L’Umanesimo in letteratura: riassunto dei concetti
Dopo Petrarca e Boccaccio, la letteratura in volgare attraversa un lungo periodo di silenzio. Gli scrittori si entusiasmano per la cultura greco-romana, si dedicano alla riscoperta e rivalutazione dei testi classici e scrivono quasi esclusivamente in latino. Questo movimento culturale, che interessò il periodo tra la fine del XIV secolo gran parte il XV secolo è chiamato Umanesimo. In questo periodo gli studiosi riscoprono il greco, che per molti secoli era stato dimenticato, e vengono ritrovate e pubblicate alcune opere importanti di autori latini.
Nasce una nuova disciplina la filologia. I testi antichi sono stesso rovinati, incompleti e dubbi. Bisogna confrontare diverse versioni, ragionare sugli eventuali errori di trascrizione, studiare il linguaggio proprio di ciascun periodo e di ciascun autore per ricostruire il testo originale e per interpretarlo correttamente.
Il mondo secondo gli umanisti
I testi antichi vengono riletti con uno spirito nuovo: il Medioevo appare agli uomini del Quattrocento un’epoca tutta tesa a svalutare la vita terrena, a vantaggio di quella ultraterrena, a badare all’anima più che al corpo. Al contrario si inizia a rivalutare la dimensione terrena dell’esistenza. L’essere umano, per gli umanisti, non è quindi più considerato debole di fonte alle grandi forze che si contendono la sua anima cioè Dio e il diavolo, ma si sottolinea la dignità dell’uomo, la sua capacità di essere nello stesso tempo legato alla terra, al corpo, e dotato di un’anima, di una facoltà spirituale. Se il Medioevo cristiano aveva privilegiato virtù come l’umiltà, la pazienza e la sottomissione, l’Umanesimo valorizzava la capacità di raggiungere i propri obiettivi, l’abilità pratica di chi afferma vittoriosamente nella vita con spirito libero e critico, pronto a mettere in discussione teorie secolari.
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Il Rinascimento: una rinascita per l’uomo
Nel corso del Quattrocento e del primo Cinquecento, a Firenze, si assiste a un profondo rinnovamento delle arti grazie all’opera di grandi personalità come Masaccio, Donatello, Brunelleschi, Raffaello e Michelangelo. Gli artisti iniziano a studiare la natura e le sue forme, il corpo umano, il paesaggio, e a riprodurli secondo criteri scientifici, le cosiddette “leggi della prospettiva”. Questa nuova attenzione alla realtà materiale concreta si fonde con i valori della bellezza e dell’armonia, di tradizione classica e umanista, caratterizzando il periodo del Rinascimento. Durante il Rinascimento l’arte e la scienza sono infatti strettamente legate, come dimostrano sia gli studi sulla prospettiva di Brunelleschi, sia l’opera di Leonardo da Vinci, che nello stesso tempo è il più geniale pittore della sua epoca e il più grande scienziato e inventori. I pittori preparano le loro opere studiando la matematica, la fisica, la biologia; Leonardo è infatti tra i primi a studiare l’interno del corpo umano, per rappresentare l’esterno con la consapevolezza di come funziona.
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Il secolo del Rinascimento: la nascita del volgare letterario
Nella seconda metà del ‘400 anche la poesia e la narrativa in volgare riprendono importanza. Gli autori del Rinascimento lavorano non alla ricerca di un linguaggio elegante e raffinato, plasmato sull’esempio classico. I modelli non sono più solo gli scrittori dell’antichità ma anche quelli della grande tradizione volgare: gli stilnovisti, Dante e soprattutto Petrarca e Boccaccio. Pietro Bembo, uno studioso rinascimentale suggerisce infatti ai letterati l’idea di imitare la lingua del Canzoniere per la poesia e quella del Decameron per la prosa, mentre, anche a causa dell’influenza delle sue idee, nel 500 si sviluppa il fenomeno del petrarchismo, per cui generazioni di poeti adottano nelle loro liriche lo stile e i temi del Canzoniere. La letteratura del Rinascimento si rivolge a un pubblico raffinato delle corti signorili e questo infatti è l’ambiente privilegiato in cui operano artisti e poeti: Firenze, Ferrara, Milano, Roma, Napoli, Perugia, Mantova, Venezia e Urbino, grazie al fenomeno del mecenatismo, diventano importanti centri di cultura e danno vita alla fioritura di Rinascimento.
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Nasce una nuova sensibilità durante il Rinascimento italiano
Nella seconda metà del ‘500 la cultura dell’Umanesimo e del Rinascimento, che aveva esaltato la dimensione terrena dell’esistenza e aveva recuperato i valori degli antichi scrittori pagani, lascia però il posto a una nuova sensibilità religiosa. La Chiesa cattolica, come le chiese protestanti, si organizza per controllare la cultura, l’arte e la filosofia. Lo fa tramite la censura, cioè vietando la lettura di alcuni autori e alcune opere, ma lo fa anche tramite l’insegnamento del catechismo. La cultura di quest’epoca è segnata dalla profonda inquietudine, legata anche alle situazioni di crisi che l’Italia attraversa sotto il dominio spagnolo: si sviluppò quindi una visione più drammatica della vita, e gli scrittori tendono a usare un linguaggio più contorto e difficile, ricco di metafore, proprio per esprimere questa visione della realtà.
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