Cos’è il Decadentismo e come nasce?
Il Decadentismo indica una corrente letteraria, e non solo, nata in Francia agli inizi degli anni Ottanta, e diffusa poi in tutta Europa nel Novecento. Il Decadentismo in breve va ad indicare tutto ciò che appare come decadente. Il primo ad utilizzare il termine fu Paul Verlaine, che sul periodico parigino “Le Chat noir” scrisse: «Sono l’Impero alla fine della decadenza». Esponenti del Decadentismo in letteratura furono i cosiddetti poeti maledetti: Arthur Rimbaud, Tristan Corbière e Stéphane Mallarmé, autori di opere raccolte in periodici come “Le Décadent“, la rivista “Lutèce“ e “A rebours“.
Il Decadentismo riassunto in breve: i caratteri del movimento
Il Decadentismo è riassunto in alcuni aspetti fondamentali, che abbiamo raccolto di seguito:
- il poeta identifica la sua decadenza a quella dell’Impero romano;
- l’unico modo per allontanarsi dal senso di vuoto che prova è rifugiarsi nella poesia, che diventa espressione della crisi esistenziale. L’opera poetica appare raffinata e preziosa, ma alla fine risulta essere un vuoto esercizio formale;
- l’autore prova un senso di noia, solitudine, decadenza e vuoto interiore;
- è passivo nei confronti degli eventi della storia, incapace di affrontare i problemi dati dalla società e soprattutto dalla corruzione che la caratterizza;
Tra gli aspetti fondamentali del Decadentismo vi è il rifiuto del Positivismo, non esiste più l’idea che la realtà sia un complesso di fenomeni legati da leggi precise, che permettono di raggiungere la realtà, e tramonta anche l’idea che l’uomo da solo possa modificare le leggi della natura. In sintesi quindi per gli autori decadenti la realtà non può essere conosciuta tramite la scienza o la ragione, poiché è solo un’illusione. Pur sviluppandosi quindi nel periodo della comparsa della grande industria, il Decadentismo rifiuta la ragione e il progresso.
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Le similitudini e differenze tra Decadentismo e Romanticismo
Per certi aspetti il Romanticismo e il Decadentismo, sembrano avere analogie e differenze. Analizziamole insieme.
Il Decadentismo, così come il Romanticismo si basa su:
- concezione vitalistica della natura;
- emarginazione dell’artista dalla società;
- rifiuto del valore della ragione;
- utilizzo della malattia e della follia come strumenti per arrivare alla conoscenza;
- relazione tra io-mondo, soggetto-oggetto.
Mentre però il Romanticismo è titanismo, impegno politico, esaltazione del genio e della spontaneità, il Decadentismo ha alla base un rifiuto di qualunque impegno, la ricerca di una poesia pura, dove il protagonista prova smarrimento e spossatezza.
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Il poeta decadente: l’esteta e poeta maledetto
Durante il Decadentismo l’intellettuale perde la sua funzione sociale; non è più l’esempio da seguire, l’uomo incoronato poeta, come nel Romanticismo, ma gli eroi decadenti diventano l’artista maledetto, l’inetto di Svevo, il Superuomo di D’Annunzio e il Fanciullino di Pascoli.
L’artista in sintesi non ricerca più valori come il bene, il giusto, ma solo il Bello, oggetti preziosi, sensazioni nuove, rifiutando la banalità.
Il poeta inoltre si autodefinisce artista “maledetto”, che si compiace della sua vita senza freni, misera, basata su piaceri effimeri offerti dall’uso di alcol e droghe.
In opposizione alla decadenza, in questo periodo si sviluppano due concezioni:
- il vitalismo, l’esaltazione della vita, della ricerca del piacere e del godimento che ne deriva;
- il superomismo, l’esaltazione del ‘superuomo’ , che emerge rispetto ai deboli e che ha come obiettivo la rivalutazione del mondo.
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Il Decadentismo e il Simbolismo
Parallelamente al Decadentismo, in Francia, nasce il Simbolismo, che inizialmente si identifica con il Naturalismo, ma che successivamente ne prende il sopravvento. Gli autori simbolisti racchiudono il loro pensiero in diversi concetti:
- la poesia procede per simboli: vi è corrispondenze tra sensi umani e natura;
- il simbolo è qualcosa di oscuro, non facilmente riconoscibile, spesso riprodotto con l’uso dell’allegoria;
- il poeta è l’unico in grado di decifrare i simboli, grazie all’intuizione che gli permette di notare il particolare nell’universale;
La poesia inoltre viene vista come musica, vi è un grande utilizzo di analogie e sinestesie, i versi sono liberi e spesso la tendenza all’oscurità, porta l’autore ad apparire incomprensibile.
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Decadentismo italiano: chi sono gli autori decadenti in Italia?
Il decadentismo in Italia è collocabile tra fine Ottocento-inizio Novecento, quando gran parte degli autori del periodo si avvicinano alla concezione di autore estraneo alla realtà, alla ricerca di situazioni surreali, in una lotta tra ideale e reale, finito e infinito. Ecco i maggiori autori del decadentismo italiano:
D’Annunzio e il decadentismo
Uno dei più importanti autori decadenti italiani è stato senza dubbio Gabriele D’Annunzio, il quale riprende soprattutto il concetto di panismo, ossia la volontà di fondere l’elemento umano con la natura, presente nella poesia La pioggia nel pineto, e il concetto di Superuomo ed esteta espresso nel romanzo Il Piacere, il poeta vate che consacra la sua vita all’arte e ricerca una vita carica di emozioni.
Pascoli e il decadentismo
L’idea decadente di Pascoli è espressa nel Fanciullino, un’opera del 1897 che è diventata simbolo della sua poesia. Per Pascoli il Fanciullino è colui che riesce a far emergere la concezione politica della poesia, che vede ciò che agli altri è celato, proprio perché riesce ad entrare in contatto con il bambino che è sopito in ognuno di noi. Inoltre arricchiscono la poesia di Pascoli l’idea dell’infanzia, della casa, del nido che indica la famiglia, la natura e la morte.
Pirandello e il decadentismo
Luigi Pirandello fa ruotare tutta la sua poesia sulla crisi dell’io. A lui dobbiamo la teoria delle maschere, secondo cui ogni uomo nasconde dentro di sé una maschera che cela il suo vero io, la sua identità, il suo vero essere.
Svevo e Fogazzaro, altri autori decadenti
Altri due grandi autori simbolo del Decadentismo italiano sono stati Italo Svevo e Antonio Fogazzaro. (1861 – 1928). Il primo raccoglie nella figura di Zeno Cosini, protagonista del romanzo La coscienza di Zeno, il pensiero dell’autore decadente, con temi come l’inettitudine e la soggettività. Antonio Fogazzaro invece è considerato un autore decadente, soprattutto per il suo romanzo Il Santo, all’interno del quale l’autore raccoglie tutti i temi cari ai decadenti: la solitudine, il romanticismo, il nichilismo e la religiosità.
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