Cosa sono gli avverbi? La funzione e le forme
L’avverbio è quella parte invariabile del discorso che completa l’espressione in cui è inserita modificando, precisando o qualificando il significato del termine a cui si riferisce. Nella maggior parte dei casi l’avverbio si lega al verbo, ma esistono anche diverse eccezioni. Quando più parole insieme hanno valore di avverbio formano una locuzione avverbiale.
Gli avverbi si distinguono in:
- avverbi semplici: hanno una forma propria e non derivano da altre parole italiane, come bene, male, più, meno, così, dove, già ecc..
- avverbi derivati: provengono da un’altra parola: il vocabolo di origine diventa avverbio grazie all’aggiunta di un suffisso (mente – oni):
aggettivo + mente: rapido diventa rapidamente / breve diventa brevemente;
nome o verbo + oni: tentare diventa tentoni / ginocchio diventa ginocchioni; - avverbi impropri: hanno la stessa forma di un aggettivo qualificativo al maschile singolare: forte (corre forte), piano, veloce (I ragazzi correvano veloce)
- avverbi composti: derivano dalla fusione di parole diverse: perlopiù (per lo più), quassù (qua su), laggiù (là giù), almeno (al meno), adagio (ad agio, ossia con agio). Si tratta di locuzioni avverbiali che l’uso ha trasformato in parole.
- locuzione avverbiale: è formata da più parole che insieme hanno il valore di avverbio: alla bell’e meglio, così così, a vanvera, nè più nè meno, nemmeno per idea.
Quali sono gli avverbi in base al significato?
In base al loro significato, possiamo distinguere gli avverbi in sei categorie o specie:
- Gli avverbi di modo o maniera: anche noti come avverbi qualificativi costituiscono il gruppo più numeroso e indicano il modo in cui avviene l’azione espressa dal verbo, o aggiungono una specificazione di qualità a un aggettivo o a un altro avverbio.
Quali sono gli avverbi di modo? bene, male, volentieri, forte, adagio, comunque, insieme; la maggior parte degli avverbi in -mente: sufficientemente, dolcemente, velocemente ecc..; gli avverbi che terminano in -oni: carponi, balzelloni, ciondoloni ecc.
Sono invece locuzioni avverbiali di modo: di corsa, in fretta, di nascosto. a poco a poco, a mano a mano ecc. - Avverbio di luogo: indica un luogo in cui avviene l’azione o dove si trova qualcosa o qualcuno. Sono avverbi di luogo: qui, qua. quassù, sopra, sotto, avanti, fuori, dentro. Sono locuzioni avverbiali di luogo: di sopra, di qui, di là, di fianco ecc.
- Avverbi di tempo: indicano la circostanza temporale in cui avviene l’azione. Sono avverbi di tempo: oggi, ieri, domani, prima, poi, presto tardi ecc. Sono locuzioni avverbiali di tempo: di giorno, di notte, per sempre, di nuovo, alla fine ecc.
- Avverbi di quantità: indicano la misura secondo la quale avviene l’azione espressa dal verbo o specificano la quantità indicata da aggettivo o nome. Sono avverbi di quantità: molto, poco, affatto, quasi, soltanto, tanto. Si considerano avverbi di quantità anche i cosiddetti avverbi aggiuntivi: anche, pure, perfino, inoltre.
Sono locuzioni avverbiali di quantità: all’incirca, su per giù, più o meno. - Avverbi di giudizio: esprimono una valutazione che riguarda lo svolgimento dell’azione. Tale giudizio può avere valore di:
–affermazione: si, certamente, certo, sicuro, davvero ecc.
–negazione: no, niente, nemmeno, neppure ecc.
–dubbio: forse, presumibilmente, magari, circa, se mai per caso. - Avverbi interrogativi ed esclamativi: gli avverbi interrogativi introducono una domanda diretta, gli avverbi esclamativi introducono una esclamazione.
Sono avverbi interrogativi ed esclamativi: come, perché, quando, dove, da quando ecc., sempre seguiti alla fine della frase dai rispettivi segni di interpuzione.
Oltre a questi c’è poi l’avverbio presentativo ecco, che ha la funzione di presentare ciò di cui si parla: Ecco il festeggiato, ecco come si sono svolti i fatti.
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Gradi e alterazioni dell’avverbio
Così come gli aggettivi, anche gli avverbi possono essere espressi in diversi gradi di intensità, che si formano nello stesso modo di quelli dell’aggettivo facendo precedere l’avverbio di grado positivo da:
meno, così, tanto, più per il comparativo: Ha lavorato meno seriamente di quanto pensassi;
–molto, assai o unendo all’avverbio i suffissi -issimo, -issimamente per il superlativo assoluto: Si abbracciarono molto teneramente;
–il più con l’aggiunta dell’aggettivo possibile per il superlativo relativo: Dovete raggiungermi il più velocemente possibile.
Inoltre alcuni avverbi hanno il comparativo e il superlativo di forma irregolare: grandemente, maggiormente, massimamente, grandissimamente.
Alcuni avverbi possono avere anche la forma alterata, per esprimere meglio la variazione di significato come: bene, benino, benone, male, maluccio, malaccio, piano, pianino, adagio, adagino, poco, pochino.
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Le risposte ai dubbi più comuni sugli avverbi
Spesso ti sarà capitato di pensare “come si scrive?” o “questa parola ha le doppie o meno?“. Nel caso degli avverbi abbiamo raccolto i dubbi più comuni ai quali daremo finalmente una risposta per aiutarti a non essere più in dubbio.
Come si riconosce un avverbio e come si distingue un avverbio da un aggettivo?
Per non fare confusione tra avverbi e aggettivi è sufficiente ricordare una semplice differenza, gli aggettivi seguono sempre un sostantivo con il quale concordano in genere e numero mentre gli avverbi no. Inoltre gli avverbi sono sempre invariabili e si riferiscono al verbo, mentre gli aggettivi sono variabili e si riferiscono al nome.
es. Luigi aveva molta fame: molta è aggettivo
Gianpiaolo ha studiato molto: molto è un avverbio e si riferisce al verbo
Dove si colloca l’avverbio in italiano?
L’avverbio può essere posizionato all’interno della frase in modo diverso:
- dopo il verbo: A questo esercizio sbaglio difficilmente;
- prima di un aggettivo: La tua amica è davvero simpatica;
- prima di un avverbio: Ho dormito molto bene;
- Se il verbo è di forma composta l’avverbio viene posto tra l’ausiliare e il participio o dopo il participio:
Matteo è partito sicuramente, che può essere riscritta come Matteo è sicuramente partito; - le particelle avverbiali ci, vi, e ne così come l’avverbio di negazione non vanno posti prima del verbo: Ci vado ora / La casa non è questa.
A cosa si accompagna l’avverbio?
In italiano l’avverbio può accompagnare diverse elementi:
- un verbo (la maggior parte dei casi) come nella frase Maria corre velocemente;
- un altro avverbio, come nella frase Stefania ci aiuterà sicuramente volentieri;
- un aggettivo, come nella frase Questa gonna è troppo stretta
- o un nome, come nella frase C’è forse Andrea in casa?
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