Grammatica

Anastrofe: cos’è e come si utilizza in letteratura

Che cos’è l’anastrofe? Di seguito abbiamo raccolto tante informazioni sull’anastrofe, significato ed esempi della figura retorica, le differenze con l l’iperbato e il suo utilizzo in letteratura e non solo.

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Anastrofe: il significato della figura retorica

L’anastrofe è per definizione una figura retorica di parola e consiste nell’invertire le parole rispetto all’ordine abituale in cui sono disposti in una frase. La parola anastrofe deriva dal greco αναστροφές, ossia inversione. Per alcuni aspetti può essere confusa con l’iperbato, che però si basa sullo “spezzare” l’ordine delle parole, inserendo altre, non invertendo la posizione, come accade nell’anastrofe

Gli esempi dalla letteratura e non solo sull’uso dell’anastrofe

L’anastrofe come figura retorica è molto utilizzata in letteratura, ma non solo. Il suo uso al giorno d’oggi si è esteso soprattutto all’ambito pubblicitario, per creare slogan che restano fissi nella mente, e inducono all’acquisto, come in frasi del tipo “La Coop sei tu” o “che più bianco non si può”, o ancora in espressioni comuni come “cammin facendo“.
Tra gli esempi di anastrofe tratti da grandi opere abbiamo:

  • “E il cuore quando d’un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d’ombra per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano”
    (Montale, Sentimento del tempo, La madre, 1-4).
  • “…di quel sangue ogni stilla un mar di pianto…”
    (Tasso, Gerusalemme liberata, Canto XII) .
  • “…Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza…”
    (Montale, Spesso il male di vivere ho incontrato, vv. 5-6).
  • Mi scosse, e mi corse le vene il ribrezzo. Passata m’è forse rasente, col rezzo dell’ombra sua nera, la morte…
    (Pascoli, Il brivido).
  • “Sempre caro mi fu quest’ermo colle…
    (Leopardi, Infinito)
  • Cercavano il miglio gli uccelli
    ed erano subito di neve;…
    (Quasimodo, Antico inverno)

La differenza tra anastrofe e iperbato

Come abbiamo anticipato l’anastrofe può essere confusa con l’iperbato. Ma vediamo meglio quali sono le differenze.
Nel caso della frase normale la struttura è formata da soggetto, verbo, complemento oggetto + altri complementi indiretti. Nel caso dell’anastrofe invece lo scrittore può invertire il rapporto logico tra predicato verbale e i complementi indiretti, ad esempio come nella frase dell’opera “A Silvia” (Allor che all’opre femminili intenta sedevi, assai contenta”). Nel caso dell’iperbato invece sono inseriti incisi all’interno dii un sintagma tradizionale. L’obiettivo è quello di far porre al lettore più attenzione per le parole e per la pronuncia.

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