La crisi del dopoguerra: la situazione politica ed economica
Il primo dopoguerra in Italia vide il paese esausto e deluso, i vantaggi ottenuti con i trattati di pace sembravano insufficienti al paese, rispetto alle pesanti perdite subite. La situazione interna era critica: alle difficoltà tradizionali dell’Italia, come la sovrapposizione e il problema del Mezzogiorno, si aggiungeva ora l’eredità pesante, passiva della guerra. L’Italia per finanziare il suo sforzo militare aveva dovuto fare grandi debiti all’estero. Il ritorno alla pace, anziché rimettere in ordine il paese invece i tuoi squilibri. Durante la Prima guerra mondiale, le grandi industrie avevano lavorato per produrre materiale bellico, e ora, private bruscamente di ordini, si trovavano in serie difficoltà.
Durante la la crisi del dopoguerra iniziò ad aumentare la disoccupazione, aggravata anche dalla scarsa emigrazione, che arrestatasi durante la guerra, riprendeva ora con difficoltà. La crisi sociale assumeva aspetti rivoluzionari. Gli scioperi si moltiplicarono nel 1919, accompagnati spesso da violenza e da saccheggi di negozi da parte di folle affamate. Nel 1920 più di 600.000 di operai in tutte le varie città, da Torino a Palermo, si impadronirono delle fabbriche e tentarono un esperimento di gestione diretta delle aziende che non ebbe positivi. In tutto il paese ci furono moti agrari con violenze notevoli in Sicilia e pianura padana. I contadini occupavano le terre in culti e rivendicavano la spartizione delle grandi proprietà agricole, i latifondi.
La nascita del Partito popolare italiano e la figura di Luigi Sturzo
Una grande novità del dopoguerra fu la nascita di un nuovo partito, il Partito Popolare Italiano, formato dai cattolici e che rappresentava un’immensa forza elettorale. Il suo primo manifesto recava come simbolo lo scudo dei Comuni Medievali con il motto “Libertas“. Era stato fondato nel 1919 da un sacerdote siciliano, uomo di grande dottrina e di forte carattere: Luigi Sturzo. Il suo scopo era di far entrare i cattolici come una forte componente costruttiva della vita politica dell’Italia. Essi rivendicavano la libertà di insegnamento ed erano fautori non della lotta di classe ma della collaborazione tra le classi sociali.
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Il dopoguerra italiano: l’affermarsi dei diversi partiti
In Italia, nel primo dopoguerra i socialisti erano notevolmente aumentati di numero e dominavano nella Confederazione Generale del Lavoro (CGLI) e nella Federazione dei Lavoratori della Terra. Una parte di essi mirava a conquistare il potere progressivamente e democraticamente, mentre una parte, formata dai comunisti volevano, sull’esempio di Lenin, conquistare violentemente il potere ed eliminare la società borghese tramite la dittatura del proletariato. Questa frazione comunista si staccherà nel Congresso di Livorno del 1921 e darà vita al Partito comunista d’Italia.
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L’ascesa del fascismo: Mussolini arriva al potere
I nazionalisti o camicie azzurre formavano un gruppo assai attivo: di esso facevano parte ex combattenti che manifestavano il loro malcontento contro la vittoria mutilata e contro i rinunciatari soliti e cattolici. In questa atmosfera di crisi economica e politica e di agitazioni sociali nacquero a Milano il 23 marzo 1919 i fasci di combattimento.
A capo di questo movimento vi era un giornalista romagnolo, ex socialista e fervente interventista Benito Mussolini. Chi erano questi fascisti? Da quale ambiente sociale provenivano? Quali scopi volevano raggiungere? Molti erano reduci di guerra, che dopo tale esperienza non sapevano più riadattarsi ad una serena e monotona vita di lavoro: numerosi poi erano i nazionalisti e il loro emblema era il fascio degli antichi littori, simbolo di unità, forza e giustizia. Il loro programma era vago e demagogico. I fascisti nelle elezioni del 1919, subirono una dura sconfitta; Mussolini ebbe solo 4000 voti ma questo non bastò a fermarlo. Ricercando le cause del suo insuccesso constatò che il movimento mancava di disciplina.
Così trasformò i fasci in formazioni. I fascisti, organizzati militarmente, presero il nome di squadristi. Portavano una camicia nera ed erano inquadrati da ufficiali. Ormai Mussolini era deciso a conquistare il potere con la forza e alternava nella sua azione politica opportunismo e intransigenza. Era un oratore abile, sapeva unire intorno a sé folle umane, sapeva entusiasmare tramite formule semplici ed efficaci.
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