvio Universale, racconta l’incendio dell’847, avvenuto nel Bordo Vaticano, domato da Papa Leone IV. L’immagine ricorda inoltre l’incendio di Troia ed Enea che porta in salvo sulle spalle il padre Anchise.
  • La Battaglia di Ostia: in questo caso si racconta lo sbarco dei Saraceni al Tevere nell’849, dove i saraceni vengono sconfitti dalle armate papali, un richiamo alle Crociate contro gli Infedeli portata avanti da Papa Leone X.

Stanza dell’Incendio di borgo

Tra le caratteristiche della pittura di Raffaello ci sono lo stile ispirato al modello fiammingo, l'armonia dei colori, la sapienza nel rendere i  toni avvolgenti e la maestria nell'utilizzare il chiaroscuro.

Per suo volere, alla sua morte avvenuta il 6 aprile 152, Raffaello fu sepolto nel Pantheon di Roma.

Si dice che Raffaello abbia ritratto la donna amata nel dipinto della Fornarina, in cui è raffigurata la figlia di un fornaio, Margherita Luti, che probabilmente era l’amante di Raffaello.


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