Quando si usa il verbo all’infinito?
L’infinito esprime l’azione o lo stato che si vogliono indicare, facendo riferimento solo al significato del verbo. Per questo motivo non ha né numero né persona.
Il verbo infinito è facilmente riconoscibile, dato la desinenza finale in -are, -ere, -ire a seconda delle coniugazioni alle quali appartiene il verbo.
Il modo infinito ha due tempi, l’infinito presente e passato:
L’uso dei verbi all’infinito nelle proposizioni dipendenti e indipendenti
L’infinito rientra nei modi indefiniti e il suo uso è più frequente nelle proposizioni dipendenti, dove serve a esprimere:
- il fine, lo scopo → Mangiamo per diventare robusti;
- la causa → È stato arrestato per aver commesso il reato;
- la conseguenza → È matto da legare.
Quando poi il modo infinito viene usato nelle proposizioni indipendenti l’infinito può esprimere:
- un’esclamazione → Io? Dire queste cose!
- un dubbio, un’incertezza espressa sotto forma di domanda → A chi chiedere?
- un comando, un ordine → Correre, correre, senza sosta!
- un divieto → Non correre sul prato appena falciato.
Leggi anche: L’imperativo: cosa indica e quali sono i verbi imperativi?
Il modo infinito del verbo: il presente e il passato
L’infinito presente, nelle proposizioni dipendenti indica un’azione contemporanea o posteriore (che avverrà dopo) rispetto a quella della reggente.
- Penso di leggere bene. → azione contemporanea
- Pensavo di leggere bene. → azione contemporanea
- Penso di partire nel pomeriggio. → azione futura
- Pensavo di partire nel pomeriggio. → azione futura
I verbi all’infinito passato, formato dall’infinito presente di un verbo ausiliare più il participio passato del verbo che indica l’azione, esprime un fatto anteriore (che è avvenuto prima) rispetto alla reggente:
- Penso di aver letto bene. (prima ho letto e ora penso)
- Pensavo di aver letto bene. (prima avevo letto, poi ho pensato)
Leggi anche: Il modo condizionale: quando si usa e come si forma