Gli imperatori adottivi: cosa accade alla morte di Diocleziano?
Dopo l’assassinio di Diocleziano, nel 96 d.C. inizia la fase degli imperatori adottivi, caratterizzata dalla successione al trono non per via familiare, ma tramite l’adozione di un successore da parte dell’imperatore in carica.
Spesso gli imperatori Marco Aurelio, Antonino Pio e Commodo vengono fatti ricondurre ad una dinastia, quella degli Antonini, che però più che una dinastia in senso stretto, assegnata per parentela, era assegnata per scelta del predecessore dal quale venivano adottati perché privi di figli maschi.
In precedenza gli imperatori infatti furono designati dal principe in carica, scelti tra i familiari o tra i membri dell’esercito o dal senato.

Chi sono gli imperatori adottivi? Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo. Periodo caratterizzato dalla successione al trono non per via familiare, ma tramite l’adozione.
Stabilendo il principio dell’adozione il principe in carica adottava un successore, approvato dal Senato, scelto per meriti e qualità. Veniva proposto quindi un optimus princeps, il principe migliore possibile, per guidare al meglio lo stato, pronto a difendere il suo popolo, devoto agli dei ma che non aspirasse a diventare un come dio.
Gli imperatori adottivi diedero all’impero momenti di forte splendore, in collaborazione con il Senato e le forze politiche di Roma.
Ovviamente gli imperatori tra di loro erano legati comunque da una parentela, anche se lontana:
- Traiano e Adriano erano zio e nipote;
- Antonino Pio aveva una parentela con Adriano;
- Marco Aurelio era nipote di Antonio;
- Lucio Vero era genero di Marco Aurelio, avendone sposata la figlia Annia Aurelia;
- Commodo era figlio di Marco Aurelio.
Nerva, da aristocratico a imperatore
Dopo aver ucciso Diocleziano, i congiurati decisero di nominare come successore Marco Coccio Nerva, un senatore da loro considerato affidabile. Nerva fu l’ultimo imperatore ad essere di nascita e famiglia italico e restò in carica dal 96 al 98 d.C.
Una volta al potere Nerva stabilì di:
- abolire il fiscus iudaicus, la tassa pagata dagli ebrei durante l’impero romano;
- fermare le persecuzioni contro i cristiani perpetrate da Diocleziano;
- abolire i processi portati avanti per crimini contro il re;
- reintegrare il senato nelle sue cariche;
- abolire la vicesima hereditatum, l’imposta del 5% del patrimonio ereditario.
Ma soprattutto introdusse per primo il principio del principato adottivo, adottando come successore Marco Ulpio Traiano che portò l’impero al massimo splendore.
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Chi era Traiano, il primo imperatore adottivo?
Il predecessore di Traiano, Nerva prima di morire adottò un militare, Traiano che governò Roma dal 98 al 117 d.C. L’ impero romano con Traiano raggiunse la massima espansione, portando avanti campagne contro i Daci e i Parti, creando cinque nuove province, una in Occidente, in Dacia e quattro in Oriente, Armenia, Arabia, Mesopotamia e Assiria.

Cosa ricordare di Traiano?
Successore di Nerva, traiano viene ricordato per aver fatto costruire il porto di traiano e il foro imperiale a roma. Inoltre fece erigere la colonna celebrativa a suo nome dove furono poste le sue ceneri. Si occupò molto del suo popolo, avendo cura di incentivare l’economia interna.
Traiano, imperatore lungimirante si dedicò a far costruire opere pubbliche come il porto di Traiano a Ostia, il Foro imperiale a Roma e ancora la basilica Ulpia e la colonna celebrativa a suo nome. Inoltre fuori dalle mura della città fece costruire la via Traiana, alternativa alla via Appia che collegava Benevento a Brindisi. Si occupò molto del suo popolo, avendo cura di incentivare l’economia interna, favorendo ai piccoli proprietari italici, gli alimenta, prestiti a basso interesse.
I soldi presi dallo Stato venivano poi utilizzati per creare luoghi di assistenza per i bambini orfani o poveri. La sua figura fu talmente tanto apprezzata dai posteri, che era di buon augurio per il nuovo imperatore augurare che fosse più fortunato di Augusto e migliore di Traiano (Felicior Augusto, melior Traiano!). Inoltre secondo la leggenda alla sua morte papa Gregorio Magno riuscì a far resuscitare l’imperatore Traiano giusto in tempo di dargli il battesimo, per rendergli merito per la sua bontà d’animo.
Alla sua morte Traiano venne cremato e le ceneri poste nella colonna traiana. Purtroppo durante il sacco di Roma del 410 d.C. l’urna venne trafugata e mai più ritrovata.
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Adriano imperatore al potere dal 117 al 138 d.C.
A Traiano, imperatore romano morto per un probabile infarto, succedette Adriano, proveniente anche lui dall’aristocrazia spagnola e che Traiano aveva fatto sposare con sua nipote Vibia Sabina.
L’imperatore Adriano viaggiò molto in tutto l’impero romano, sia per piacere che per doveri militari e politici, specie ad Atene, culla della cultura greca da lui tanto apprezzata.
Adriano come imperatore romano si occupò soprattutto di portare avanti una politica estera difensiva avendo cura di rendere stanziali i reparti dell’esercito, in modo da non far spostare i soldi da una parte all’atra del limes.
Con Adriano, imperatore di Roma, ci fu un periodo di pace e di abbandono delle operazioni militari. Egli preferì non proseguire con le conquiste in Mesopotamia portate avanti da Traiano considerandole uno sforzo immane e non giustificato. Adriano rese più sicure le frontiere, creando fortificazioni permanenti come il Vallo di Adriano in Gran Bretagna e potenziò in confini con Germania e Rezia.

Cosa ricordare di Adriano?
successore di traiano, viaggiò molto in tutto l’impero romano, portando avanti una politica difensiva. si adoperò per dare una nuova impronta artistica agli edifici costruiti. Uno degli esempi più belli è Villa Adriana a Tivoli
Adriano come imperatore romano non si occupò solo della politica ma essendo anche un amante di ogni forma d’arte si adoperò per dare una nuova impronta artistica agli edifici costruiti. Uno degli esempi più belli è Villa Adriana a Tivoli, dimora immensa arricchita di decorazioni architettoniche e paesaggi riprodotti in scala come il Canopo in Egitto.
Si occupò inoltre di restaurare e migliorare il Pantheon e di arricchire Roma di templi come quello di Venere.
Nonostante l’imperatore Adriano si fosse occupato anche della politica interna, facendo redigere leggi comuni per tutti e stabilendo compensi alti per i lavoratori pubblici, non riuscì ad ottenere mai il consenso della plebe, che lo considerava troppo raffinato, mentre al senato non piaceva la sua modernità, che aveva portato ad accentrare il potere attorno al principato. Prima di morire di edema polmonare Adriano adottò il suo successore Tito Aurelio Antonino.
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Antonino Pio e la dinastia degli Antonini
La linea degli imperatori adottivi prosegue con Tito Aurelio Antonino, l’imperatore romano a cui successe Adriano, passato alla storia come Antonino Pio, per il suo carattere buono e servizievole verso i sudditi. Antonio Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero e Commodo formano la dinastia degli Antonini, anche se in realtà il cognomen Antoninus appartiene solo ad Antonino Pio.
Nel 136 Adriano rischiò di morire e per essere sicuro di lasciare il suo impero ad un principe scelto da lui, indicò come suo successore Lucio Ceionio Commodo (noto come Lucio Elio Vero), il quale però morì prematuramente di emorragia. Adriano quindi si vide costretto a scegliere un altro successore, Aurelio Antonino, a patto che però lui avesse adottato Marco Aurelio, nipote di Antonino, e Lucio Commodo, figlio di Lucio Elio Vero.
Antonino Pio come imperatore sospese le condanne a morte sugli uomini accusati durante gli ultimi giorni di governo di Adriano e cercò di rispettare i voleri del Senato, andando però contro scegliendo di divinizzare il suo predecessore.
L’imperatore Antonino Pio fu un ottimo amministratore delle finanze e portò avanti l’opera di Adriano nell’edilizia, costruendo ponti e strade. Attuò la distinzione tra classi superiori, gli honestiores e gli humiliores, sottoponendo i ceti più umili a pene che un tempo erano destinate agli schiavi, e stabilì regole attuate ancora oggi nel diritto, come quella che stabilisce che un accusato non è colpevole fino alla sentenza.

Cosa ricordare di Antonino Pio? Viene chiamato “pio” per il suo carattere buono . Fu un ottimo amministratore delle finanze e portò avanti l’opera di Adriano nell’edilizia, costruendo ponti e strade.Alla sua morte fu seppellito nel Mausoleo di Adriano.
Nel 160, data l’età di Antonino Pio Marco Aurelio e Lucio Vero vengono desinati come consoli. Nel 162 poco prima di morire poi Adriano convocò il consiglio imperiale e passò i poteri a Marco Aurelio.
Alla sua morte Antonino Pio fu seppellito nel Mausoleo di Adriano, mentre i suoi successori gli dedicarono una colonna in Campo Marzio a Roma, oggi conservata nei Musei Vaticani.
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Marco Aurelio: l’imperatore che governò con Lucio Vero
L’imperatore Marco Aurelio fu al potere dal 161 al 180. Dopo essere diventato princeps Marco Aurelio fu riluttante nell’accettare la carica di imperator e Pontifez, ma alla fine accettò per rispettare i piani di successione. Ma prima di entrare al potere, volle dare gli stessi onori a Lucio Vero, nonostante il parere contrario del senato. Durante quel periodo Roma quindi si ritrova con due imperatori, Marco Aurelio Antonino e Lucio Vero, entrambi Augustus con gli stessi poteri. In realtà però Marco Aurelio ebbe sempre un ruolo di maggiore autorità. Fu console più volte di Lucio Vero e a differenza di quest’ultimo, divenne Pontifex Maximus.
Questo genere di governo ambivalente si ripeté solo al tempo di Caracalla e il fratello Geta o con i regni di Pupieno e Balbino, e Gallieno e Valeriano.

Cosa ricordare di Marco Aurelio ?
Fu al potere dal 161 al 180 insieme al fratellastro Lucio Vero. Durante il suo regno ci furono molti conflitti bellici, come le guerre partiche, carestie e pestilenze. si pose come princeps senatus, cioè “primo tra i senatori”.
Marco Aurelio fu imperatore romano dal 161 al 180, anno della sua morte avvenuta per malattia, governando non solo con il fratello e genero Antonino Pio, ma dal 177 anche con suo figlio Commodo.
Durante il suo regno ci furono molti conflitti bellici, come le guerre partiche, carestie e pestilenze. Lucio Vero fu protagonista proprio dello scontro con i Parti in Mesopotamia e morì di ictus o peste nel 169 d.C.
Marco Aurelio e Lucio Vero stabilirono un periodo di tolleranza durante i quali si aveva la piena libertà di parola.
Inoltre Marco Aurelio si occupò di rivoluzionare il senato, sostituendo i componenti:
- Sesto Cecilio Crescenzio Volusiano fu sostituito da Tito Vario Clemente, un soldato della guerra in Mauretiana che era perfetto per affrontare un emergenza militare;
- Lucio Volusio Meciano, un insegnante di Marco Aurelio, fu nominato prima governatore della prefettura d’Egitto e poi console;
- Gaio Aufidio Vittorino fu nominato governatore della Germania superiore.
Dal punto di vista della politica interna Marco Aurelio si pose come princeps senatus, cioè “primo tra i senatori”, mostrandosi attento e interessato ad ogni decisione riguardo gli affari dello Stato, concedendo cariche ai meritevoli, senza distinzione di ceto, anche se non riuscì a perseguire i suoi ideali di eguaglianza e libertà, poiché si trovò a scontrarsi con una classe che si arrogava privilegi e diritti.
Marco Aurelio come imperatore trascorse gran parte del suo tempo ad occuparsi del diritto, occupandosi della tutela degli schiavi, della scelta dei consiglieri, alla tutela dei minori. Inoltre emanò leggi a favore della classe servile, e dando valore al diritto d’asilo per gli schiavi fuggitivi.
Nel 180 Marco Aurelio si ammalò gravemente di peste, morendo nello stesso anno. Prima di morire, secondo gli storiografi, chiamò Commodo, per chiedergli di terminare la guerra iniziata, per non sentirsi un traditore della Res publica.
Uno dei ritratti migliori che abbiamo ancora oggi dell’imperatore Marco Aurelio è la statua equestre che si trova nel Museo del Palazzo dei Conservatori, a Roma, mentre al centro della Piazza del Campidoglio vi è una fedele riproduzione fatta con il laser.
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Commodo: l’imperatore che ripristinò il principio dinastico
L’imperatore Commodo pose fine alla dinastia degli imperatori adottivi salendo al potere da figlio legittimo di Marco Aurelio. Dopo la morte del padre, Commodo proseguì la guerra contro i germano-sarmantici fino all’autunno, periodo in cui tornò a Roma.
Commodo da imperatore si pose come un dispotico, il che portò al malcontento delle province e degli aristocratici. La storia poi ci riporta un Commodo gladiatore, amante delle lotte con le bestie o tra gladiatori, al punto tale di scendere spesso nell’arena da gladiatore, scelta poco decorosa dato che i gladiatori venivano visti come esponenti dei ranghi bassi della società.
Nonostante l’atteggiamento poco consono da imperatore Commodo seppe garantirsi la fedeltà dell’esercito e del popolo con elargizioni che gli permisero di mantenersi sicuro per dodici anni.

Cosa ricordare di Commodo?
Pose fine alla dinastia degli imperatori adottivi. si pose come un dispotico, suscitando malcontento nelle province e negli aristocratici. La storia poi ci riporta un Commodo gladiatore, amante delle lotte con le bestie o gladiatori, al punto tale di scendere nell’arena da gladiatore.
Nel 190 approfittando di un incendio che distrusse Roma, Commodo ne approfittò per rifondarla dando il nome di Colonia Commodiana, modificando il nome del Senato in Fortuna Commodiana e l’esercito in Esercito commodiano.
L’imperatore Commodo morì in una congiura nel 192, per mano del suo l’ex gladiatore Narcisso, che portò alle guerre civili.
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