Storia

L’Umanesimo: definizioni e caratteristiche di un periodo di rinascita

Umanesimo e Rinascimento sono due periodi storici strettamente legati, simbolo della rinascita dell’uomo. Con l’Umanesimo in particolare l’uomo viene posto al centro del mondo, come artefice del proprio destino tramite le sue capacità. Di seguito abbiamo raccolto tantissime informazioni utili per aiutarti a capire che cos’è l’Umanesimo, quando e dove si diffonde e quali sono le invenzioni legate a questo importante periodo storico che nasce in Italia. Un ottimo spunto che potrà esserti utile se ad esempio stai scrivendo un saggio breve sull’Umanesimo o un tema sull’argomento.

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L’Umanesimo: la riscoperta del mondo classico

La definizione di Umanesimo è: una periodizzazione storica coniata dagli storici nella metà del XIX secolo caratterizzata dalla ripresa degli studi classici e dall’idea che l’uomo abbia un ruolo centrale nel mondo. Più precisamente l’Umanesimo in storia è il periodo compreso tra la seconda metà del XIV secolo e la fine del XV secolo. La cultura umanistica deriva dal termine latino studia humanitatis, o humanae litterae, gli studi letterari che contribuivano alla formazione culturale e al miglioramento morale dell’uomo.
Durante l’Umanesimo gli intellettuali riscoprirono le opere degli autori latini e greci che, essendo prodotte prima del cristianesimo, non avevano influenze legate alla vita religiosa, da cui l’umanista voleva allontanarsi.

Una nuova visione del mondo: l’uomo al centro dell’universo

Per gran parte del Medioevo la Chiesa aveva avuto il primato nell’istruzione e nella cultura. La maggior parte degli intellettuali apparteneva al ceto ecclesiastico e i loro studi si concentravano sulle Sacre Scritture e le opere cristiane. A partire dal XII-XII secolo però, complici lo sviluppo delle città la nascita dei Comuni e la ripresa dei commerci, la cultura aveva iniziato a svilupparsi anche tra i ceti emergenti laici, come banchieri e mercanti. Si sviluppò una cultura meno legata alla religione e più vicina alla vita quotidiana, alle attività civili e politiche.
Inoltre, a differenza della visone teocentrica del Medioevo che poneva Dio al centro del mondo, con l’Umanesimo e successivamente con il Rinascimento si avrà una visione antropocentrica del mondo, nella quale l’essere umano e tutto ciò che a lui era legato, doveva essere al centro di ogni tipo di studio.
Crebbe così il desiderio di conoscenza e fiducia nelle capacità dell’uomo, tramite cui poteva realizzare se stesso.
Inoltre il destino dell’individuo non dipendeva più da Dio, ma era l’uomo stesso a costruirsi il proprio destino, grazie alle proprie capacità e il proprio ingegno.

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l’Umanesimo: cosa ricordare: Si diffonde prima in Italia e poi in tutta Europa tra la seconda metà del XIV secolo e la fine del XV secolo;

Gli umanisti si occupano di studiare i grandi classici con l’obiettivo di recuperare le
opere del passato per comprenderne al meglio il significato.

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I centri di diffusione e la nascita di una nuova figura dell’intellettuale: l’umanista

L’Umanesimo, conosciuto anche come primo Rinascimento, nacque in Italia, in particolare nelle università di Padova e Bologna, e nelle corti dei principi come Ferrara, Firenze, Mantova e Milano. Tra tutti il primo a portare avanti il movimento umanista fu Francesco Petrarca, il quale tramite le Epistole di Cicerone si avvicinò ai grandi classici con l’intento di riscoprire le virtù degli antichi.
Dopo aver capito che cos’è l’Umanesimo e quando e dove si sviluppa, concentriamoci sulla nuova figura dell’intellettuale di quel tempo, l’umanista. Gli umanisti si occupavano di studiare i grandi classici, i testi greci e latini, arabi ed ebraici. L’obiettivo degli umanisti era quello di recuperare le opere del passato, nella versione originale, per comprenderne al meglio il significato.

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l’Umanesimo: cosa ricordare: L’uomo e non più Dio era posto al centro del mondo. Con le sue capacità l’uomo era artefice del proprio destino;
Ci fu la fioritura delle arti figurative, l’invenzione della prospettiva e, nel 1455, l’invenzione della stampa ad opera di Gutenberg.

Nella cultura umanista o umanistica non era più accettabile infatti l’interpretazione in chiave cristiana dei testi, così come accadeva nel mondo medievale. I nuovi intellettuali iniziarono a cercare gli scritti antichi siti nelle biblioteche e nei monasteri, per portare avanti una ricostruzione filologica e una nuova interpretazione delle opere.
Il lavoro degli umanisti permise così di riportare alla luce diverse opere letterarie dell’antichità, fondamentali per lo sviluppo della cultura dei secoli successivi.
L’Umanesimo come definizione coinvolse altre discipline come la filosofia, la tecnica, l’arte e la scienza.

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La storia reinterpretata dagli umanisti

Tra le caratteristiche dell’Umanesimo c’era quella di porre l’uomo come fautore del proprio destino. Ma perché si sentiva questa necessità? Prima dell’Umanesimo gli eventi storici erano associati direttamente alla volontà di Dio. Gli umanisti invece iniziarono a considerare la storia come il susseguirsi di azioni compiute dall’uomo e distinsero le epoche storiche nelle quali collocare i diversi avvenimenti accaduti nel corso del tempo.
In questo periodo gli umanisti si resero conto della distanza tra loro e gli uomini vissuti nei secoli precedenti, sentendosi invece più vicini a quelli dell’antichità.
Con gli umanisti la definizione di uomo è posta al centro dell’attenzione e viene coniato il termine Medioevo per indicare l’età di mezzo posta tra l’antichità classica e il presente.
Durante l’Umanesimo si disprezzava il Medioevo poiché in quel periodo gli studiosi non avevano diffuso gli ideali della cultura classica ma avevano sostituita ad essa una visione religiosa del mondo.

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L’importanza dell’Umanesimo nelle arti figurative

Con l’Umanesimo ci fu la fioritura delle arti di architettura, pittura e scultura. Gli artisti riprendevano i modelli dell’arte classica per poi applicarli alla realtà. Tramite l’osservazione dello spazio e della natura inoltre si elaborò la tecnica della prospettiva, messa a punto dal pittore Piero della Francesca e dall’architetto Brunelleschi. Grazie a questa nuova tecnica geometrica, basata su regole geometriche per rappresentare su una superficie piana oggetti tridimensionali, fu dato un nuovo aspetto alle più importanti città italiane, costruendo palazzi e chiese con proporzioni armoniose.

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I cambiamenti socio-economici e culturali: l’invenzione della stampa

Nel Quattrocento i testi non venivano più ricopiati a mano all’interno dei monasteri dagli amanuensi, ma si diffusero in tutta Europa e botteghe specializzate, dove un maestro dettava i testi ai copisti. Questo metodo però implicava tempi molto lunghi per completare un’opera.
A partire dal XV secolo un’invenzione modificò il modo di diffondere i testi. Tra il 1454 e il 1455 Johann Gutenberg, un orafo di Magonza (l’odierna Germania centro-occidentale) realizzò la prima copia della Bibbia con caratteri mobili in metallo. Grazie alla stampa fu possibile produrre copie illimitate dallo stesso libro. In questo modo non solo si riducevano i tempi di lavorazione, ma calavano anche i costi di produzione. I libri iniziarono a costare di meno e potevano essere letti e acquistati da un ampio pubblico.

La stampa quindi permise la diffusione delle idee e degli studi degli umanisti che iniziarono a circolare, tramite i loro libri, molto più velocemente.
Con il tempo poi nelle città europee si diffusero le stamperie, laboratori nei quali stampare testi. Tra le più importanti ci fu quella fondata da Aldo Manunzio a Venezia, che divenne il centro principale per la realizzazione delle opere di celebri intellettuali del tempo. Successivamente poi le stamperie divennero le prime case editrici con scrittori e illustratori che lavoravano con l’editore, il proprietario della stamperia, che investiva i suoi guadagni nell’acquisto della carta e dei macchinari, nella promozione delle opere che realizzava e nel mantenimento di letterati senza fissa dimora.

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