Letteratura

L’Inferno di Dante: riassunto e schema della Cantica

Un’analisi accurata dell’Inferno di Dante, con la descrizione dei protagonisti principali della Cantica, come Caronte, Paolo e Francesca. Un riassunto della struttura dell’Inferno, utile da utilizzare per conoscere al meglio i gironi dell’Inferno, con video informativi.

inferno dante

La struttura dell’Inferno: analisi della cantica

L’Inferno è un’immensa voragine che si spalanca al di sotto della crosta terrestre, sotto la città di Gerusalemme, fino al centro della Terra. I dannati sono divisi in nove cerchi dell’Inferno, suddivisi in gironi dell’Inferno e bolge che si stringono sempre di più, man mano che si scende verso la punta dell’Inferno.

Nel primo girone dell’Inferno ci sono le anime che non hanno commesso peccati, ma che non hanno ricevuto il battesimo e che quindi, secondo la mentalità del Medioevo, non potevano accedere al Paradiso. Nel primo dei gironi infernali, Dante pone anche Virgilio, come le anime che non sono punite perché non hanno colpe, ma soffrono perché sono lontane da Dio. Nello schema dell’Inferno gli altri otto cerchi sono divisi in alto e basso Inferno.

Questa è la struttura dell’Inferno:

  • Gerusalemme
  • Antinferno: ignavi
  • I° cerchio: Acheronte e Limbo
  • dal II° al V° cerchio: lussuriosi, golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi che si trovano nel Fiume Stige;
  • Mura della Città di Dite
  • VI° cerchio: eretici
  • VII° cerchio: violenti che si trovano nel fiume Flegetonte;
  • VIII° cerchio: fraudolenti;
  • IX° cerchio: traditori che si trovano nel fiume congelato Cocito;
  • Lucifero al centro della Terra.

  • In alto ci sono i dannati, colpevoli dei peccati meno gravi come lussuria, la bolgia dei golosi, ira, avarizia e accidia. Sono considerati da Dante come peccati di incontinenza, cioè di esagerazione. Quello che i dannati hanno fatto non è un peccato in sé, anzi nella giusta misura è un comportamento naturale buono, ma viene considerato un peccato quando si esagera, si sfugge al controllo della ragione (ad esempio, mangiare non è un peccato, ma lo diventa se si cede alla gola).
  • In basso, man mano che ci si allontana dal cielo, ci sono quelli che hanno commesso peccati più gravi (come eresia, violenza, tradimento). I peccati nel basso Inferno di Dante non dipendono quindi dalla “misura” ma sono tali a prescindere (uccidere o tradire ad esempio sono peccati, sempre e comunque).

inferno

Dante: l’Inferno e la legge del contrappasso

Secondo la visione di Dante nell’Inferno le anime sono sottoposte alla legge del contrappasso, la punizione, cioè è strettamente legata al peccato commesso in vita in base a due modi:

  • per analogia ovvero con una pena che ricorda la colpa (come i lussuriosi che in vita si lasciano trasportare dalle passioni, nell’Inferno sono trascinati dalla tempesta);
  • per contrasto ovvero con una pena che ribalta la colpa (come i superbi che nella vita tennero la testa troppo alta e che nella struttura dell’Inferno dantesco sono curvi sotto il peso di enormi massi).


Leggi anche: La Divina Commedia di Dante: riassunto e analisi dell’opera

I personaggi dei gironi dell’Inferno: dalle tre fiere a Caronte

Dante e Virgilio scendono lungo i gironi dell’Inferno spesso con difficoltà, lottando contro i diavoli e parlando con i peccatori, condannati a soffrire per l’eternità le pene della giustizia divina. Al centro della Terra si trova Lucifero, un tempo l’angelo più bello e sapiente che ha osato ribellarsi a Dio e che è diventato un mostro orrendo, principio di ogni male. L’Inferno si è creato proprio quando Lucifero è precipitato dal cielo insieme ai suoi seguaci. Solo superando il suo corpo Dante e Virgilio potranno riuscire a «riveder le stelle».

Nei primi versi dell’Inferno, l’inizio della Divina Commedia, Dante racconta di essersi trovato in una selva oscura, nella primavera del 1300, una foresta che simboleggia lo smarrimento, la confusione umana. Da questa selva, egli spera di uscire quanto prima con le proprie forze, ma ben presto si presentano davanti a lui tre fiere, simboli di tre peccati, la lonza, la lupa e il leone, simboli della lussuria, avarizia, superbia, che gli si sbarrano la strada e lo gettano nella disperazione. Ad aiutare Dante interviene Virgilio, che spiega al poeta fiorentino che per uscire dalla situazione dovrà compiere un lungo viaggio tramite Inferno, Purgatorio e Paradiso. Alle porte dell’Inferno i due poeti trovano la famosa scritta “Per me si va…per me si va…per me si va“, che ribadisce il carattere doloroso in cui Dante sta per avventurarsi.

Caronte, un’altra figura dell’Inferno di Dante Alighieri è il traghettatore infernale, la prima creatura diabolica che Dante incontra nell’Inferno. È un personaggio malvagio che tenta di fermare il poeta, ma dice anche qualcosa che lo riassicura: egli è destinato ad entrare nel mondo dei morti, quando sarà il momento, su «più lieve legno», cioè su una barca leggera che va in Purgatorio. Caronte quindi dice a Dante che non è destinato a finire all’Inferno.

Leggi anche: La Divina Commedia di Dante: riassunto e analisi dell’opera

L’amore peccaminoso di Paolo e Francesca

Personaggi importanti dell’Inferno sono Paolo e Francesca, condannati per il loro amore lussurioso. Una volta arrivati a conoscere la coppia è Francesca a parlare. Il loro amore è un amor cortese; Paolo si innamora perché ha il cuore gentile e perché Francesca è bella, Francesca si innamora altrettanto perché l’amore non permette che chi è amato non ricambi il sentimento, e perché anche Paolo è bello. Il carattere “cortese” del sentimento di Paolo e Francesca è confermato anche dall’episodio della lettura e del bacio. I due sono “aiutati” nel loro amore peccaminoso da un romanzo cortese, appartenente al ciclo bretone. Dante da un lato condanna la colpa dei due amanti, collocandoli nell’Inferno, dall’altro manifesta pietà, chiamandoli «anime affannate».

Leggi anche: Dante Alighieri: vita, poetica e opere dell’autore

Ulisse e il Conte Ugolino: altri due personaggi fondamentali dell’Inferno

Nel corso del viaggio Dante e Virgilio arrivano all’ottavo cerchio, dove sono puliti i fraudolenti. Questo luogo è detto Malebolge, perché è suddiviso in 10 bolge custodite da diavoli. Nell’ottava bolgia, Dante e Virgilio incontrano Ulisse e Diomede, avvolti da una fiamma con due punte. Entrambi sono condannati tra i consiglieri di frode, per aver escogitato l’inganno del cavallo di Troia e perdo colpe minori; aver portato in guerra con l’inganno Achille e aver toccato con le mani sporche di sangue il Palladio, cioè la statua della dea Atena. Virgilio chiede a Ulisse di raccontare come è morto e Ulisse rievoca il suo straordinario viaggio.

Il desiderio di conoscenza è considerato da Dante positivamente. Al contrario di quanto spesso si afferma infatti quello di Ulisse non è un gesto di orgoglio, una sfida a Dio, ma un atto nobile ed eroico. Dante pone Ulisse all’Inferno non quindi per la sua decisione di intraprendere il viaggio, ma per altre ragioni. Perché l’eroe ad esempio, essendo pagano si affida per il suo viaggio alla ragione umana che ha dei limiti: Dante che è un cristiano e quindi è aiutato nel suo viaggio dalla fede in Dio, potrà raggiungere il Purgatorio e salire in cima alla montagna. Ulisse invece non hai gli strumenti per raggiungerla e viene fermato dalla tempesta.

Un altro incontro sconvolgente avviene nel nono e ultimo cerchio dell’inferno, quello dei traditori di chi si fida, nel ghiaccio del lago infernale, il Cocito. A ghiacciarlo è il vento gelido provocato dalle sei ali che Lucifero sbatte senza sosta al centro del lago e della terra. Le anime sono conficcate nel ghiaccio in posizioni diverse a seconda della gravità della loro colpa. Dante assiste a una scena di bestiale violenza: due dannati sono bloccati nel ghiaccio quasi uno sull’altro e uno mangia con i denti la testa dell’altro. Si tratta di due pisani celebri al tempo di Dante, Ugolino della Gherardesca, ghibellino, che aveva tradito la sua città d’accordo con l’arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini, che però l’aveva tradito a sua volta facendolo condannare a morte.

Leggi anche: Il Trecento in letteratura: il tempo delle Tre corone

Il linguaggi e la metrica dell’Inferno della Divina Commedia

Dante Alighieri scrive la Divina Commedia utilizzando linguaggi diversi. Nell’Inferno il lessico è basso, con uno stile aspro, nel Purgatorio troviamo un linguaggio intermedio, mentre nel Paradiso il lessico diventa più aulico, filosofico, in linea con il luogo. Non mancano termini dialettali fiorentini e anche non fiorentini, oltre che termini dotti provenienti dal campo dell’astronomia. La metrica della Divina Commedia si basa sulla “terzina dantesca“, ossia formata da gruppi di endecasillabi incatenati, con uno schema metrico del tipo ABABCBCDC…, che permette di dare musicalità all’opera o produrre suoni aspri.

Leggi anche: Tantissime informazioni su tutti i maggiori autori della letteratura italiana e non solo