Similitudine: definizione della figura retorica
Cosa sono le similitudini? La similitudine rientra nelle figure retoriche di significato, e consiste nel creare un confronto, un paragone tra due termini, utilizzando avverbi o locuzioni avverbiali quali: come, è simile, somiglia, sembra, pare. La similitudine trae origine dalla parola latina similitudo cioè somiglianza, e viene utilizzata in letteratura per dare più espressività ad un pensiero, in modo da rendere più intenso il significato, ponendo a confronto gli aspetti somiglianti di due o più elementi.
Frasi con similitudini ed esempi
Per comprendere al meglio l’uso delle similitudini di seguito ti proponiamo alcune frasi. Attenzione a non confondere la similitudine con un’altra figura retorica che viene utilizzata per creare una sorta di termine di paragone, cioè la metafora. A differenza della similitudine infatti la metafora non è anticipata dal “come” e il tipo di paragone che viene fatto è più sottile.
Ecco pensieri con la similitudine, esempi chiari ed efficaci:
- rosso come un peperone (Se fosse stata una metafora avremmo scritto “È un peperone”)
- bello come il sole;
- forte come un leone;
- astuto come una volpe;
- veloce come una gazzella;
- puro come un giglio;
- bianco come la neve;
- dolce come un bigné.
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Esempi di similitudini tratti dalla letteratura
Oltre che ad essere utilizzata nel linguaggio quotidiano, la similitudine è stata spesso utilizzata anche in letteratura. Ecco alcune poesie con similitudini utili per comprendere al meglio il significato della figura retorica.
- “…e caddi come corpo morto cade…”
(Divina Commedia, Inferno, Dante) - “…Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra…”
(A mia moglie, Umberto Saba) - Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
(Soldati, Giuseppe Ungaretti) - “…Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,
similemente il mal seme d’Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo.…”
(Divina Commedia, Inferno, Dante) - “Fresche le mie parole ne la sera ti sien
Come il fruscio che fan le foglie
del gelso…”
(La sera fiesolana, D’Annunzio). - “Gli venne dunque incontro
con la nutrice che aveva in braccio il bambino,
il figlio amato di Ettore, simile a chiara stella”.
(Iliade, Omero).
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