Storia

La rivoluzione industriale: gli effetti negativi delle rivoluzioni e il luddismo

La rivoluzione industriale ha migliorato il modo di vivere dell’uomo, apportando innovazioni importanti e fornendo nuovi posti di lavoro. Ma la prima e seconda rivoluzione industriale è stato anche un periodo buio per l’uomo, impreparato a vivere la nuova condizione di operario. Vediamo gli avvenimenti che si susseguirono dopo la rivoluzione industriale, come le rivolte dei luddisti.

La rivoluzione industriale

Si afferma la produzione industriale: le due rivoluzioni

A metà del XVIII secolo in Gran Bretagna, la crescente domanda di beni rese necessario introdurre apparecchiature meccaniche che producessero più velocemente e in gran quantità con innovazioni che riguardarono soprattutto il settore tessile. Iniziò così un processo di innovazione che passerà alla storia come prima rivoluzione industriale. L’invenzione simbolo fu la macchina a vapore ideata da Watt nel 1769 mentre venne utilizzato come nuovo combustibile il coke, il carbone fossile purificato. Successivamente lo spirito d’innovazione di spostò dall’Inghilterra, alla Germania e in tutta Europa, fino ad arrivare agli Stati Uniti e al Giappone, dando inizio alla seconda rivoluzione industriale, periodo in cui nascono i primi trasporti, vengono fatti importanti progressi nel campo della medicina e viene utilizzata l’elettricità.

Con l’introduzione di innovativi macchinari nel settore tessile e siderurgico, la produzione industriale fu spostata in grandi stabilimenti, le fabbriche, dove lavoravano gli operai addetti alle macchine. Da quel momento nacque il proletariato industriale, una classe sociale che percepiva un salario per il lavoro svolto in fabbrica.
Il processo produttivo era diviso in tante semplici operazioni svolte in modo ripetitivo, secondo il sistema del taylorismo nato durante la seconda rivoluzione industriale. In questo modo la produzione si velocizzava e non richiedeva specializzazioni da parte del lavoratore, che poteva essere nel caso facilmente sostituito.

Con la rivoluzione industriale nasce una nuova classe di opera

Per tutti gli operai i ritmi di lavoro erano massacranti e i turni potevano durare fino a 14 ore al giorno. A causa della stanchezza quindi molto spesso avvenivano incidenti sul lavoro e i lavoratori restavano invalidi o venivano licenziati.
Gli imprenditori inoltre pagavano salari molto bassi, giustificati dal fatto che vi era una forte disponibilità di manodopera.
Infatti oltre ai tanti contadini che lasciavano le campagne per recarsi nelle città, ora che il loro lavoro era stato sostituito dalle macchine agricole, c’erano anche gli artigiani che erano stati costretti a chiudere le botteghe a causa dell’avvento di più economici prodotti industriali.
In particolare poi nell’industria tessile lavoravano donne e bambini che erano più indicati a svolgere lavori di precisione e soprattutto percepivano salari inferiori.

Leggi anche: Il Concilio di Trento: storia della risposta della Chiesa alla Riforma

Il lato negativo della rivoluzione industriale

Altro aspetto negativo dovuto all’avvento delle industrie fu la crescente richiesta di ferro che diede grande impulso all’industria siderurgica e aumentò il numero di operai che lavoravano nelle miniere. Qui veniva estratto il carbone utilizzato per alimentare la combustione nei forni delle fabbriche dove si lavorava il ferro.
I minatori erano però sottoposti a lavori durissimi, in gallerie sotterranee dove scavavano di continuo fino ad arrivare in profondità per estrarre il minerale.
Anche in questo caso vennero impiegati donne e bambini che potevano svolgere compiti fisicamente meno gravosi come il trasporto dei carichi di carbone dai cunicoli alla superficie.
In particolare i bambini essendo piccoli e agili potevano spingere i carrelli nei passaggi più impervi.

La miniera era un luogo molto pericoloso dove spesso avvenivano crolli, espulsioni di gas o allagamenti. L’ambiente poi era malsano a causa della presenza di polveri che danneggiavano l’apparato respiratorio provocando danni polmonari.
Una piccola curiosità legata al lavoro dei minatori stava nell’utilizzare un canarino come allarme. Dato che i canarini sono sensibili al gas come il monossido di carbonio e metano che era presente nelle miniere, i minatori erano soliti portare con loro una gabbia con un canarino, dato che quando smetteva di cinguettare e moriva per le esalazioni di gas i minatori sapevano che dovevano abbandonare la zona.

Leggi anche: Il cristianesimo: la storia dall’origine e diffusione alle persecuzioni

La rivoluzione industriale trasforma la città

Durante la prima e la seconda rivoluzione industriale le fabbriche furono impiantate vicino ai giacimenti di carbone e ai corsi d’acqua e di conseguenza i villaggi ampliarono le loro dimensioni con l’arrivo del proletariato urbano.
Nello stesso tempo i centri urbani sorsero intorno alle fabbriche, si popolarono velocemente e crebbero fino a diventare grandi agglomerati disordinati.
Un esempio è la città di Manchester nel Regno Unito che diventò il polo principale per la produzione di cotone.
Gli operai non giungevano solo dalle campagne circostanti ma anche dai territori poveri vicini e si stabilivano vicino le fabbriche in periferia.
Qui si formavano quartieri di operai dove l’aria era irrespirabile, carica di polvere nera emessa dai fiumi delle ciminiere.
Gli operai con le famiglie vivevano poi in case sovraffollate, spesso in condizioni igieniche pessime. Era facile quindi contrarre malattie infettive come il colera o il vaiolo. Inoltre spesso le abitazioni non potevano ospitare più operai, che erano costretti a vivere in soffitte o scantinati.

Leggi anche: L’Illuminismo: definizioni e concetti chiave

Focus sulle condizioni di vita degli operai: dalla scarsa alimentazione all’alcolismo

Come abbiamo detto con l’avvento delle fabbriche nacquero nuovi posti di lavoro ma la rivoluzione industriale ebbe gravi ripercussioni anche sulla salute degli operai. A causa dei salari bassi infatti i lavoratori non potevano permettersi un’alimentazione adeguata e spesso ripiegavano su patate, pane e pancetta, eliminando dalla tavola frutta e verdura, fondamentali per ricevere il giusto apporto di energie. Inoltre ritmi di lavoro estenuanti provocavano danni psicologici e spesso gli operai nei giorni di ferie, per cercare momenti di svago frequentavano le osterie, cercando rifugio nell’alcool nel quale spendevano gran parte del loro stipendio.

Leggi anche: L’Illuminismo di Montesquieu, Voltaire, Rousseau, Beccaria e Smith

Il luddismo si ribella all’industrializzazione

La rivoluzione industriale aveva diffuso oltre al progresso anche un forte malessere tra gli operai a causa delle pessime condizioni di vita imposte dal lavoro in fabbrica.
Per questo motivo nella seconda metà del XVIII secolo in Gran Bretagna sorse un movimento di protesta operaia, il luddismo. La definizione sta ad indicare il movimento luddista che deve il nome ad un tessitore, Ned Ludd, che nel 1779 stremato dai duri ritmi della fabbrica si ribellò al datore di lavoro distruggendo un telaio meccanico.
I luddisti si organizzarono in bande con lo scopo di distruggere o mettere fuori uso le macchine delle fabbriche, simbolo della nuova produzione industriale che sfruttava i lavoratori.
Il luddismo fu però ferocemente represso tramite pene durissime che si inasprirono nel 1812 quando il Parlamento inglese stabilì la pena di morte per coloro che distruggevano i macchinari delle fabbriche.

Leggi anche: Date, mappe concettuali, video e schemi riassuntivi, per aiutarti a fissare al meglio i concetti di storia.