Letteratura

Giosuè Carducci: vita, opere e pensiero dell’autore

Chi è Giosuè Carducci? Ecco una biografia breve, con tantissime informazioni sul poeta premio Nobel della letteratura. Video informativi e un riassunto della sua poetica, per conoscere al meglio il pensiero di Carducci e ciò che ci ha lasciato come poeta vate dell’Italia.

giosuè carducci

Giosuè Carducci: la vita del poeta della terza Italia

Giosuè Carducci nasce nel 1835 a Valdicastello, in Versilia, e muore a Bologna nel 1907.  Nel 1853 inizia gli studi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, laureandosi in Filologia nel 1856. La sua esperienza come poeta sarà sempre legata al ritorno al mondo classico. Con la società “Amici Pedanti” si batté infatti per riportare la poesia ai valori classici, contro la modernità offerta dal Romanticismo.
Durante l’Unità d’Italia insegnò prima in un liceo di Pistoia e successivamente all’Università di Bologna, mantenendo la cattedra per cinquant’anni. È in questo periodo che Carducci si avvicina agli ideali repubblicani e giacobini, sentimenti rivoluzionari che lo porteranno ad allontanarsi dall’insegnamento. La vita di Giosuè Carducci a partire dal 1870 è colpita da gravi lutti. Prima il fratello muore suicida, e successivamente il padre muore lasciando il poeta, unico responsabile della famiglia.

Gli anni del lutto sono gli anni in cui però la poesia di Giosuè Carducci  continua assiduamente, con le edizioni di classici italiani. Successivamente sposa Elvira Menicucci, che morirà nel 1970, lo stesso anno in cui perse anche uno dei figli (a cui Giosuè Carducci dedicherà l’opera Pianto antico) Dopo la morte della moglie intrattiene rapporti epistolari con Carolina Cristofori, si dedica attivamente alla poesia e dal punto di vista politico inizia ad allontanarsi dal mondo giacobino, per apprezzare il ruolo dei Savoia, e quindi dei monarchi, specie dopo l’incontro con la regina Margherita, alla quale dedicò Alla regina d’Italia, ode di esaltazione della monarchia che lo portarono, nel 1890, ad essere nominato senatore del Regno di Savoia. Carducci muore a Bologna nel 1907, dopo aver ricevuto, tre anni prima nel 1904, il premio Nobel per la letteratura.

Lo stile dell’autore e gli autori a cui si ispira Carducci

Nelle sue poesie Giosuè Carducci cerca di confortare gli uomini del suo tempo, che secondo lui sono oppressi dalla contraddizione tra ideali e realtà. Si allontana dallo stile dei poeti del Romanticismo, nei quali rivede solo sentimentalismo e rifiuto della tradizione.
Nelle opere di Giosuè Carducci è evidente la voglia del poeta di tornare al mondo classico, armonioso, chiaro, e per farlo è necessario ispirarsi ai grandi della letteratura italiana, come Dante, Alfieri, Parini e Foscolo.
Qual è quindi il compito del poeta per Carducci? Quello di formare una coscienza nei suoi concittadini, spronare il popolo ad azioni nobili ed eroiche. Per molti Carducci è considerato il poeta vate, cioè il simbolo della nazione italiana.

Riprendendo gli schemi del mondo classico, Giosuè Carducci in poesie famose come le Rime nuove segue la tradizione dei modelli italiani, mentre nelle Odi barbare si rifà alla metrica greca e latina. Per alcuni aspetti Carducci può essere considerato poi un Parnassiano. I Parnassiani erano contrari alla poesia romantica, cercavano un’arte chiara e perfetta. E lo stile di Carducci ricorda quella concretezza, quella oggettività che è presente sia quando si parla di argomenti storici, come nell’opera di Carducci, San Martino, sia quando si parla di amore, che per lui porta a produrre una poesia chiara e precisa.

Carducci rifiuta il Naturalismo e il Verismo, e per alcuni modi di vedere la poesia è vicino al Decadentismo. Come Verga però anche Carducci vuole mostrare il sentimento dell’eroico, che in Verga è cantato con la vita degli umili, mentre con Carducci è descritto nella storia dei grandi eroi e dei fatti storici. Carducci è nostalgico verso il mondo del Medioevo, l’età comunale; la storia deve servire a smuovere gli animi grazie alle sue poesie, ispirate ai grandi protagonisti del Risorgimento e ai grandi poeti che gli servono come esempi di vita e di bellezza. Così come per Manzoni il mondo è dominato dalla sopra Provvidenza, anche Carducci vede la storia come una Nemesi, cioè la distribuzione di giustizia. La Nemesi è la giustizia della storia che colpisce i tiranni, e fa ricadere le colpe sui suoi discendenti che sono invece senza colpa.

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La poetica del classicismo e le Odi barbare

Giosuè Carducci nelle sue opere ha imitato i metri greco-latini, creando una poesia da lui definita metrica, e successivamente poesia barbara, perché secondo il parere del poeta tale sarebbe sembrata «al giudizio dei greci e dei romani». La poesia barbara consiste nell’utilizzare una metrica quantitativa, basata sulla lunghezza delle sillabe. Con la pubblicazione, nel 1877, delle sue Odi barbare, Giosuè Carducci, sperimentò utilizzando il esametro e il distico elegiaco, con l’obiettivo di riprodurre il ritmo antico, imitando le strofe saffiche e
alcaiche. Ispirandosi al mondo classico il poeta ricerca un linguaggio ricercato, lontano da quello comune. I temi che si ritrovano nelle Odi barbare sono la natura e la storia, oltre ad argomenti come l’amore e la morte.

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Le maggiori poesie di Carducci e un riassunto della sua figura di poeta

Oltre alle Odi barbare, sono molte altre le opere per cui viene ricordato Giosuè Carducci, come San martino, Davanti San Guido, Juvenilia, e Pianto antico. Carducci Giosuè, oltre alle poesie si è dedicato alla prosa, con discorsi celebrativi e saggi critici.
Negli anni trenta dell’Ottocento poi Giosuè Carducci divenne per gli italiani il poeta ufficiale della patria, colui che rappresentava nelle sue opere gli ideali della nuova Italia, capace di infondere agli italiani una coscienza civile, ancora non viva, nonostante l’Unità d’Italia. Pur non apportando oggettivamente nulla di nuovo alla letteratura italiana, Carducci è stato capace di favorire però il ritorno al mondo classico, interpretando il difficile periodo storico.

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