Storia

Verso l’unità d’Italia: la politica di Camillo Benso Conte di Cavour

Il capo del governo piemontese, Camillo Benso conte di Cavour si proponeva di costituire un Regno sabaudo nell’Italia settentrionale. Per ottenere il sostegno delle potenze europee quindi inviò un contingente militare in appoggio a Francia e Regno Unito, impegnati nella guerra di Crimea. Così alla Conferenza di pace Cavour che si trovò tra gli Stati vincitori affrontò la questione dell’indipendenza dell’Italia dall’Austria. Ripercorriamo la politica di Cavour, un riassunto sugli eventi che porteranno all’Unità d’Italia con video utili.

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Camillo Benso Conte di Cavour: riassunto della sua azione politica

Dopo la conclusione fallimentare delle rivoluzioni del 1848-1849, solo il Piemonte aveva mantenuto un governo liberale grazie allo Statuto albertino e alla presenza del parlamento. A partire dal 1848 nel Regno sabaudo emerse la figura di Camillo Benso conte di Cavour, esponente principale del gruppo liberal-moderato piemontese. Cavour proveniva da una famiglia aristocratica e si distingueva per capacità imprenditoriali e per una cultura aperta e dinamica, tipica degli intellettuali europei e frutto di molti viaggi. La sua carriera politica fu molto rapida: nel giugno del 1848 venne eletto deputato nel primo Parlamento piemontese mentre nell’ottobre 1850 ricoprì la carica di Ministro dell’Agricoltura e del Commercio, poi quella di Ministro delle Finanze.

In questi ruoli Cavour mostrò la sua grande competenza, che gli permise di concludere importanti trattati con Francia, Regno Unito, Austria e Belgio. Inoltre avviò una riforma per l’abolizione del dazio sul grano, per dare impulso all’agricoltura e improntò l’economia del Piemonte al sistema del libero scambio. All’inizio del 1852 Cavour stipulò un’alleanza definita connubio tra i moderati di destra, di cui era il massimo esponente,  e l’ala moderata di sinistra con a capo Urbano Rattazzi. In questo modo costituì una larga maggioranza di centro, che isolava sia democratici dell’estrema sinistra sia la destra più conservatrice. Così facendo si assicurò2 l’appoggio politico necessario per attuare riforme politiche ed economiche e portare avanti il progetto patriottico in chiave antiaustriaca.

Cavour è il nuovo Presidente del Consiglio

Alla fine del 1852 Vittorio Emanuele II nominò Cavour Capo del governo, carica che mantenne in interrottamente per quasi 10 anni. La sua azione fu rivolta allo sviluppo economico del regno affinché il Piemonte diventasse uno stato moderno. Cavour aumentò le imposte per finanziare la costruzione di opere pubbliche, realizzò canali strade e ingrandì il porto di Genova. La rete ferroviaria venne notevolmente ampliata fino a superare, solo nel regno di Sardegna, gli 800 km di strade ferrate, che quasi equivaleva più o meno all’estensione ferroviaria nel resto della penisola italiana. Il decollo delle ferrovie incentivò l’industria siderurgica e quella meccanica, e di conseguenza vennero impiantate importanti aziende del settore, prima tra tutte l’Ansaldo di Genova. Anche i commerci trassero vantaggio dallo sviluppo ferroviario e stradale, come pure dai trattati commerciali con gli altri Paesi europei. Cavour riorganizzò poi il settore finanziario, con l’istituzione della banca centrale chiamata Banca nazionale. Rinnovo poi l’esercito piemontese, al quale vennero forniti armi ed equipaggiamenti all’avanguardia. In pochi anni insomma Cavour rese il Piemonte uno stato florido, caratterizzato da un notevole progresso.

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Cavour e la guerra di Crimea: l’Italia protagonista degli scontri

Il progetto politico di Cavour non intendeva perseguire l’unità nazionale ma si proponeva di eliminare la presenza degli Austriaci dall’Italia, per formare un regno che comprendesse l’Italia settentrionale con a capo la monarchia sabauda. Per perseguire questo scopo, lo statista piemontese, intuì che per sconfiggere l’Austria, il Piemonte aveva bisogno di allearsi con le potenze europee liberali. Così Cavour sfruttò l’occasione della guerra di Crimea, del 1853 – 1856, una penisola russa affacciata sul mar Nero. Il conflitto era sorto per la volontà della Russia di estendere i propri territori a scapito del fragile Impero Ottomano che invece faticava a tenere sotto controllo i suoi domini in Europa orientale.

Per frenare l’espansione russa, Francia e Regno Unito entrarono in guerra a fianco degli Ottomani ponendo sotto assedio la città di Sebastopoli. A questo punto, nel 1855, Cavour, decise di inviare in Crimea un contingente militare di 18.000 uomini in appoggio agli anglo-francesi. I piemontesi si distinsero nella battaglia della Cernaia, contribuendo a risolvere con successo il conflitto. Nell’aprile 1856, in occasione della Conferenza di pace di Parigi, il Piemonte sedette tra gli Stati vincitori. Cavour approfittò allora della circostanza per affrontare di fronte alle altre potenze la questione dell’Italia, in particolare denunciando l’oppressiva egemonia degli austriaci sulla penisola, che avrebbe potuto far nascere pericolose rivoluzioni. Il discorso di Cavour attirò l’interesse di Napoleone III che nutriva ambizioni sull’Italia.

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I moti mazziniani di Cavour: un nuovo fallimento prima dell’Unità d’Italia

Mentre Cavour guidava i liberal-moderati, Mazzini esponente del movimento democratico repubblicano, nel 1853 fondò il Partito d’azione, un’organizzazione politica che sosteneva l’insurrezione per unificare l’Italia e renderla una Repubblica. Tuttavia, i moti mazziniani scoppiati nel 1853 a Milano furono ancora una volta fallimentari e costarono la vita a numerosi patrioti. Poi nel giugno 1857 l’ex ufficiale borbonico napoletano, Carlo Pisacane, che condivideva il progetto rivoluzionario di Mazzini, si impadronì di un piroscafo a Genova e con alcuni i volontari si diresse sull’isola di Ponza, dove liberò dal carcere circa 300 detenuti. Quindi sbarcò poi a Sapri, a sud di Salerno, dove però non trovò il sostegno delle masse contadine. Al contrario, la popolazione scambio i rivoluzionari per banditi e aiutò invece le truppe borboniche ad annientarli.

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Nasce la Società Nazionale Italiana per volere di Cavour

Il fallimento dell’azione nazionale provocò una spaccatura tra democratici. Il Piemonte, e quindi Cavour, apparve come il solo stato in grado di guidare il progetto patriottico italiano. Così nel 1855, il capo della Repubblica di Venezia, Daniele Manin, propose alle forze liberal-moderate, democratiche e repubblicane di superare i contrasti circa la forma di governo da dare in futuro all’Italia e di combattere insieme per l’unificazione nazionale. Nel 1857 questa proposta si concretizzò nella Società nazionale italiana, un movimento che raggruppava liberal-moderati, monarchici, democratici repubblicani e forniva il suo appoggio al Piemonte di Vittorio Emanuele II  per realizzare l’unificazione italiana. Alla Società nazionale aderì anche Giuseppe Garibaldi.

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