Guerre puniche: Roma contro Cartagine
Dopo la guerra contro Taranto Roma era riuscita a conquistare l’Italia meridionale, prendendo il dominio di tutta la penisola italica. Da quel momento in poi iniziò a prendere di mira la conquista del Mar Mediterraneo controllato però da un’altra forte potenza commerciale, Cartagine.
Ex colonia fenicia, Cartagine era riuscita, grazie soprattutto all’ottima posizione geografica, a porsi come punto di riferimento per il commercio nel Mediterraneo, soprattutto con la Magna Grecia nel sud Italia, creando grandi colonie in Sardegna, Sicilia e nord Africa.
I Cartaginesi erano abili marinai e commercianti, ma non avevano un esercito proprio. Durante i periodi di guerra infatti pagavano soldati mercenari di altri paesi per combattere le loro battaglie. Fino al 266 a.C. i rapporti tra Roma e Cartagine erano ottimi, comportandosi come alleati, dato che Roma era forte sulla terra, Cartagine in mare. Quando però Roma inizia a voler estendere i proprio domini in Sicilia, zona ricca di colonie Cartaginesi iniziano gli scontri, che dureranno circa cento anni, passati alla storia come guerre puniche. Perché si chiamano così?
Perché i Romani chiamavano punici gli abitanti di Cartagine.
Prima guerra punica: cronologia dei fatti
La prima guerra punica si svolse dal 264 a.C. al 241 a.C. e venne combattuta principalmente via mare, zona dove i Cartaginesi erano più forti. Per sopperire a questa mancanza il Console Caio Duilio fece costruire 120 navi da guerra con remi che avevano caratteristiche innovative per i tempi. Le navi infatti vennero dotate di:
- un rostro, uno sperone di metallo posto sulla prua che veniva utilizzato per speronare le navi nemiche in modo da creare squarci per affondare la nave;
- un corvo, un ponte mobile che all’occorrenza veniva agganciato alla nave dei nemici, per permettere ai romani di assalire con facilità la nave avversaria e combattere corpo a corpo (tipologia di lotta dove i Romani erano più forti).
La 1 guerra punica scoppiò a causa di una banda di mercenari, i Mamertini che dopo aver occupato la Sicilia, poco contenti dell’aiuto offerto da Cartagine nella lotta contro il tiranno Gerone, decisero di allearsi con Roma. Questo gesto fu visto come un affronto dai Cartaginesi, che decisero di attaccare Roma.
Inizialmente nel 260 a.C. nel primo scontro i Cartaginesi riuscirono a sconfiggere i Romani guidati dal console Attilio Regolo. Successivamente nel 241 a.C. i Cartaginesi vengono sconfitti dal console romano Quinto Lutazio Catulo che riesce a far diventare la Sicilia un dominio romano riuscendo a conquistare la Corsica e la Sardegna, altri due colonie cartaginesi.
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La seconda guerra punica: gli scontri tra Annibale e Scipione l’Africano
La seconda guerra punica fu combattuta dal 218 a.C. al 202 a.C. questa volta via terra. Dopo la sconfitta dell’esercito cartaginese in città si svilupparono due partiti:
- da una parte i proprietari terrieri che non volevano combattere, preoccupati di perdere i loro territori;
- dall’altra quelli propensi a una nuova guerra contro i Romani, tra i quali spiccava la famiglia Barca con Annibale.
Seguendo una precisa strategia militare nel 219 a.C. Annibale dichiarò guerra a Sagunto, città alleata con Roma, che secondo un trattato sarebbe stata costretta a scendere in battaglia in caso di attacco della città. Annibale prese come decisione quella di attaccare Roma passando dalla parte che loro meno si aspettavano e cioè via terra, passando per i Pirenei e le Alpi. A capo di un esercito formato da elefanti, Annibale dalle Alpi andò dritto in sud Italia sconfiggendo Roma nel 218 a.C. sui fiumi Ticino e Trebbia e poi nel 217 a.C. presso il lago Trasimeno, sconfiggendo il generale Gaio Flaminio
Per garantirsi la vittoria contro Roma però Annibale decise di avvicinarsi prima alle popolazioni italiche, spingendosi verso la Puglia, dove sconfisse i Romani nella battaglia di Canne nel 216 a.C.
A seguito di questa battaglia i Galli della Valle padana si ribellarono e vennero meno gli accordi con i Sanniti, Bruzi e Lucani. Inoltre Annibale strinse alleanza con il re di Macedonia Filippo V.
Nonostante il forte potere di Cartagine però molti popoli italici rimasero fedeli a Roma e Annibale convinto ormai di avere la vittoria in pugno fece l’errore di non attaccare subito Roma, il che diede il modo a Quinto Fabio Massimo, il temporeggiatore, di riorganizzare l’esercito e conquistare Siracusa e Capua tra il 212 e il 211 a.C. Mentre Annibale poi avanzava verso Roma, Scipione nel 209 a.C. conquistò Cartagena, il centro nemico. Nel 205 a.C. Asdrubale e Megone, i due fratelli di Annibale entrarono in Italia; qui il primo fu ucciso, mentre il secondo cercò di sedare l’attacco dei Galli.
Approfittando dei disordini i Romani entrarono in Africa con Scipione nel 204 a.C. e dopo aver vinto nei Campi Magni impose una pace ai Cartaginesi, secondo la quale Annibale e il fratello si sarebbero dovuti ritirare dall’Italia e perdere le mire di conquista della Spagna. La sconfitta di Annibale e Cartagine fu definitiva nella battaglia di Zama in Africa dove il console Scipione sconfisse definitivamente i cartaginesi (dopo questa azione Scipione prese il soprannome di Scipione l’Africano).
Con questa sconfitta Cartagine perse le colonie di Africa e Spagna e caddero completamente sotto il controllo di Roma con quella che viene ricordata come pace cartaginese, pace umiliante per i vincitori. Da quel momento in poi ad esempio non era possibile per Cartagine dichiarare guerra se non con il permesso di Roma, dovettero cedere i territori di Spagna e Africa appartenuti ai Numidi e pagare indennizzi di guerra.
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La terza guerra punica:
Dopo aver vinto anche la seconda guerra punica Roma era a capo del Mediterraneo, ma nonostante ciò Cartagine era riuscita a riprendere la sua forza nei mari. Roma allora preoccupata per una possibile espansione di Cartagine decise di distruggerla per diversi motivi:
- eliminare la concorrenza
- utilizzare i territori di Cartagine per coltivare
Utilizzando così un pretesto Roma dichiarò di nuovo guerra a Cartagine portando avanti la terza guerra punica, combattuta dal 149 a.C. al 146 a.C. L’occasione si ebbe quando Cartagine, al contrario di quanto stabilito nei patti con Roma dichiarò guerra a un popolo vicino, ma cedette a tutte le richieste romane, per non entrare in guerra, tutte tranne quella di abbandonare la città. Allora da Roma fu inviata una legione guidata da Scipione l’Emiliano, il quale effettuò la distruzione di Cartagine. Da quel momento in poi dopo le tre guerre puniche anche il territorio cartaginese entrò a far parte della provincia romana d’Africa e dopo aver combattuto battaglie romane anche contro i Greci e gli Iberici, i Romani riuscirono a conquistare tutta la zona del Mediterraneo, rendendola mare nostrum (nostro mare).