Eugenio Montale: biografia dell’autore
Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896 da una famiglia della media borghesia. Si accosta alla poesia relativamente tardi, intorno ai vent’anni, dopo aver conseguito il diploma di ragioniere. Tornato a Genova dopo la guerra, frequenta gli ambienti letterari e conosce fra gli altri Italo Svevo, di cui apprezza lo stile. Nel 1925 pubblica il suo primo libro di versi, “Ossi di seppia”, e si trasferisce a Firenze, dove collabora a importanti riviste letterarie e conosce la sua futura moglie Drusilla Tanzi. Nel 1929 è nominato direttore del Gabinetto scientifico-letterario Visseux di Firenze, incarico che terrà fino al 1938. La sua seconda raccolta, pubblicata nel 1939 col titolo “Le occasioni”, lo conferma un’importante esponente della nuova poesia italiana. Dopo la guerra, Montale si dedica al giornalismo, collaborando al Corriere della Sera. Nel 1956 pubblica “La bufera e altro” e le prose di “Farfalla di Dinard ”. Nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore a Milano nel 1981.
La poetica di Eugenio Montale: le scelte linguistiche ed espressive
Montale rispecchia l’immagine del poeta della disperazione, perché proietta il “suo male di vivere” sul mondo circostante. Non nega che eventi come il Fascismo, la Guerra e la Guerra Civile lo abbiano influenzato negativamente, ma il suo senso di infelicità trascendeva da queste circostanze. Il “classicismo” di Montale emerge nella sua critica nei confronti delle Avanguardie europee, nella sua sintassi forbita e ricercata; per questi motivi si distingue molto da Ungaretti. La poesia per Montale può esprimere il dolore, unica caratteristica dell’uomo, ed è proprio questa sua concezione filosofica del “male di vivere” che ricorda il pessimismo leopardiano. Per il pota la poesia deve essere basata sull’essenzialità e sulla povertà di espressione. Il complesso articolarsi del suo discorso, aveva portato più volte Montale ad avvicinarsi alla poetica dell’Ermetismo, nelle sue prime poesie infatti sono ben note l’asprezza e la dissonanza lessicale.
Uno dei temi principali della poesia di Montale è l’amore, sentimento difficile da raggiungere. Anche quando parla delle sue esperienze personali, Eugenio Montale nelle sue poesie d’amore, scrive versi difficili da comprendere ed interpretare. La poesia di Montale viene definita la poetica dell’oggetto, che l’autore riprende da Thomas S. Eliot, padre del “correlativo oggettivo”. La poetica dell’oggetto consiste nel trattare di accostare oggetti e figure dalla stessa analogia, con lo scopo di suscitare un’emozione, dando maggiore significato al linguaggio poetico. Tra le principali caratteristiche delle poesie di Eugenio Montale ci sono:
- la poetica del “Correlativo-oggettivo”, già utilizzata dallo scrittore inglese Thomas Eliot. Questo modo di scrivere affianca oggetti e figure che sono legate da analogie, e che lette insieme scaturiscono delle emozioni importanti, intrise di significato;
- decadenza del linguaggio e della poesia, in quanto Montale assiste al declino dell’immagine del poeta e del suo ruolo nella società.
- il lessico si arricchisce di presenze dialettali e gergali;
- il discorso è raffinato e ricco di figure sintattiche. La sua poesia raggiunge la musicalità in modo personale con abbondante uso di rime.
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La produzione di Montale: Ossi di seppia, Le Occasioni e Bufera e altro
La produzione di Montale può essere divisa in due parti: la prima va dal 1916 al 1956, cioè fino alla raccolta Bufera e altro, ed è segnata da uno stile alto, classico e si serve di alcuni temi ricorrenti, come il paesaggio, l’amore e la fuga dalla realtà; La seconda parte va dal 1956 fino alla sua morte ed è caratterizzata da un linguaggio più familiare e semplice. La prima raccolta poetica di Eugenio Montale fu Ossi di seppia (1925), ispirata al paesaggio della natia Liguria e caratterizzata dalla ricerca di uno stile aspro, dissonante e capace di esprimere anche sul piano musicale il dolore, che è proprio dell’uomo. In questa raccolta poetica c’è la costante ricerca di quel “passaggio segreto” che potrebbe svelare la realtà e il senso del mondo. Gli Ossi di seppia per Montale, non sono altro che una metafora della condizione umana, ormai senza vita, e ricordano il dolore.
La seconda e la terza raccolta di versi di Montale (Le occasioni del 1939, e La Bufera e altro del 1956) sono quelle in cui il poeta utilizza il linguaggio simbolico e oscuro tipico dell’Ermetismo. Montale affronta in esse temi lirici, legati soprattutto alle numerose presenze femminili, ma anche temi civili, come il Fascismo e la Guerra. La raccolta, Le Occasioni è caratterizzata dalla ricerca da parte del poeta di occasioni per fuggire della realtà. Per Montale la principale occasione di fuga è rappresentata dalla donna, intesa come donna-angelo che conduce l’uomo alla salvezza. Tra le svariate figure femminili che emergono nella raccolta, quella che spicca sopra tutte le altre è Clizia, emblema di quei valori che devono essere protetti.
Anche nella raccolta Bufera ed altro, la vita personale del poeta fa da sfondo alla disperazione della condizione umana. Montale per trovare riparo dalla follia dell’uomo e dalla guerra, rappresentata dalla Bufera, cerca ancora una volta rifugio nell’amore e nelle donne. Torna ancora una volta la figura della donna-angelo Clizia insieme ad altre donne, come Volpe, una donna ben più sensuale di Clizia.
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Eugenio Montale, Satura: tra ironia e autobiografia
A partire dagli anni Sessanta, nella poesia di Montale si verifica una svolta radicale, la lingua si fa più discorsiva e i temi sono maggiormente legati alla sfera quotidiana. Come ci suggerisce il titolo, Satura (1971) è un libro di satira nel quale Montale utilizza un linguaggio nuovo, più colloquiale e più familiare, con cui schernisce la società contemporanea. Le brevi poesie sono dedicate alla moglie Drusilla Tanzi, morta nel 1963; tra queste c’è la celebre poesia “Ho sceso, dandoti il braccio”, una delle poesie d’amore più belle di tutta la letteratura italiana. La prima parte di Satura, intitolata Xenia, dal greco “dono”, rappresenta una sorta di dono poetico fatto alla moglie Drusilla. Anche in questa raccolta la donna è vista come il tramite per elevarsi alla salvezza. Il pessimismo delle raccolte precedenti, sia nei confronti dell’uomo che della politica e della storia, resta invariato, ma il poeta lo esprime con tono più ironico e distaccato. Nella raccolta diventa fondamentale il ricordo, la memoria, con chiari richiami alla sua giovinezza.
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