Storia

I moti rivoluzionari del 1820-1821 e la nascita delle società segrete

Con la Restaurazione i governi attuarono una politica repressiva in tutta Europa, favorendo la nascita di società segrete che volevano l’indipendenza. Vediamo quali sono stati i moti rivoluzionari del 1820-1821 e quali società segrete operarono in questo periodo, come la Carboneria. Appunti e video utili per creare una mappa concettuale sui moti rivoluzionari in vista di un’interrogazione.

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In Europa nascono le società segrete e i moti carbonari

Dopo la Restaurazione i governi videro nella diffusione delle idee liberali una minaccia per la loro stabilità. Per questo motivo attuarono una politica repressiva, caratterizzata da una pesante censura che limitava la libertà di pensiero e di stampa e la circolazione di ideali liberali. Inoltre una polizia molto efficiente aveva il compito di sventare ogni tentativo di insurrezione. In tutta Europa i liberali crearono società segrete che si proponevano di propagare insurrezioni per spingere i governi a riconoscere le libertà individuali, a concedere una costituzione, e nel caso di stati sottoposti al dominio straniero, a restituire l’indipendenza.

Alcune società segrete erano formate da liberali moderati, altri invece da democratici repubblicani. Alle società aderiva un gruppo ristretto della popolazione specie borghesi, militari formatisi durante l’età napoleonica, studenti, intellettuali e pochi aristocratici di idee illuminate. Queste associazioni erano strutturate allora interno secondo una rigida gerarchia: i membri, chiamati affiliati, erano a conoscenza dei piani di azione a seconda del grado che ricoprivano, e spesso non si conoscevano tra di loro, per preservare la società da possibili tradimenti e dall’infiltrazione di spie. Le società segrete più importanti furono la Massoneria fondata nel Regno Unito e la Carboneria diffusa in Italia, in particolare nel regno delle due Sicilia, in Piemonte, in Lombardia.

La Carboneria, la società segreta italiana

Come abbiamo detto le società segrete erano organizzazioni clandestine, gerarchizzate, che si organizzavano per preparare insurrezioni liberali e democratiche. In tutta Europa assunsero soprattutto un significato patriottico. In Italia la più famosa fu la Carboneria, nata inizialmente con fini costituzionali, con l’obiettivo di raggiungere l’indipendenza dagli austriaci. Originariamente la Carboneria nacque in Francia, nel 1700, con il nome di Charbonniers (Società dei Buoni Cugini). In Italia questa società segreta dilagò, specie nel sud, durante il regno di Gioacchino Murat. I membri della Carboneria dovevano mantenere il totale riserbo sulle azioni decise nelle riunioni e per maggiore segretezza veniva utilizzato un vocabolario cifrato, ispirato al mestiere dei carbonari, attività molto diffusa all’epoca.

La Carboneria era divisa in tre gradi: apprendista, maestro e gran maestro, e solo dimostrando le proprie capacità e la devozione ai moti carbonari si potevano guadagnare posizioni prestigiose. Nonostante le idee liberali, i moti carbonari non ebbero successo, forse a causa della troppa riservatezza che vigeva tra i membri, che creava una cerchia troppo ristretta per poter formulare azioni di carattere nazionale.
Tra le vittorie portate avanti dalla società segreta della Carboneria ci fu la formazione di un governo costituzionale a Napoli grazie a Morelli e Silvati, mentre non ebbero successo la congiura organizzata in Lombardia, dove venne arrestato Silvio Pellico, noto esponente della Carboneria, autore de “Le mie prigioni“, e i moti di Modena e Reggio dove i congiurati vennero arrestati e giustiziati. L’ultima rivolta della Carboneria fu fatta a Lione del 1834, anche questa un insuccesso.

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I primi moti rivoluzionari avvengono in Spagna

Nel 1820-1821, in Europa, scoppiarono le prime rivolte contro i governi assoluti. Le insurrezioni partirono dalla Spagna dove re Ferdinando VII aveva attuato una politica repressiva nei confronti dei liberali e una grave crisi economica aveva colpito la popolazione. La stabilità del governo inoltre era minacciata dalle rivolte nelle colonie americane desiderose di ottenere l’indipendenza. Il 1 gennaio 1820, nel porto di Cadice, alcuni contingenti militari, pronti a partire per fermare l’insurrezione dei coloni, si rifiutarono di imbarcarsi e parteciparono alla rivolta. Presto ai militari si unirono anche i borghesi e Ferdinando VII fu costretto a ripristinare la costituzione di Cadice del 1812 e a indire elezioni per formare un parlamento. Tuttavia il governo liberale si dimostrò fragile per l’opposizione del sovrano, per il contrasto tra i liberali e per lo scarso appoggio dei contadini, che erano influenzati dal clero, sostenitore del potere assoluto. L’esempio della Spagna fu seguito anche dal Portogallo dove Giovanni VI dovette concedere la costituzione

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I moti insurrezionali arrivano anche nel Regno delle Due Sicilie

Dopo i moti rivoluzionari in Spagna, la notizia delle insurrezioni arrivò a Napoli dove i moti carbonari agirono contro Ferdinando I di Borbone. Nel luglio 1820 esplose così la ribellione che coinvolse anche ufficiali, tra cui il generale Guglielmo Pepe. Di conseguenza il sovrano concesse la costituzione. Intanto il moto insurrezionale raggiunse la Sicilia, dove a Palermo, gli insorti chiesero l’indipendenza dell’isola dal governo di Napoli, ma non ottennero l’appoggio di altre città siciliane. Così una spedizione militare inviata da Napoli fermò rapidamente la rivolta.
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In Piemonte Carlo Alberto appoggiò i moti liberali

Il successo dei movimenti rivoluzionari nel regno delle due Sicilie rafforzò le speranze dei liberali piemontesi e lombardi che volevano cacciare gli austriaci dal Regno Lombardo-Veneto e instaurare una monarchia costituzionale nell’Italia settentrionale. Nel marzo 1821 così alcuni giovani aristocratici piemontesi, guidati dal conte Santorre di Santarosa, iniziarono un’insurrezione. Loro confidavano nel sostegno che l’erede al trono, Carlo Alberto di Savoia, aveva manifestato per gli ideali liberali. Una volta scoppiata la rivoluzione Vittorio Emanuele I abdicò in favore del fratello Carlo Felice, il quale trovandosi lontano dal regno affidò la reggenza a Carlo Alberto. Quest’ultimo, sollecitato dei patrioti, concesse la costituzione sul modello di quella spagnola.

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I moti rivoluzionari del 1820-1821 falliscono

I moti insurrezionali spinsero le potenze europee a organizzare interventi armati per soffocare le rivolte liberali e preservare l’assetto politico deciso dal Congresso di Vienna.

  • Nel Regno delle Due Sicilie, nel marzo 1821, gli austriaci entrarono a Napoli dove ristabilirono il potere assoluto di Ferdinando I.
  • In Spagna, nel 1823, contingenti francesi ristabilirono il governo assolutista di Ferdinando VII. Poco dopo anche in Portogallo finì l’esperienza liberale.
  • In Piemonte, Carlo Alberto ricevette l’ordine del re di unirsi alle truppe austriache per fermare ogni azione da parte dei liberali. Gli insorti piemontesi vennero sconfitti a Novara e Carlo Felice restaurò il suo potere.

Dunque tutte le costituzioni vennero abrogate e furono inaspriti i controlli di polizia volti a scoprire l’attività delle società segrete e ad arrestare gli affiliati.

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In Grecia i moti rivoluzionari hanno successo: termina la dominazione turca

L’unica insurrezione degli anni Venti che ottenne un vero successo fu la rivolta della Grecia contro i Turchi Ottomani. Anche in Grecia era nata un’associazione segreta chiamata Eteria ossia fratellanza, in cui membri, che provenivano dalla borghesia si proponevano di rendere indipendente il paese. Nel marzo 1821 allora i patrioti greci insorsero con il sostegno delle masse popolari. Di conseguenza i Turchi scatenarono una violenta repressione che però non riuscì a soffocare il moto rivoluzionario. Nel frattempo l’insurrezione della Grecia, la culla della civiltà occidentale, aveva attirato l’attenzione dei liberali di tutta Europa. Molti volontari quindi si unirono ai ribelli greci e tra questi ci furono il poeta inglese George Byron e l’italiano Santorre di Santarosa, che era stato a capo del moto piemontese.

Nel 1827 poi, entrarono nel conflitto contro i turchi anche Russia, Francia e Regno Unito, che erano interessati a indebolire l’Impero Ottomano per ottenere il controllo sullo stretto dei Dardanelli e sul Mediterraneo orientale. Nell’ottobre 1827 i tre alleati sconfissero la flotta turco-egiziana presso Navarino. Infine nel 1829 con la pace di Adrianopoli venne riconosciuta l’indipendenza della Grecia sul cui trono gli Stati europei posero un principe tedesco che instaurò una monarchia assoluta. La rivolta in Grecia ebbe successo sia grazie all’appoggio del popolo al fianco dei patrioti, sia per l’intervento delle potenze europee che sconfissero facilmente l’Impero Ottomano, ormai debole.

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Nelle colonie americane aumenta l’insofferenza verso la Spagna

All’inizio del XIX secolo, al vertice delle società delle colonie dell’America latina vi erano 4 milioni di creoli, che gestivano le aziende agricole. Il resto delle colonie era formato da 8 milioni di indios, salariati, servi e contadini e 6 milioni di meticci, perlopiù commercianti, artigiani e schiavi veri. Nonostante questo contesto frammentato e multietnico, lo stretto controllo esercitato dei funzionari spagnoli, la diffusione delle idee illuministe e il successo della rivoluzione americana, contribuirono a rafforzare l’aspirazione delle colonie all’indipendenza, specie nella popolazione creola.

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L’America Latina ottenne l’indipendenza: le insurrezioni di Bolívar e de San Martín

Nell’America meridionale le lotte per l’indipendenza iniziarono nel 1811, molto prima dei moti rivoluzionari, quando le colonie approfittarono della debolezza della Spagna impegnata nella guerra contro Napoleone. L’insurrezione venne guidata da Simon Bolívar e de San Martín, uno spagnolo schierato a favore dei coloni. Tra il 1811 e il 1828 quasi tutta l’America Latina si rese indipendente e si formarono nuovi Stati repubblicani come il Perù e il Cile. In Messico la lotta di liberazione divampò tra i meticci e gli indios, ma poi i creoli ne assunsero la guida fino a rendere il Paese indipendente. Nell’America centrale nacque la federazione delle Province Unite del Centro-America che nel 1839 si disgregò in cinque repubbliche autonome: Guatemala, Nicaragua, Costa Rica, Nicaragua e Honduras. Infine già nel 1804 nei Caraibi un gruppo di schiavi neri della colonia francese di Santo Domingo aveva dato vita alla Repubblica di Haiti. Soltanto la colonia portoghese del Brasile ottenne pacificamente l’indipendenza della madrepatria e si trasformò in un impero.

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