Dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione operaria: la fine dello zarismo
L’insufficienza dell’armamento e dell’approvvigionamento, i disastri militari rilevano l’inettitudine del regime sovietico. Nei centri industriali e nelle campagne il popolo si trova in condizioni di estrema indigenza. Lo zar non ha più alcun appoggio: coloro che vogliono farla finita con una guerra disastrosa preparano la sua caduta, mentre i sostenitori della guerra non nutrono più alcuna fiducia nelle sue possibilità di vittoria.
La prima rivoluzione russa: la rivoluzione di Febbraio
A Pietrogrado nel febbraio 1917, alcune manifestazioni popolari si trasformano in una vera e propria rivolta antizarista. L’isolamento del regime diviene totale quando i soldati rifiutano di obbedire agli ordini, arrestano o fucilano i loro ufficiali e si uniscono agli insorti. Lo Zar è dunque costretto ad abdicare, mentre viene costruito un governo provvisorio, appoggiato da esponenti della grande proprietà terriera, dell’industria e della finanza. Il potere effettivo di questo governo è molto debole a causa della contemporanea formazione dei soviet, consigli che raggruppano soldati, operai e successivamente anche contadini. Nei soviet cresce sempre più il numero dei bolscevichi che avversano decisamente il governo moderato.
Leggi anche: La Prima guerra mondiale: riassunto degli avvenimenti
Con la rivoluzione bolscevica, Lenin prende il potere
I bolscevichi rappresentano la parte più risoluta del socialismo russo: sono organizzati in un partito disciplinato, guidato da Lenin, un uomo che si è sempre battuto per la rivoluzione. Tornato dall’esilio, durante il mese di aprile, egli sostiene la possibilità di attuare una seconda rivoluzione, che dia tutto il potere agli operai e ai contadini; l’appoggio del popolo -dice- andrà a coloro che soddisferanno le sue rivendicazioni: la pace, la terra ai contadini, il controllo operaio all’interno delle fabbriche. È chiaro che è un governo borghese non avrebbe accettato mai tutto questo.
Leggi anche: Prima guerra mondiale: il mondo alla vigilia della Grande Guerra
La rivoluzione d’ottobre: riassunto degli avvenimenti
Il governo provvisorio, come previsto, prosegue la guerra, rifiuta la spartizione immediata delle terre e contrasta anche con arresti il partito bolscevico, che continua tuttavia ad accrescere la sua influenza. In settembre i bolscevichi maggioritari nei Soviet di Pietrogrado, presieduto da Trotsky, non nascondono più la volontà di avere il potere. L’insurrezione, preparata nei minimi dettagli, scoppia nella notte tra il 24 il 25 ottobre. A partire dal giorno successivo i bolscevichi sono padroni della capitale: il potere passa nelle mani del Congresso dei Soviet di tutta la Russia.
Leggi anche: L’età giolittiana: storia e caratteristiche della politica di Giolitti
Dopo la rivoluzione russa del 1917: il consolidamento del potere dei Soviet
All’indomani della rivoluzione vengono prese misure decisive: nazionalizzazione dei latifondi e distribuzione delle terre ai contadini, proposta di pace e di Stati e ai popoli, il diritto di separazione per le nazionalità, controllo degli operai sulle imprese. Sotto la direzione di Lenin è stato formato un governo sovietico, che comprende solo i bolscevichi. Così si insedia il regime del partito unico, il partito bolscevico che si chiamerà nel 1918 partito comunista russo. Il 26 ottobre del 1917 Lenin dichiara: “Ora passiamo alla costruzione sull’ordine socialista, ma prima di costruire la società nuova bisogna salvare il regime.”
Nel marzo 1918 viene firmata la pace con la Germania a Brest-Litovsk. Essa permette di riprendere fiato e di far fronte alle rivolte interne. La guerra civile durò più di due anni: gli eserciti bianchi cioè gli anticomunisti, sostenuti dalle potenze dell’Intesa si lanciano all’assalto di Pietrogrado. L’armata Rossa, creata da Trotsky inizialmente con milizie popolari, salva la rivoluzione dopo una lotta accanita e spesso atroce. I Bianchi sono vittime delle loro divisioni e dei loro eccessi. Per trionfare però, il partito comunista ha dovuto ricorrere a misure estreme: la creazione della polizia politica, la repressione, violenze nei confronti dei contadini. Nella miseria, che regna ovunque dopo la guerra, è difficile rispettare le pratiche democratiche.
Leggi anche: Il governo di Crispi e il primo governo di Giolitti
Nasce la N.E.P. la nuova politica economica
Tra gli effetti della rivoluzione russa vi è la nascita, nel 1921 della N.E.P, una nuova politica economica nata per ristabilire l’economia, che consente un ritorno alla piccola proprietà privata e al piccolo commercio libero. L’obiettivo viene raggiunto, non senza qualche difficoltà, ma in questo modo si è formata una nuova borghesia di commercianti, di piccoli imprenditori e di contadini agiati, i kulaki.
Leggi anche: La Sinistra storica al potere: da Depretis, al trasformismo, alla Triplice Alleanza
Il consolidamento politico, da Lenin a Stalin
Nel 1922 viene creata l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche: è uno Stato federale. L’unità dell’antico Impero russo rimane, ma le repubbliche dopo la costituzione, godono di un’autonomia, che deve permettere il loro sviluppo economico e culturale. Nel 1924 Lenin muore: in cinque anni Stalin diventa capo assoluto del partito comunista, elimina il suo maggior avversario, Trotsky, limita la discussione nel partito, crea attorno alla figura di Lenin un culto che annuncia quello che, dopo breve tempo, verrà reso alla sua stessa persona e diventa l’indiscusso padrone del Paese.
Leggi anche: Date, mappe concettuali, video e schemi riassuntivi, per aiutarti a fissare al meglio i concetti di storia.