Cavour si allea con Napoleone III, le basi della seconda guerra d’indipendenza
Nel gennaio 1858, a Parigi, Felice Orsini, un repubblicano romagnolo, attentò alla vita di Napoleone III, che con il suo intervento militare aveva provocato la caduta della Repubblica romana. Il sovrano rimase illeso, ma i tre ordigni lanciati dall’italiano causarono una strage. Orsini venne condannato a morte, ma il suo gesto accelerò l’alleanza tra la Francia e il Piemonte. Infatti l’attentato convinse l’imperatore ad affrontare la questione italiana, fulcro di tensioni sempre più pericolose per la stabilità europea. Nel luglio 1858 Cavour e Napoleone III si incontrarono segretamente a Plombières dove strinsero un’alleanza con la quale la Francia si impegnava a dare aiuti militari ai Piemontesi, nel caso in cui l’Austria avesse scatenato la guerra contro di loro.
L’accordo inoltre ridisegnò l’assetto politico che avrebbe assunto la Penisola italiana dopo il conflitto. La penisola sarebbe stata divisa in quattro Stati:
- un Regno dell’alta Italia formato da Piemonte, Lombardo-Veneto, Romagna, i ducati di Modena e di Parma retto della monarchia sabauda; il Regno di Sardegna per l’aiuto ricevuto dei francesi avrebbe ceduto loro Nizza e Savoia;
- un Regno dell’Italia centrale formato da Toscana e dai restanti domini del Papa (Marche e Umbria);
- Roma e il territorio circostante, affidati al pontefice;
- un Regno delle Due Sicilie, governato dai Borbone.
I quattro Stati sarebbero confluiti nella Confederazione italiana, di cui il Papa sarebbe stato il presidente onorario. In tal modo Napoleone III, in qualità di arbitro del futuro assetto politico italiano, mirava a sostituire l’egemonia austriaca nella Penisola con l’influenza francese.
Scoppia la Seconda guerra d’indipendenza: Italia e Francia contro l’Austria
Gli accordi di Plombières prevedevano che i francesi sostenessero i piemontesi nel caso in cui l’Austria avesse mosso per primo guerra. Per questo motivo Cavour cercò di provocare gli Austriaci. Al confine con il Lombardo-Veneto infatti vennero organizzate manovre militari da parte dell’esercito piemontese, furono inserite nei contingenti sabaudi truppe volontarie come i Cacciatori delle Alpi guidati da Garibaldi. Infine nel gennaio 1859 Vittorio Emanuele II pronunciò un discorso, nel quale espresse solidarietà per il dolore di molte popolazioni italiane oppresse dagli stranieri. Tutti questi stratagemmi suscitarono le reazioni dell’Austria, che il 23 aprile 1859, chiese al Piemonte di sciogliere le formazioni militari volontari e di ritirare le truppe dalle sedi di confine. Cavour rifiutò e il 26 aprile 1859 l’Austria dichiarò guerra al Regno di Sardegna.
La Francia, di conseguenza, scese in campo a fianco di piemontesi. Iniziò così la Seconda guerra d’indipendenza. Le operazioni militari furono favorevoli ai Franco-Piemontesi. Il 4 giugno, Napoleone III sconfisse gli austriaci a Magenta e si aprì la strada per Milano dove, l’8 giugno, entrò trionfalmente con Vittorio Emanuele II. Intanto i volontari comandati da Garibaldi sconfissero i nemici nella Lombardia settentrionale. Il 24 giugno ebbero luogo scontri decisivi al confine tra Lombardia e Veneto: le sanguinose battaglie di Solferino e di San Martino che sancirono la vittoria dei francesi e dei piemontesi sull’esercito austriaco.
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Napoleone III firma l’armistizio con l’Austria: la fine della Seconda guerra d’indipendenza
Mentre le truppe franco piemontesi sbagliavano gli austriaci a Firenze, nei ducati di Modena e Parma e in Romagna esplosero insurrezioni che istituirono governi provvisori e chiesero l’annessione al Regno di Sardegna. Intanto Napoleone III era preoccupato che si potesse formare un forte Stato sabaudo e temeva l’intervento della Prussia a fianco dell’Austria. L’opinione pubblica francese, inoltre, aveva iniziato a criticare i costi umani ed economici della guerra. Per questi motivi Napoleone III, l’11 luglio 1859, firmò a Villafranca, vicino a Verona, l’armistizio con gli Austriaci. La Francia ottenne dall’Austria la Lombardia, che avrebbe poi ceduto al Piemonte, mentre il Veneto restava sotto il dominio asburgico. La pace voluta da Napoleone III suscitò lo sdegno dei democratici, in particolare di Cavour, che diede le dimissioni. Inoltre i territori insorti dell’Italia centrale si rifiutarono di porre fine ai governi provvisori.
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Verso l’indipendenza italiana e la formazione di uno Stato nazionale
Nel gennaio 1860 Cavour tornò a capo del governo piemontese. Ottenne da Napoleone III lo scioglimento dei plebisciti in Toscana, nei ducati di Modena e Parma, e nei territori pontifici di Romagna per votare l’annessione al Piemonte. In cambio il Regno di Sardegna cedeva Nizza e Savoia, anche se la Francia non avrebbe più potuto pretendere quei territori perché, con la firma dell’armistizio, non aveva rispettato gli accordi di Plombières. Nel marzo 1860 i cittadini furono chiamati a votare per scegliere tra l’annessione al Piemonte o la formazione di regni separati. Prevalse la scelta dell’annessione e, così, il Regno di Sardegna, espandendo i suoi territori, si avviava a costituire il futuro Stato nazionale.
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