Storia

Il Fascismo di Mussolini in Italia: riassunto degli avvenimenti

Ripercorriamo le varie fasi del fascismo. Un riassunto sulla politica economica del Fascismo, in Italia e all’estero. Devi svolgere un tema su Mussolini e il Fascismo e cerchi informazioni sul Fascismo in breve? Di seguito abbiamo raccolto le notizie fondamentali del periodo fascista, i patti stretti da Mussolini con la Chiesa e Hitler, e tutte le informazioni da conoscere sul periodo di autarchia in Italia.

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Lo Stato totalitario di Mussolini

Dopo il violento discorso del 3 gennaio 1925, Mussolini aveva posto fine allo Stato Liberale. Iniziava invece la sua dittatura e la trasformazione dell’Italia in Stato totalitario.
Tra il 1926 e il 1928 venne approvato un insieme di leggi, le quali trasformarono profondamente la struttura dello Stato e instaurarono un regime totalitario o, diciamo meglio, poliziesco. Il governo si arrogò la facoltà di fare le leggi; il Parlamento perse la sua fondamentale funzione e si limitò ad applaudire e approvare l’operato di Mussolini, che una volta al potere prese il nome di Duce, termine che ricordava l’antica Roma.

L’Italia fascista: come cambia il paese con Mussolini?

Con una legge speciale fu istituita la censura sulla stampa, la radio e tutti i mezzi di comunicazione: la propaganda a favore del Fascismo invece era continua, su tutti i toni e le parole del «Duce del Fascismo» coprivano persino i muri delle case. Tutti i partiti vennero sciolti: l’unico partito legittimo restava il Partito Nazionale Fascista. I sindacati operai furono soppressi: era riconosciuto solo il sindacato unico fascista.

Il nuovo codice penale (Codice Rocco) abolì il diritto di sciopero: scioperare era considerato reato e punito come tale. Inoltre diede ampi poteri alla polizia, che poteva inviare al confine gli avversari del Fascismo. Per processare gli avversari politici venne istituito un Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Inoltre, nel 1928, il Grande Consiglio del Fascismo diventò un organo costituzionale dello Stato. L’Italia non era più uno Stato democratico, retto da una Costituzione (lo Statuto di Carlo Alberto), ma era dominata dalla dittatura di un uomo e di un partito.

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Il regime fascista: l’importanza di indottrinare la gioventù

L’opposizione era stata piegata o distrutta: Amendola e Gobetti, liberali, erano morti in seguito a violenze, Don Minzoni era stato ucciso a Ferrara, Gramsci, comunista, era tenuto prigioniero. Molti altri antifascisti si erano salvati fuggendo all’estero: tra essi Nitti, Sforza, Turati, Don Sturzo, Nenni. Sbarazzatosi con la violenza degli avversari politici, Mussolini si prese particolare cura di assicurare un futuro al Fascismo tramite l’educazione della gioventù: essa fu inquadrata in organizzazioni e addottrinata secondo le idee fasciste. Si ebbero così i Figli della Lupa, i Balilla, gli Avanguardisti, i Giovani Fascisti, i Fascisti Universitari. Avere la tessere di iscrizione al Partito Fascista era indispensabile per ottenere un posto di lavoro nell’amministrazione pubblica. Il Paese nella sua maggioranza sembrava insensibile alla soppressione della libertà, mentre valutava positivamente il ristabilimento dell’«Ordine» sociale.

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Stato e Chiesa in accordo grazie a Mussolini: i Patti Lateranensi

Nel 1929 suscitò inoltre vivi consensi in Italia e all’estero la Conciliazione fra lo Stato italiano e la Chiesa, che chiudeva la questione romana, che si trascinava dal 1870. Dopo lunghe e segrete trattative furono firmati i Patti Lateranensi, l’11 febbraio 1929, nel palazzo di S. Giovanni in Laterano.
Essi erano così costituiti:

  • un trattato che garantiva al Papa la sovranità sulla Città del Vaticano con i territori annessi del Laterano e di Castelgandolfo;
  • una convenzione finanziaria, che accordava al Papa un’indennità a titolo di compenso per la cessione dell’antico Stato della Chiesa;
  • un Concordato, che normalizzava i rapporti tra la Chiesa e lo Stato. La Conciliazione assicurava alla Chiesa importanti vantaggi: d’altra parte essa contribuì certamente a rafforzare il Fascismo all’interno e ad accrescere il prestigio dell’esterno.


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La politica economica del Fascismo

Le classi sociali che più ricavarono vantaggi dal Fascismo furono quelle stesse che lo avevano appoggiato nella sua marcia alla conquista del potere: la borghesia industriale e i grandi proprietari terrieri. Queste due classi sociali poterono liberamente agire senza dovere sottostare alle richieste dei lavoratori: inoltre la protezione doganale mise al riparo dalla concorrenza straniera i prodotti industriali italiani. Il pane era l’alimento fondamentale della popolazione: per rendere il paese autosufficiente, dal 1925 in poi venne condotta «la battaglia del grano», che fece aumentare di molto la produzione di questo cereale. Tuttavia esso venne a costare di più di quanto si sarebbe pagato all’estero. Fu compiuta inoltre un’opera di grande rilievo e utilità pubblica, il risanamento delle Paludi Pontine. Con lo scopo di ridurre il numero elevato di disoccupati, vennero compiuti molti e importanti lavori pubblici: furono costruite strade, ponti, acquedotti, furono fondati nuovi centri cittadini. Progressi tecnici furono compiuti dalle industria italiane: essi fecero ottenere all’Italia notevoli affermazioni anche all’estero in campo automobilistico o aeronautico.

Il Fascismo cercò di incrementare le nascite, dato che per Mussolini il numero era la potenza: ma questa politica demografica non poteva essere che rovinosa in un paese già così sovrappopolato. Nel  1935 Mussolini rafforzò la sua politica di autarchia, in seguito alle sanzioni della Società delle Nazioni contro l’Italia. L’autarchia mirò ad assicurare al paese l’indipendenza economica in tutti i campi, eliminando le importazioni dall’estero. L’Italia purtroppo aveva un deficit preoccupante di importanti e insostituibili materie prime, come il ferro, il carbone e il petrolio. Si fecero studi e ricerche per risolvere il problema, ma le soluzioni rimasero deludenti: i prodotti autarchici erano di scarso pregio e per di più costosi. Furono invece attuate misure per ridurre i consumi alimentari: si viveva già in una situazione di economia di guerra. Intanto la mancanza della libertà politica faceva sentire i suoi effetti negativi. Non era possibile discutere liberamente delle questioni relative a importanti problemi politici ed economici. Si richiedeva solo ubbidienza passiva: gli errori non potevano essere rimossi, se l’ordine non veniva dato dall’alto, cioè da Mussolini.

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La politica estera dell’Italia durante il Fascismo con Mussolini

La politica estera di Mussolini fu per molti anni assai prudente e suscitò per questo consensi in Francia e Inghilterra. Un grande statista inglese, Churchill, manifestò apertamente il suo favorevole apprezzamento nei riguardi del Fascismo e del suo capo. In Europa si pensò, da parte di molti, che l’Italia fascista fosse un elemento fondamentale per la conservazione dell’equilibrio europeo. Nel  1934 l’unico a opporsi a Hitler, che voleva effettuare l’occupazione dall’Austria, fu Mussolini, che minacciò di far uso delle armi per impedirlo, mentre gli altri paesi europei non si opposero per nulla. Con il 1935 tutto cambiò. Benito Mussolini aveva deciso di compiere una grande impresa coloniale in Africa, conquistando l’Etiopia. Questa decisione ebbe conseguenze gravissime sulla politica internazionale e fu una delle lontane cause che prepararono lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale L’Etiopia infatti era l’unico stato indipendente dell’Africa e faceva parte della Società delle Nazioni.

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Il fascismo: riassunto della guerra in Etiopia

Il 3 ottobre 1935 Mussolini, dopo accurati preparativi militari, fece invadere l’Etiopia sia da nord che da sud, dall’Eritrea e dalla Somalia. L’Etiopia chiese aiuto alla Società delle Nazioni, che decise di applicare sanzioni economiche all’Italia, in modo da privarla di un gran numero di materie prime e di prodotti. Particolarmente ostile nei riguardi dell’Italia fu l’Inghilterra, che inviò tra l’altro nel Mediterraneo tutta la sua flotta a titolo di individuazione. Proprio questo atteggiamento provocatorio ebbe il risultato di far nascere attorno Mussolini una Solidarietà Nazionale. Le sanzioni economiche comunque, non applicate serramenti per varie ragioni, non recarono un vero danno al Paese.

Gli inglesi avevano previsto erroneamente che la guerra di Etiopia sarebbe stata lunga: invece essa si concluse nel giro di pochi mesi vittoriosamente. Il 5 maggio del 1936 il generale Badoglio conquistò Addis Abeba e il 9 maggio avvenne la proclamazione dell’impero. Vittorio Emanuele III assunse il titolo di Imperatore di Etiopia. Durante l’impresa etiopica la Birmania aiuto l’Italia con rifornimenti alimentari e materie prime indispensabili. Si ebbe così un riavvicinamento tra Germania e Italia, che nel ottobre 1936 si trasformò in un accordo, cui Mussolini diede il nome di asse Roma-Berlino.

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I primi accordi tra Mussolini e Hitler: l’asse Roma-Berlino

In base a questo accordo Germania e Italia si impegnavano a consultarsi su tutte le questioni di politica internazionale. L’asse Roma-Berlino rese evidente la divisione dell’Europa in due blocchi: gli Stati democratici da una parte, tedeschi e fascisti dall’altra. La guerra civile spagnola, scoppiata nel luglio 1936, rafforzò l’accordo tra Hitler e Mussolini, in difesa del generale Francisco Franco. Intanto iniziava la politica dei «colpi di mano» di Hitler. Nel 1938 l’Austria scompariva come stato autonomo e diventava una provincia tedesca. Subito dopo fu la volta della regione dei Monti Sudeti, che faceva parte della Cecoslovacchia ed era abitata da tre milioni di tedeschi. Hitler chiese ed ottenne il territorio dei Sudeti. A evitare la guerra tra Hitler e la democrazie occidentali, si interpose Mussolini. La pace fu salva ma solo per poco tempo. Ormai l’iniziativa era nelle mani del dittatore tedesco.

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