Grammatica

Il verbo: caratteristiche, strutture e modi verbali

Il verbo è una parte del discorso che indica azioni, stati o modi di essere riferiti a qualcosa o qualcuno che viene definito soggetto. Vediamo tutte gli elementi del verbo, i modi verbali,i tempi del verbo e le diverse tipologie del verbo con esempi chiari e definizioni.

verbi

Cosa è il verbo in grammatica? Definiamo i concetti

Il verbo deriva dal latino verbum, parola ed è il centro della frase, quella parte del discorso che da sola riesce a dare un’espressione compiuta e sufficiente a comunicare e che quindi è la più importante.
I verbi sono la parte variabile del discorso e indicano azioni, stati, modi di essere collocati nel tempo.

Quali sono le parti del verbo? Analizziamo la morfologia

Quando analizziamo i verbi bisogna considerare i diversi aspetti che lo formano:

  • la persona: il verbo indica chi compie l’azione o ciò di cui si sta dicendo qualcosa, tramite l’utilizzo della persona che può essere al numero singolare (io-tu-lui-lei) o plurale (noi-voi-loro);
  • il tempo: il verbo ha la funzione di collocare un azione o il modo di essere nel tempo. I tempi verbali in italiano sono presente, passato e futuro. Il verbo è l’unica parte del discorso a cui si lega il concetto di tempo;
  • il modo: che può essere finito (indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo) o indefinito (infinito, participio, gerundio). Il verbo indica se un’azione o un modo di essere di cui si parla sono riferiti con precisione o in modo indeterminato a una persona. Inoltre il modo indica anche se un’azione è certa, possibile, se si tratta di un desiderio o di un comando;

  • il genere: il verbo ha un genere transitivo e intransitivo. Nel caso dei verbi transitivi l’azione passa dal soggetto al complemento oggetto, cosa che non avviene nel caso dei verbi intransitivi. Per conoscere tutte le regole sui verbi transitivi e intransitivi clicca qui;
  • la coniugazione: dal latino coniungere, ‘porre sotto lo stesso giogo‘.  I verbi a seconda delle varie forme che assumono per indicare la persona, il numero, il tempo e il modo fanno parte di una coniugazione. Per analizzare i verbi distinguiamo tre coniugazioni a seconda della terminazione dei verbi all’infinito presente: verbi in -are (1° coniugazione), verbi in -ere (2° coniugazione), verbi in -ire (3° coniugazione);

  • la forma verbale: indica il ruolo del soggetto nella frase. In questo caso distinguiamo tra forma attiva se il soggetto compie l’azione (Io mangio), forma passiva se il soggetto subisce l’azione (Io sono sgridato), forma riflessiva se l’azione ricade sul soggetto (Io mi lavo);
  • la funzione: i verbi possono avere funzione predicativa (quando esprime un significato di senso compiuto) o funzione copulativa  (quando collega il soggetto all’aggettivo o al nome). Clicca qui per conoscere regole ed esempi riferiti ai verbi copulativi e predicativi.

Alcuni verbi sono utilizzati per aiutare gli altri verbi a costruire le diverse forme verbali (è il caso dei verbi ausiliari essere e avere), o per indicare diverse sfumature di significato (come nel caso dei verbi servili o verbi modali e verbi fraseologici). Inoltre nell’analisi dei verbi possiamo riscontrare i verbi impersonali, cioè quei verbi che non hanno persona, come ad esempio quelli riferiti ai fenomeni atmosferici (Piove. /Nevica.) o i verbi pronominali che utilizzano le particelle pronominali nella formazione del verbo (vedersi, muoversi)

coniugatore verbi

Quando analizziamo i verbi bisogna considerare i diversi aspetti che lo formano: la persona la forma verbale il tempo la funzione il modo il genere la coniugazione

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La struttura di una forma verbale

Nella coniugazione dei verbi per aiutarci a riconoscere i modi dei verbi e i tempi, dobbiamo distinguere:

  • la radice: l’elemento variabile che indica il significato del verbo stesso (in Cantare la radice è -Cant)
  • la vocale tematica, che indica la coniugazione di appartenenza del verbo: -a per la 1° coniugazione, -e per la 2° coniugazione, -i per la 3° coniugazione;
  • la desinenza cioè la parte variabile che esprime il modo e il tempo dell’azione, la persona e il numero di chi la compie.


Nel verbo Amano → -am (radice) -a (vocale tematica) -no (desinenza)
Radice e vocale tematica formano il tema del verbo. Al tema poi si aggiungono eventuali prefissi che vanno a modificarne il significato.
Riamavano → -Ri (prefisso) -ama (tema) -vano (desinenza)
La desinenza si modifica a seconda della persona e del numero del soggetto.
Abbiamo quindi tre persone singolari e tre persone plurali:
tabella dei verbi
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I modi e i tempi verbali. I verbi regolari e irregolari, difettivi e sovrabbondanti

I modi verbali in italiano sono sette. Di questi quattro (indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo) sono detti modi finiti, cioè completi perché definiscono l’azione in modo preciso secondo la persona, il numero e il tempo.
Poi ci sono tre modi (infinito, participio, gerundio) sono invece modi indefiniti, cioè non completi in quanto l’azione è indicata in maniera generica, senza far riferimento alla persona e il numero.
verbi italiani
Ogni modo verbale ha un particolare numero di tempi:

  • tempi semplici (formati da una sola parola) → io scrivo, tu leggi;
  • tempi composti (formati da due parole con l’ausiliare) → Io ho scritto, tu hai letto.

Gran parte dei verbi italiani rientrano nella categoria dei verbi regolari e quindi per essere coniugati correttamente è sufficiente togliere la desinenza dell’infinito e aggiungere le diverse desinenze a seconda dei tempi verbali. Altri invece sono verbi irregolari che cioè in alcuni tempi hanno desinenze differenti da quelle utilizzate maggiormente. Gran parte dei verbi irregolari appartiene alla 2° coniugazione, come il verbo vincere che al passato remoto alla prima persona diventa vinsi.

Altri verbi irregolari invece oltre alla desinenza variano anche anche la radice, come nel caso del verbo andare. Al presente indicativo infatti la radice del verbo varia in –vad (io vado). Per aiutarti a ricordare alcuni dei verbi irregolari, tieni a mente che i tali verbi si comportano in base al comportamento. Fare ad esempio si coniuga allo stesso modo dei verbi composti e derivati simili (strafare, soddisfare sopraffare).
Nella coniugazione dei verbi italiani infine ti può capitare di incontrare verbi difettivi o sovrabbondanti. I primi sono quelli che ‘difettano’, mancano di una persona, di un modo o di un tempo. Al contrario i verbi sovrabbondanti sono quelli che pur essendo identici nel significato appartengono a due diverse coniugazioni (è il caso di annerare e annerire)

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