Grammatica

Le coniugazioni regolari e irregolari: regole ed esempi

I verbi in italiano vengono classificati in base alle tre coniugazioni: verbi in -are, in -ere o in -ire, a seconda se appartengono alla prima, seconda o terza coniugazione. Esistono poi alcuni verbi che sono considerati regolari e altri verbi irregolari, perché hanno una coniugazione diversa dalla forma-modello, indicata dalle tre coniugazioni. Vediamo quali sono le particolarità delle diverse coniugazioni e come effettuare la coniugazione dei verbi correttamente.

verbi regolari

Che cosa sono le coniugazioni?

La coniugazione (o flessione) del verbo è l’insieme delle modificazioni che esso segue per indicare la persona, il modo, il numero, il tempo e ogni particolarità dell’azione, dello stato o del modo di essere espressi dal verbo.
In italiano abbiamo tre coniugazioni verbali, che si distinguono grazie alla desinenza dell’infinito presente:

  • i verbi che terminano all’infinito in –are, appartengono alla 1° coniugazione;
  • i verbi che terminano all’infinito in -ere, appartengono alla 2° coniugazione;
  • i verbi che terminano all’infinito in -ire, appartengono alla 3° coniugazione;

I verbi in italiano si distinguono in verbi regolari cioè i verbi che si coniugano secondo la forma-modello della coniugazione alla quale appartengono. I verbi irregolari che invece sono quelli che si discostano nella coniugazione dalla forma-modello.

Le particolarità dei verbi della 1° coniugazione

    • I verbi che finiscono in -care e -gare hanno il suono duro in tutta la coniugazione e quindi aggiungono la h davanti alle desinenze che iniziano in i oppure in e: Io manco, tu manchi, egli manca; io prego, tu preghi, egli prega.
    • I verbi che finiscono in -ciare, -giare, -sciare come cominciare, mangiare, lasciare, al futuro e al condizionale presente perdono la i: io comincerò, io mangerò, io lascerò; io comincerei, io mangerei, io lascerei.
    • I verbi che finiscono per -iare, se hanno la i accentata, come avviare, la conservano sempre, anche davanti a un’altra i: io avvio, tu avvii, egli avvia, che essi aviino ecc.
verbi-in-are

I verbi che finiscono in -care e -gare aggiungono la h davanti alle desinenze che iniziano in i oppure in e: Io manco, tu manchi; I verbi che finiscono in -ciare, -giare, -sciare al futuro e al condizionale presente perdono la i; I verbi che finiscono per -iare, se hanno la i accentata, la conservano sempre, anche davanti a un’altra i; I verbi che finiscono per -gliare e -chiare, perdono la i davanti a una desinenza che inizia anch’essa per i; Per i verbi che finiscono in -gnare si tende ad accettare sia le forme regolari con la i, quanto le corrispondenti forme senza i .

  • I verbi che finiscono per -gliare e -chiare, come vegliare e mischiare, perdono la i davanti a una desinenza che inizia anch’essa per i: io veglio, tu vegli, che essi veglino; io mischio, tu mischi, che essi mischino ecc.
  • Per i verbi che finiscono in -gnare, come bagnare, sognare ecc. nella prima persona plurale dell’indicativo presente e nella prima e seconda persona plurale del congiuntivo presente, si tende ad accettare sia le forme regolari con la i (noi bagniamo, che noi bagniamo, che voi bagniate; noi sogniamo, che noi sogniamo, che voi sogniate), quanto le corrispondenti forme senza i (noi bagnamo, che noi bagnamo, che voi bagnate; noi sognamo, che noi sognamo, che voi sognate) anche se la presenza della i è grammaticalmente più corretta.


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Particolarità dei verbi della 2° coniugazione

  • I verbi che finiscono per -cere, -gere, -scere, assumono il suono duro davanti alle desinenze che iniziano per a e per o e mantengono invece il suono dolce davanti alle desinenze che iniziano per e e per i: Io vinco, tu vinci, egli vince ecc..
  • Molti verbi hanno nel passato remoto doppia forma nella prima e nella terza persona singolare e nella terza persona plurale: io temetti o temei, egli temette o temé, essi temettero o temerono.


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Particolarità dei verbi della 3° coniugazione

Molti verbi della 3° coniugazione di discostano dalla coniugazione del verbo servire e inseriscono il suffisso -isc tra la radice e la desinenza nella prima, seconda e terza persona singolar e nella terza persona plurale del presente indicativo, congiuntivo e imperativo (seconda persona singolare).
verbi irregolari
Si comportano come finire i verbi agire, ammonire, capire, costruire, ferire, guarire, impedire, percepire, preferire, punire, rapire, scolpire. Altri verbi ammettono entrambe le forme: applaudiscoapplaudo; inghiottitoinghiotto.
I verbi che finiscono per -cire, -gire, -scire hanno suono duro davanti alle desinenze che iniziano per a oppure per o: io fuggo, tu fuggi, egli fugge, che egli fugge, che essi fuggano. Solo il verbo cucire mantiene sempre suono dolce e aggiunge quindi una o davanti ad a, o: io cucio, che egli cucia, che noi cuciamo.

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Le coniugazioni irregolari: quali sono?

Gran parte dei verbi della nostra lingua si coniuga secondo il modello dei verbi regolari della 1°, 2°, 3° coniugazione che abbiamo riportato in precedenza. Ma in italiano ci sono anche molti verbi irregolari.
I verbi irregolari sono quelli che si discostano nella coniugazione dalla forma modello, come abbiamo detto, o perché si modificano in parte la radice, o perché adottano desinenze diverse da quelle solite. Ad esempio verbi irregolari sono fare, coniugazione che ad esempio si coniuga con io faccio, tu fai, egli fa. O ancora il verbo andare, coniugazione che ad esempio si coniuga con: io vado, tu vai, noi andiamo, loro vanno. Un altro verbo irregolare è potere, coniugazione irregolare che presenta a seconda dei modi, tempi o persone tre diverse radici: poss-, puo-, pot-, potendo.
Ecco una tabella dei verbi che può esserti utile.
verbi irregolari esempi
Ovviamente non è possibile ricordare a memoria tutti i verbi irregolari della lingua italiana, e le rispettive caratteristiche. Il modo migliore per impararne l’uso è fare pratica e consulta nel dubbio il dizionario, dove sono riportate tutte le forme dei principali verbi irregolari.
Ricorda: il maggior numero di verbi irregolari appartiene alla seconda coniugazione. In particolare fanno parte della seconda coniugazione tutti i verbi il cui infinito presente termina in –arre, -orre, -urre, come trarre, comporre, condurre. Questo avviene perché si tratta di una desinenza derivata dalle originarie forme latine, come trahere, componere, conducere, che nel corso dei secoli, hanno subito delle modificazioni particolari.

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