Anafora: definizione della figura retorica
L’anafora rientra nelle figure retoriche sintattiche, o di parola ed è nota come figura retorica della ripetizione. Il significato di anafora deriva dal greco ἀναφορά, “ripresa”, formata dalle parole aná, “indietro” o “di nuovo”, e phéro, “io porto”. L’anafora consiste quindi nella ripetizione di parola ad inizio verso. Diversa dall’anafora è l’epifora che invece consiste nella ripetizione della parola a fine verso.
Anafore: utilizzo e differenze con l’allitterazione
Tra le figure di ripetizione l’anafora viene utilizzata in poesia per mettere in rilievo un concetto, soprattutto nelle poesie e nelle filastrocche, ma anche nei discorsi politici. Gli elementi di ripetizione non devono essere per forza uguali. Molto spesso la figura retorica delll’anafora viene confusa con l’allitterazione, anche se la differenza è sostanziale. Mentre l’anafora infatti consiste nella ripetizione della parola ad inizio verso, l’allitterazione consiste nel ripetersi dello stesso suono o di parti di una parola.
Oltre all’ambito poetico, la parola anafora viene spesso utilizzata anche in ambito religioso, per indicare il pane che veniva offerto durante l’eucarestia, o per indicare la preghiera eucaristica.
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Esempi di anafora dalla letteratura
Per comprendere al meglio l’utilizzo dell’anafora ecco esempi utili tratti dalla letteratura.
- «Per me si va nella città dolente,
per me si va nell’eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente»
Dante Alighieri, Inferno – Canto III, vv 1-3. - «piove sulle tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti
piove su i mirti
divini.»
Gabriele D’Annunzio, “La pioggia nel pineto” - «S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo.»
Cecco Angiolieri, S’i fosse foco, arderei ‘l mondo - «Sei nella terra fredda,
sei nella terra nera
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.»
(Giosuè Carducci, Pianto antico, vv.13-16) - «Filastrocca impertinente,
chi sta zitto non dice niente;
chi sta fermo non cammina;
chi va lontano non s’avvicina;
chi si siede non sta ritto;
chi va storto non va dritto;
e chi non parte, in verità,
in nessun posto arriverà»
(Gianni Rodari, Filastrocca impertinente)
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