Storia

L’Inghilterra nell’età Vittoriana: riassunto di un’epoca di cambiamenti

Il Regno Unito conobbe una forte crescita economica durante il Regno della regina Vittoria, sviluppo favorito dalle enormi risorse provenienti dalle colonie, e un assetto politico stabile. Infatti, si alternarono al governo il Partito conservatore e il Partito liberale, ed entrambi vararono importanti riforme. Vediamo tutti gli aspetti dell’epoca vittoriana, le caratteristiche della società, il ruolo della donna e i cambiamenti sociali. Tante informazioni utili sull’età vittoriana, in un riassunto chiaro con video utili.

Inizia l’epoca vittoriana: caratteristiche e durata

A partire dalla metà del XIX secolo il Regno Unito conobbe un aspetto politico stabile e una costante crescita economica. Il paese deteneve il primato mondiale per lo sviluppo dell’industria: infatti circa la metà della popolazione era impiegata nell’industria e il Regno Unito vantava una produzione di ferro e di carbone pari quasi alla metà di quella estratta in tutto il mondo. I commerci erano fiorenti grazie all’imponente flotta mercantile, che controllava le rotte mediterranee e quelle verso le colonie e alla più ampia rete ferroviaria europea.

Londra era, inoltre, il centro finanziario più importante al mondo. Infine l’impero coloniale era in continua espansione e garantiva enormi risorse alla madrepatria.
Questo periodo florido prese il nome di Età vittoriana, perché coincise con il lungo regno della regina Vittoria che rimase sul trono dal 1837 al 1901. La monarchia ormai rivestiva un ruolo simbolico e aveva il solo compito di rafforzare i diritti da nazionali britannici. Al contrario si  consolidò il potere del Parlamento, fulcro della vita politica.

I principali cambiamenti del periodo vittoriano: dalla politica alla nuova società

Durante l’età vittoriana il Regno Unito partecipò alla Guerra di Crimea, a fianco della Francia e dell’Impero Ottomano, contro l’espansione russa nell’Europa orientale. Tuttavia in politica estera i britannici concentrarono la loro attenzione soprattutto nel consolidamento e nell’ampliamento dei possedimenti coloniali: in Asia dominavano l’India, la Birmania e il Bangladesh; in Africa le colonie del Capo e dal 1882 l’Egitto; nel continente americano, il Canada e molte isole delle Antille; in Oceania, l’Australia e la Nuova Zelanda.
Grandi cambiamenti avvennero anche a livello demografico, dato che nella seconda metà del XIX secolo in Inghilterra ci un forte incremento della popolazione, causato sia dall’aumento delle nascite che dal calo delle morti, favorito da migliori condizioni igieniche e da un’alimentazione più sana.
Durante l’era vittoriana aumentarono anche le aspettative di vita, e l’età media arrivò a 51 anni per gli uomini e 55 per le donne.

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La religione e il ruolo della donna nell’Inghilterra vittoriana

Di pari passo con l’aumento della popolazione ci fu anche lo sviluppo dell’urbanizzazione. Sempre più persone infatti nell’età vittoriana inglese passarono dalle campagne alle città e, senza una spiegazione ben precisa, si allontanavano dalla religione anglicana, per avvicinarsi alla fede protestante.
I motivi, anche se non sono ben chiari, sono forse da ricercare nel fatto che le persone, una volta passate dalle campagne alle città, non potevano permettersi abiti adatti a partecipare alle Chiese e non erano più d’accordo con la scelta della Chiesa di affittare banchi dove pregare durante la messa, mentre erano più vicini alla visione di fede “semplice” protestante.

Nella società vittoriana poi la donna ebbe un ruolo contraddittorio. Nonostante il forte periodo di splendore fosse dovuto ad una donna, la regina Vittoria, dall’altro le donne continuavano a non avere diritto di voto, non potevano ereditare nulla e non avevano diritto nemmeno ad avere un proprio conto in banca. Se però da una parte la figura di donna a livello sociale era rimasta ferma al passato, nell’ambito lavorativo invece la figura femminile iniziava ad essere una forza lavoro importante, alla base dell’economia inglese. A favore dei diritti della donna ci fu John Stuart Mill, che nel trattato L’asservimento delle donne, del 1869, proponeva che alle donne fossero concessi pari diritti degli uomini, come suffragio. Proprio le idee di Mill portarono alla nascita del movimento delle suffragette, militanti che manifestavano per far ottenere il diritto di voto alle donne inglesi.

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L’età vittoriana: riassunto della riforma elettorale

Per quanto riguarda la politica nell’epoca vittoriana un evento importante fu la Reform Bill, una riforma elettorale del 1867, che portò a raddoppiare il numero di cittadini votanti, portando un adulto su tre alle urne mentre con il Ballot Act venne introdotto il voto segreto.
Dopo la riforma elettorale, la classe dirigente britannica si divise in due gruppi: da una parte coloro che cercarono di opporsi alle nuove modifiche, spingendo verso la tradizione, e osteggiando l’idea di dare il voto ai nullatenenti, per paura che potessero sottrarre loro i beni posseduti.
Dall’altra Derby e i suoi sostenitori credevano nella riforma credendo che la partecipazione attiva di tutti alla vita politica avrebbe migliorato il modo di guardare al Parlamento e avrebbe portato le masse popolari ad essere più vicine ai problemi del paese.

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Conservatori e liberali si alternano al governo: Disraeli, Gladstone e la questione irlandese

Per alcuni decenni si alternarono al governo il Partito conservatore, sotto la guida di Benjamin Disraeli e il partito liberale, con a capo William Gladstone. Entrambi gli schieramenti vararono riforme importanti. Nel 1867 i conservatori introdussero una riforma elettorale, estendendo il diritto al voto anche ai lavoratori delle città con un alto reddito. Attuarono inoltre provvedimenti dell’assistenza dei lavoratori. Disraeli diede poi grande impulso alla politica coloniale, tramite il rafforzamento dei domini in Asia e in particolare in India. I liberali promossero invece l’istruzione pubblica laica, riformarono l’amministrazione pubblica introducendo gli esami per accedere alla carriera burocratica.

Nel 1884 emanarono poi una nuova legge elettorale che riconobbe il diritto di voto anche molti lavoratori agricoli. Il governo di Gladstone, inoltre, dovette affrontare la questione dell’Irlanda, un paese povero, sottoposto alla corona inglese e dilaniato da contrasti sociali, religiosi e politici. Gli attriti nacquero dal fatto che l’85% degli irlandesi era cattolico mentre il Regno Unito era anglicano. Inoltre circa un migliaio di latifondisti inglesi deteneva oltre la metà delle terre dell’isola, lavorate da affittuari irlandesi, che vivevano in misere condizioni. Infine in Irlanda si era sviluppato un movimento nazionale, che rivendicava l’autonomia del governo inglese. La questione irlandese però rimase irrisolta, nonostante i numerosi tentativi di Gladstone di eliminare l’influenza della Chiesa anglicana sull’isola.
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