Grammatica

Gli aggettivi qualificativi: quali sono, struttura e gradazione

Gli aggettivi si dividono in due categorie: determinativi e qualificativi, che servono ad esprimere le diverse sfumature di significato. Inoltre l’aggettivo qualificativo ha diversi gradi di intensità: comparativo, superlativo e forme speciali. Ecco tante informazioni utili per comprendere meglio l’uso degli aggettivi qualificativi nella lingua italiana.

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Gli aggettivi qualificativi, la struttura: primitivi, derivati alterati e composti

Per spiegare al meglio il ruolo degli aggettivi qualificativi nella grammatica italiana, iniziamo col rispondere a due domande:
Cosa sono gli aggettivi qualificativi?
Sono parti variabili del discorso che si aggiungono al nome per esprimere una qualità o una caratteristica particolare.
Come riconoscere gli aggettivi qualificativi?
È facile riconoscere un aggettivo qualificativo, in quanto concorda in genere (maschile e femminile) e numero (singolare e plurale) con il nome.
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Gli aggettivi qualificativi sono parti variabili del discorso che si aggiungono al nome per esprimere una qualità o una caratteristica particolare e concordano in genere e numero con il nome.

Così come i nomi, anche gli aggettivi qualificativi in merito alla struttura, si dividono in quattro gruppi. Ecco una lista di aggettivi qualificativi, distinti in:

  • Aggettivi primitivi sono formati soltanto dalla radice e dalla desinenza. Nel caso di questi aggettivi qualificativi esempi sono: uomo alto, donna alta.
  • Aggettivi derivati presentano l’aggiunta di prefissi o suffissi alla radice e possono essere:
    -derivati da altri aggettivi con l’aggiunta di suffissi (-ico, -ale, -oso, -evole): poetico, musicale, fumoso, piacevole;
    -derivati da altri aggettivi con l’aggiunta di prefissi (in-, dis-, a-, ri-, -neo): incapace, discontinuo, amorale, rifinito, neonato;
    -derivati da verbi con l’aggiunta di suffissi: amabile, amante, amato.
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Gli aggettivi qualificativi si dividono in: Aggettivi primitivi: sono formati soltanto dalla radice e dalla desinenza. Aggettivi derivati: presentano l’aggiunta di prefissi o suffissi alla radice

  • Aggettivi alterati: presentano modifiche che in parte cambiano il significato primitivo. I gradi di alterazione sono:
    -diminutivo: piccolino, bellino;
    -vezzeggiativo: piccoletto, grassoccio;
    -accrescitivo: furbone, casone;
    -dispregiativo: poveraccio, furbastro.
  • Aggettivi composti: sono formati dall’unione di due o più elementi come:
    -due aggettivi sacrosanto, variopinto;
    -un prefissoide (prefisso formato dall’abbreviazione di un nome) e un aggettivo: automunito, teledipendente, aereodinamico.
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Gli aggettivi qualificativi si dividono in: Aggettivi alterati: presentano modifiche che in parte cambiano il significato primitivo Aggettivi composti: sono formati dall’unione di due o più elementi

Gli aggettivi composti vanno considerati come un’unica parola quindi, per formare il genere o il numero cambiano la vocale finale. Esempi di aggettivi qualificativi che si comportano in questo modo sono: variopinto-variopinti, italoamericano-italoamericani.

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Gli aggettivi qualificativi in merito alla struttura, si dividono in quattro gruppi aggettivi primitivi, aggettivi derivati, aggettivi alterati, aggettivi composti.

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La gradazione degli aggettivi: comparativi, superlativi e forme speciali

Gli aggettivi qualificativi hanno gradi diversi di intensità che ne modificano il significato, questo perché tramite l’aggettivo è possibile esprimere non solo la qualità ma anche il grado, quindi la misura in cui la qualità è posseduta. Per gli aggettivi qualificativi quali sono i gradi di intensità? Ecco una guida completa.

Il grado positivo

Gli aggettivi qualificativi di grado positivo sono quelli alla forma base, tramite la quale esprimono la qualità che indicano, senza precisare la misura.
Aggettivi qualificativi positivi sono presenti nella frase: Un uomo alto e magro.

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Gli aggettivi qualificativi hanno gradi diversi di intensità che ne modificano il significato, questo perché tramite l’aggettivo è possibile esprimere non solo la qualità ma anche il grado, quindi la misura in cui la qualità è posseduta.

Il grado comparativo

Il grado comparativo serve a confrontare due termini in rapporto alla stessa qualità posseduta, o su due qualità diverse. Vengono indicati come primo termine di paragone il primo elemento di confronto, il secondo termine di paragone il secondo elemento di confronto: Questo film è più avvincente del libro.

In base al significato ci sono tre diverse forme di comparazione:

  • comparativo di maggioranza: quando il primo termine di paragone è maggiore del secondo e si crea ponendo l’avverbio più davanti all’aggettivo positivo: Il cane è più fedele del gatto.
  • comparativo di minoranza: quando il primo termine di paragone è minore del secondo e si crea ponendo l’avverbio meno davanti all’aggettivo positivo: La lumaca è meno veloce della volpe.
  • comparativo di uguaglianza: quando il primo termine di paragone è di uguale intensità rispetto al secondo e si crea ponendo davanti all’aggettivo positivo avverbi come tanto, non meno, così, e davanti al secondo termine di paragone forme come quanto, come, che (di): Il tuo maglione è tanto bello quanto il mio.
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Gli aggettivi qualificativi di grado positivo esprimono la qualità senza precisare la misura. Il grado comparativo serve a confrontare due termini in rapporto alla stessa qualità posseduta, o su due qualità diverse.

Il grado superlativo

Il grado superlativo serve per indicare il massimo grado d’intensità dell’aggettivo e secondo il significato ci sono due forme:

  • superlativo assoluto: usato per esprimere il massimo grado di una qualità, senza nessun altro termine di paragone. Si forma aggiungendo alla radice il suffisso -issimo, declinato a seconda del genere e del numero: Il film era bellissimo.

Il superlativo assoluto di esprime in modi diversi:
rafforzando l’aggettivo di grado positivo con avverbi come: molto, assai: Tu sei molto malato.
ripetendo l’aggettivo qualificativo: La lumaca camminava lenta lenta.
unendo alcuni prefissi all’aggettivo al grado positivo come arci, extra, sovra: Sono arcistufo del tuo comportamento.
aggiungendo un aggettivo di grado positivo ad un altro dal significato simile, per rafforzare il primo: Sono stanco morto.
mettendo l’aggettivo tutto davanti all’aggettivo di grado positivo: Mi si avvicinò tutto tremante.

Gli aggettivi

Il grado superlativo serve per indicare il massimo grado d’intensità dell’aggettivo Il superlativo assoluto: è usato per esprimere il massimo grado di una qualità, senza nessun altro termine di paragone.

  • Il superlativo relativo che esprime il massimo grado di una qualità rispetto ad un gruppo di persone o cose. Si forma mettendo davanti all’aggettivo di grado positivo le forme il più, il meno, declinato per genere e numero e davanti all’elemento di riferimento le preposizioni di, del, della, delle, dei, degli, tra, fra, in mezzo a: Il leone è il più feroce di tutti gli animali.

Nel superlativo relativo l’articolo non precede l’aggettivo ma è anteposto al nome al quale si riferisce: Oggi ho ricevuto la notizia più bella della mia vita.
Che differenza c’è tra il comparativo di maggioranza e il superlativo relativo?
Per non confondere le due forme ricorda che dal punto di vista logico il comparativo mette a confronto il termine A con il termine B, il superlativo relativo invece mette a confronto il singolo con un gruppo.

superlativo relativo

Il superlativo relativo esprime il massimo grado di una qualità rispetto ad un gruppo di persone o cose. Si forma mettendo davanti all’aggettivo di grado positivo le forme il più, il meno, declinato per genere e numero.

Errimo o issimo? Forme particolari di superlativo assoluto

Alcuni aggettivi creano il superlativo assoluto aggiungendo il suffisso -errimo. Tutti gli aggettivi che hanno questa forma particolare sono: acre, celebre, aspro, misero e salubre che diventano acerrimo, celeberrimo, asperrimo, miserrimo, asperrimo e saluberrimo.
Sono però diventate forme consuete anche le forme asprissimo, miserrimo, salubrissimo.
Altri aggettivi come benefico, benevolo, malefico e malevolo formano il superlativo assoluto con il suffisso -entissimo.
Gli aggettivi italiani che utilizzano questa forma diventano beneficentissimo, maleficentissimo, benevolentissimo, malevolentissimo. Nella lingua comune però è preferibile usare le forme molto benefico o assai benefico.

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Aggettivi qualificativi: elenco delle forme speciali

Quali sono gli aggettivi qualificativi che hanno forme particolari per il comparativo e il superlativo? Ecco l’elenco completo, da tenere sempre a mente per la formazioni di frasi con aggettivi qualificativi.

  • buono: più buono, migliore (al comparativo), buonissimo, ottimi (al superlativo);
  • cattivo: più cattivo, peggiore (al comparativo), cattivissimo, pessimo (al superlativo);
  • alto: più alto, superiore (al comparativo), altissimo, supremo (al superlativo);
  • basso: più basso, inferiore (al comparativo), bassissimo, infimo (al superlativo);
  • grande: più grande, maggiore (al comparativo), grandissimo, massimo (al superlativo);
  • piccolo: più piccolo, minore (al comparativo), piccolissimo, minimo (al superlativo);


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Gli aggettivi sostantivati e con valore avverbiale

La funzione principale di tutti gli aggettivi qualificativi è di accompagnare il nome ma spesso possono essere utilizzati anche da soli svolendo la medesima funzione del nome; si parla in questo caso di aggettivi sostantivati.
Nella frase I ricchi sono invidiati dai poveri, ricchi e poveri sono due aggettivi ma diventano sostantivati prendendo il posto dei nomi.
Quando invece l’aggettivo accompagna il nome e ne modifica il significato o lo qualifica svolge la funzione di avverbio: Parliamoci chiaro (chiaramente).

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L’uso corretto di più e assai: cosa è sbagliato e corretto dire

Gli aggettivi migliore, peggiore, minimo, minore, superiore e inferiore sono forme di comparativo di maggioranza; è quindi erroneo aggiungere più davanti a essi.
È sbagliato dire: Questo dolce è il più migliore di quello che ho fatto io.
È corretto dire: Questo dolce è il migliore di tutti.
L’aggettivo ottimo, così come pessimo, massimo, minimo, supremo, infimo, sono alla forma superlativa, sarebbe quindi erroneo aggiungere a essi avverbi rafforzativi come assai, oltremodo, più e molto.
È sbagliato dire: Questo dolce è ottimissimo.
È corretto dire: Questo dolce è ottimo.

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Migliore, peggiore, minimo, minore, superiore e inferiore sono comparativi di maggioranza e non si aggiunge più davanti a essi. Gli aggettivi ottimo, pessimo, massimo, minimo, supremo, infimo, sono alla forma superlativa, sarebbe quindi erroneo aggiungere avverbi rafforzativi come assai, oltremodo, più e molto.

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Gli aggettivi di relazione: le parole che non hanno superlativo o comparativo

Nell’elenco di aggettivi qualificativi ve ne sono alcuni che non hanno né la forma comparativa né superlativa: sono gli aggettivi di relazione che derivano da nomi e indicano una relazione tra il nome a cui l’aggettivo si riferisce e il nome da cui l’aggettivo deriva. Questi aggettivi si pongono dopo il nome e non hanno né comparativo né superlativo.
Non è corretto quindi dire la statale scuola, le lunari fasi, né la scuola più/meno statale, le fasi più/meno lunari.

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Gli aggettivi di relazione derivano da nomi e indicano una relazione tra il nome a cui l’aggettivo si riferisce e il nome da cui l’aggettivo deriva. Si pongono dopo il nome e non hanno né comparativo né superlativo.

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