Storia

I moti rivoluzionari del 1830-1831: riassunto degli avvenimenti

Nel luglio 1830 dopo le insurrezioni del popolo di Parigi, ricominciarono i moti rivoluzionari. Di seguito abbiamo raccolto tante informazioni sui moti insurrezionali del 1830 – 1831, in modo da poter creare una mappa concettuale per fissare meglio i concetti. Inoltre tanti video utili nei quali vengono spiegati i moti rivoluzionari che hanno interessato l’Italia, la Francia, la Russia, il Belgio e la Polonia.

moti rivoluzionari del 1830

La Francia insorge contro Carlo X: la Rivoluzione di luglio

Dopo i moti degli anni Venti, l’Europa fu colpita da nuove insurrezioni, tra il 1830 e il 1831. I moti rivoluzionari iniziarono in Francia, dove nel 1824 era salito al potere Carlo X, il quale aveva imposto una politica reazionaria, cioè fortemente conservatrice. Nel luglio 1830 infatti il sovrano attuò un colpo di Stato per restaurare il potere assoluto; sciolse il Parlamento, abolì la libertà di stampa e promulgò leggi a favore del ceto aristocratico.
Il popolo di Parigi di conseguenza insorse contro le decisioni del re. Scoppiò così, la Rivoluzione di luglio, passate alla storia come le tre giornate gloriose, del 27,28,29 luglio, caratterizzate da violenti scontri tra l’esercito e i parigini, che innalzarono barricate nelle strette vie della città.

Il re dovette fuggire e i membri del Parlamento scelsero come nuovo re Luigi Filippo, duca d’Orleans, un esponente della nobiltà illuminata che aveva dimostrato interesse per le idee liberali.
Il 9 agosto Luigi Filippo assunse il titolo di re dei Francesi per volontà della nazione, per sottolineare l’importanza del popolo nella nomina del sovrano. Inoltre firmò una costituzione che riconosceva al Parlamento un ampio controllo sul potere esecutivo, e quindi sull’azione del sovrano, estendendo il diritto di voto a un maggior numero di cittadini.

I moti rivoluzionari in Belgio e Polonia

In seguito al Congresso di Vienna il Belgio era stato unito all’Olanda per formare il Regno dei Paesi Bassi. Questa imposizione scatenò scontri tra gli Olandesi calvinisti e i Belgi cattolici, a causa del controllo da parte degli Olandesi dell’esercito e dell’amministrazione pubblica. Inoltre, mentre in Olanda vi era un’economia basta sull’agricoltura e il commercio, il Belgio, grazie alle miniere di carbone, aveva vissuto i grandi cambiamenti della Prima rivoluzione industriale e aveva grande importanza nello sviluppo economico del regno. Infine, la politica anticattolica e filo-olandese del re Guglielmo I di Orange-Nassau aumentò i dissapori. Nel territorio belga così si radicarono facilmente le idee liberali, il sentimento di nazione e il desiderio di indipendenza.

Così nell’agosto 1830, a Bruxelles, esplose un’insurrezione che dilagò in tutto il Paese. L’Olanda chiese aiuto al Regno Unito e alla Francia, che però sostennero le idee dei patrioti belgi. In particolare, i francesi speravano che l’indipendenza del Belgio indebolisse la vicina potenza olandese. Così, nel 1831 il Belgio ottenne l’indipendenza e sul suo trono salì Leopoldo I di Sassonia-Coburgo, un principe tedesco che sottoscrisse una costituzione molto avanzata.
Nel novembre 1830 anche i patrioti polacchi insorsero contro il governo russo, con la speranza che le potenze europee appoggiassero la loro causa, come era accaduto con i Belgi. Regno Unito, Francia però rimasero indifferenti e le truppe dello zar soffocarono nel sangue questo moto rivoluzionario.

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I moti rivoluzionari falliscono anche in Italia centrale

I successi ottenuti in Francia con la Rivoluzione a luglio e in Belgio, riaccesero le speranze dei patrioti italiani. Pertanto nel 1831 a Modena venne organizzata un’insurrezione guidata da Ciro Menotti, che ottenne l’appoggio del duce Francesco IV, il quale, in realtà, intendeva approfittare ella ribellione per allargare il proprio dominio nel resto dell’Emilia. Tuttavia, alla vigilia della rivolta, nel febbraio 1831, il duca, che temeva la reazione dell’Austria, fece arrestare i cospiratori, tra cui lo stesso Menotti. Nel frattempo l’insurrezione scoppiò a Bologna, nelle Marche e a Ferrara, sovvertendo il governo pontificio, e a Modena e Parma, dove Francesco IV e Maria Luisa d’Asburgo furono costretti alla fuga.
La risposta dell’Austria non si fece attendere: infatti inviò truppe che repressero le rivolte in tutta l’Italia centrale. I legittimi governatori tornarono nei loro Stati e Ciro Menotti fu condannato a morte.
Anche i moti rivoluzionari italiani del 1831 si conclusero in un fallimento, soprattutto a causa del mancato coordinamento tra i patrioti delle diverse città insorte e della scarsa collaborazione tra moderati e democratici.

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Nel Regno Unito si attuano nuove riforme

Il Regno Unito, che vantava un modello di monarchia costituzionale in cui il Parlamento godeva di ampi poteri, non venne travolto dai insurrezionali. Il Parlamento tuttavia era guidato dai conservatori, aristocratici e proprietari terrieri, e di conseguenza la borghesi di idee liberali, arricchita durante la Prima rivoluzione industriale, era esclusa dalla guida del Paese. Pertanto la notizia della Rivoluzione di luglio in Francia spinse il Parlamento inglese a varare, nel 1832, una riforma elettorale che estese il diritto di voto a tutti i borghesi. In seguito governi britannici furono guidati anche dal partito liberale, formato dal ceto borghese.
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In Russia e Austria restano le monarchie assolute

Nel 1825 in Russia lo zar Nicola I primo represse un’insurrezione democratica, promossa dagli ufficiali dell’esercito zarista, denominati di decabristi dal russo dekabr che significa dicembre, il mese in cui scoppiò la ribellione. Da quel momento venne attuata una politica autoritaria contro ogni tentativo di riforma liberale. Anche l’Austria rimase un modello di potenza conservatrice. Tra i tanti gruppi etnici che formavano l’Impero come asburgico come croati, polacchi, italiani e ungheresi iniziò una forte insofferenza verso il governo austriaco che presto portò a rivendicazioni autonomistiche.

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