Letteratura

Il Romanticismo in Italia: riassunto e caratteristiche

Come si sviluppa il Romanticismo in Italia? Di seguito abbiamo realizzato un riassunto sul Romanticismo italiano, una sintesi per conoscere tutte le caratteristiche di questa corrente culturale, che si sviluppa in tutta Europa e che in Italia corrisponde al periodo di diffusione delle riviste milanesi e fiorentine. Inoltre tanti video informativi utili per conoscere tutte le nozioni per poter svolgere, ad esempio, una ricerca sul Romanticismo completa.

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Il Romanticismo in Italia: come si sviluppa?

Il Romanticismo in Italia e il Risorgimento sono inseparabili: questo intreccio dà alla nostra letteratura una prospettiva civile, costruttiva, patriottica, che recupera molti aspetti della tradizione politica illuministica. Diversamente da quanto accade nel resto dell’Europa, in Italia la letteratura diventa il mezzo principale per la formazione e la diffusione di simboli e sentimenti patriottici. Resta marginale invece la dimensione irrazionale che caratterizza il Romanticismo tedesco e inglese. La città-guida della Romanticismo in Italia è Milano, che era stata anche la patria dell’Illuminismo di Parini e della rivista Il Caffè. Infatti Parini e Foscolo, Pietro Verri e Beccaria, continuano essere considerati maestri anche dai poeti romantici.

I nuovi temi che si sviluppano nel Romanticismo, il gusto per il Medioevo, il ritorno alla regione cristiana, la polemica anticlassicista, l’interesse per i popoli e per la storia, fanno parte del clima romantico europeo e sono molto lontani dalla cultura illuministica. Gli autori romantici italiani, soprattutto i milanesi, riprendono però alcuni aspetti dell’Illuminismo e soprattutto il carattere razionalistico, pragmatico e moralistico, che induce a respingere l’irrazionalismo e il misticismo che si erano affermati in Germania. Negli anni Cinquanta dell’Ottocento il Romanticismo mostra anche in Italia segni di esaurimento e può dirsi concluso al momento dell’Unità d’Italia. Esso si è infatti ridotto, al gusto del patetico e del lacrimoso: è questo il cosiddetto secondo romanticismo.

La nascita delle riviste durante il Romanticismo

Durante il Romanticismo anche in Italia l’attenzione degli intellettuali si rivolge alla borghesia, che costituisce un pubblico da conquistare per guidare l’opinione pubblica e contribuire al processo risorgimentale. Il principale canale attraverso cui si cerca di raggiungere questo nuovo pubblico è la stampa, anche se la situazione in Italia è ancora arretrata. Nei paesi più avanzati, soprattutto in Inghilterra, l’editoria era invece da tempo diventata un’industria capitalistica: già nel Settecento lo sviluppo del mercato librario e della letteratura erano tali che il romanziere di successo poteva vivere esclusivamente del proprio lavoro di scrittore.

In Italia l’editoria invece è ancora allo stato embrionale: solo i libri scritti su commissione degli editori potevano sicuramente circolare; negli altri casi, gli autori dovevano pagare le spese di stampa o trovare il numero di lettori che si impegnassero a comprare il libro appena uscito. Il diritto di proprietà letteraria, sancito dal codice napoleonico esteso anche all’Italia, vigeva solo entro i confini dei singoli stati. Così per esempio, un libro stampato per la prima volta nel regno Lombardo-Veneto poteva essere ristampato senza l’autorizzazione dell’autore del Regno di Sardegna o in Toscana. La maggior parte delle edizioni dei Promessi Sposi del 1827, ad esempio, furono proprio edizioni pirata.

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Il Romanticismo in letteratura: le riviste milanesi

Quando nasce il Romanticismo italiano? È il 1816, quando inizia ad uscire la Biblioteca Italiana, un’iniziativa promossa e finanziata dal governo asburgico che si propone di delimitare il dibattito politico e controllare gli intellettuali, incoraggiando l’erudizione e distogliendo da impegni patriottici e civili indipendentisti. Quando questo progetto si mostra con chiarezza, gli intellettuali liberali se ne distaccano e la rivista si identifica con l’appoggio all’Austria e con l’antipatriottismo. Il Conciliatore, viene fondato nel 1818 proprio dai fuoriusciti della Biblioteca Italiana. Foglio scientifico-letterario diretto dai maggiori esponenti del Romanticismo italiano, tra cui Silvio Pellico, Ludovico di Breme, Pietro Borsieri, Giovanni Bearchet ed Ermes Visconti, si propone di conciliare ricerca tecnico-scientifica e letteratura, cattolicesimo e pensiero laico, illuminismo e romanticismo, Lombardia ed Europa.
In particolare il milanese Giovanni Berchet fu autore della Lettera semiseria di Giovanni Grisostomo al suo figliuolo, il manifesto del romanticismo italiano, incentrata sulla finzione di un padre che cerca di spiegare al figlio il significato della poesia romantica.


Ben presto emerge l’intento patriottico e liberale della rivista e l’autorità austriaca le impongono la chiusura alla fine del 1819. Il Politecnico appartiene invece a un periodo successivo: rivista di orientamento radicale incline al razionalismo illuministico, viene fondata e diretta dall’intellettuale democratico Carlo Cattaneo, tra il 1839 e il 1844. In essa si uniscono organicamente, in una prospettiva militante democratica, cultura scientifica e cultura letteraria. Tuttavia l’iniziativa democratica, per quanto condotta con grande intelligenza e passione, non riesce a svilupparsi a livello nazionale.

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Lo sviluppo delle riviste fiorentine e lo scontro tra classici e romantici

La linea dettata dalla rivista fiorentina L’Antologia, risulta essere prevalente. Il progetto liberale del periodico fondato da Giovan Pietro Viesseux, un intellettuale di origine ginevrino profondamente legato alla cultura toscana, si impone tra il 1821 e il 1833. Nata per offrire traduzioni di articoli apparsi nelle principali riviste europee, L’Antologia pubblica anche articoli originali non solo di letteratura, ma soprattutto di statistica, di economia e di storia: ha così un ruolo fondamentale nel formare una classe dirigente moderata, cattolica e liberale. In Italia il primo Ottocento è caratterizzato da un’accesa discussione fra classici e romantici. L’occasione viene dall’articolo di Madame de Staël intitolato Sulla materia e la utilità delle traduzioni, in cui attacca l’amore per la mitologia del mondo classicista italiano, la scarsa conoscenza degli autori stranieri dell’Italia, l’estraneità della letteratura italiana al dibattito letterario europeo; e si augura un rinnovamento culturale da compiersi anche con la traduzione delle opere moderne di autori inglesi e tedeschi.

Gli intellettuali classicisti rispondono polemicamente alla Staël, mentre quelli romantici appoggiano la riflessione della scrittrice francese. I classici sostengono l’eternità del bello, i romantici il suo carattere greco storico; i primi propongono l’imitazione degli autori dell’antichità, i secondi l’originalità, secondo l’esempio degli autori moderni. Inoltre il pubblico dei classici è ristretto a un élite di studiosi e uomini colti; il pubblico romantico invece è quello che Berchet chiama popolo, ovvero la borghesia. Gli uni propongono una lingua aulica, basata sulla tradizione del passato, gli altri pensano di fondarla sull’uso comune.

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