Storia

La Sinistra storica al potere: da Depretis, al trasformismo, alla Triplice Alleanza

Nel 1876 salì al governo la sinistra, guidata da Depretis, che intraprese un programma di riforme. In politica estera la sinistra stipulò con Germania e Austria-Ungheria la Triplice Alleanza, scatenando l’indignazione popolare perché l’impero austroungarico possedeva ancora il Trentino e la Venezia Giulia. Inoltre, la sinistra al potere avviò l’espansione coloniale nell’Africa orientale, dove il corpo di spedizione occupò il territorio sul Mar Rosso, venendo in conflitto con l’Impero Etiope. Di seguito un riassunto sulla sinistra storica al potere, le differenze tra sinistra e destra e quali conseguenze ebbero il governo De Pretis e la nascita della Triplice Alleanza.

sinistra storica

La sinistra storica: il governo di De Pretis

In 15 anni di governo la Destra aveva raggiunto il pareggio di bilancio e aveva ottenuto l’annessione del Veneto, di Roma e del Lazio. Tuttavia a causa della pesante politica fiscale, le classi sociali più deboli si erano indebolite sempre di più. Intanto all’interno della destra storica si erano formati vari gruppi contrapposti che compromisero la maggioranza di governo che, entrata in crisi nel 1876, presentò le dimissioni. Di conseguenza Vittorio Emanuele II incaricò di formare un nuovo governo ad Agostino Depretis, rappresentante moderato della sinistra che, una volta al potere, intraprese un programma di riforme per modernizzare il paese e migliorare le condizioni di vita del popolo. In concreto, il governo Depretis varò i seguenti provvedimenti:

  • la riforma sociale del 1877, con la legge Coppino, alzò l’obbligo scolastico a tre anni, cioè fino a nove anni di età, e introdusse sanzioni per i genitori che non le rispettavano;
  • la riforma elettorale estese il diritto di voto a tutti cittadini maschi alfabeti, che avessero compiuto 21 anni. Con l’allargamento del suffragio gli elettori, passarono dal 2 al 7% della popolazione;
  • la riforma economica del 1887 scelse una politica protezionistica con alti dazi sulle merci straniere e favorì lo sviluppo dell’industria nazionale;
  • la riforma fiscale del 1844 cancellò l’odiata tassa sul macinato che avvantaggiò i ceti popolari che ne erano stati maggiormente colpiti.


La diffusione del trasformismo e la fine della differenza tra sinistra e destra storica

La riforma elettorale del 1882 aveva allargato il numero degli elettori e in questo modo aumentava le possibilità che fossero votati gli esponenti dell’estrema sinistra. Per questo motivo alla vigilia delle elezioni di quello stesso anno, Depretis era preoccupato che l’estrema sinistra potesse rafforzare la sua presenza in Parlamento e danneggiare l’orientamento moderato che egli aveva dato al suo governo. In questo modo Depretis strinse un’accordo con l’esponente della destra, Marco Minghetti, per arginare un eventuale successo dell’estrema sinistra. L’accordo prevedeva che i deputati della destra appoggiassero di volta in volta le decisioni e le leggi proposte dalla sinistra e viceversa.

In questo modo la maggioranza parlamentare cambiava in base al singolo provvedimento che doveva essere votato e grazie a questi compromessi il governo rischiava di cadere. Questa strategia politica prese il nome di trasformismo perché non esistevano più differenze tra destra e sinistra storica, ma ogni deputato cambiava la propria posizione a seconda dell’occasione. Tuttavia il trasformismo determinò la decadenza della politica italiana. Sempre più spesso infatti si diffuse la corruzione tra i deputati che scendevano a patti per difendere i propri interessi e votavano leggi da cui potevano trarre vantaggi per sé o per i loro elettori, che quindi li avrebbero rieletti.

Leggi anche: La Destra storica al potere: la situazione dell’Italia appena unita

La crisi agraria spinge all’emigrazione

Tra il 1860 e il 1880 l’agricoltura italiana era progredita solo nelle aree già avanzate come la Pianura Padana e le zone del Mezzogiorno, dove erano coltivati olivi, viti e agrumi. In tutto il resto della penisola invece il settore agricolo restava assai arretrato. La maggior parte dei contadini era infatti ancora malnutrita, analfabeta e sottopagata. Per questi motivi il Parlamento promosse una grande inchiesta agraria che fu condannata dal senatore lombardo Stefano Jacini. L’inchiesta si concluse nel 1884 e portò finalmente alla luce la grave situazione dell’agricoltura italiana.

Inoltre, verso la fine del secolo, la crisi agraria, che aveva colpito molte zone dell’Europa, si abbatté anche sull’Italia, causando il calo dei prezzi dei prodotti agricoli e peggiorando ulteriormente le condizioni dei lavoratori. Quindi nel 1887 il governo cercò di porre un freno alla crisi con l’attuazione di una politica economica protezionistica, per tutelare la produzione agricola nazionale. Tuttavia questi provvedimenti non si rivelarono sufficienti a fermare il fenomeno dell’emigrazione che nell’ultimo ventennio del XIX secolo coinvolse più di 2 milioni di persone, specie i contadini, i quali abbandonarono l’Italia in cerca di fortuna nei Paesi oltreoceano.

Leggi anche: Gli Stati Uniti: dalla febbre dell’oro alla guerra di secessione

L’Italia stipula la Triplice Alleanza: che cos’è e come nasce

In Europa l’Italia era rimasta isolata e non aveva  peso politico sul piano internazionale. Così, per aumentare la propria influenza, nel 1882 il governo stipulò con la Germania e l’Austria-Ungheria la Triplice Alleanza che impegnava i tre Stati ad aiutarsi reciprocamente in caso di attacco da parte di altre potenze. In Italia, tuttavia, questo accordo scatenò il malcontento generale perché l’Impero austro-ungarico possedeva ancora il Trentino e la Venezia Giulia. Qui era nato il movimento dell’irredentismo che si batteva per liberare i territori dallo straniero e completare l’unità nazionale. Inoltre, proprio nel 1882, l’opinione pubblica italiana si indignò per l’esecuzione di un giovane triestino, Guglielmo Oberdan, che aveva tentato di uccidere l’imperatore Francesco Giuseppe.

Leggi anche: La guerra franco prussiana: cause ed effetti degli scontri

L’inizio dell’espansione coloniale

Dopo la firma della Triplice Aleanza, la sinistra storica decise di avviare l’espansione coloniale e occupare l’Africa orientale, dove non c’era concorrenza con altri Paesi europei. Inizialmente il governo italiano acquistò, da una compagnia di navigazione genovese, la baia di Assad sulla costa meridionale del Mar Rosso, oggi in Eritrea. Poi nel 1885 inviò un corpo di spedizione che occupò una striscia di terra tra la baia di Assad e la città di Massaua. Tuttavia il contingente non fu grado di combattere i nuovi domini al confine con l’Impero etiope che si opponeva all’espansione italiana. Nel 1887, infatti, 500 soldati italiani vennero sterminati dalle truppe etiopi vicino a Dogali. La notizia del massacro sollevò molte proteste in tutta Italia e il Parlamento non rinunciò a continuare l’espansione coloniale e concesse finanziamenti per inviare rinforzi nell’Africa orientale.

Leggi anche: Date, mappe concettuali, video e schemi riassuntivi, per aiutarti a fissare al meglio i concetti di storia.