Storia

Dalla spedizione dei Mille all’Unità d’Italia: l’impresa di Garibaldi

Per concludere il processo di unificazione nazionale, venne organizzata la spedizione in Sicilia, formata da un esercito di volontari, con a capo Giuseppe Garibaldi. I Mille, giunti a Marsala, liberarono l’isola dai Borboni e arrivarono a Napoli. A Teano Garibaldi consegnò i territori liberati a Vittorio Emanuele II. Ripercorriamo tutte le fasi della spedizione dei Mille, un riassunto sulle gesta di Giuseppe Garibaldi che portarono alla nascita del Regno d’Italia.

garibaldi

I democratici vogliono liberare il Meridione: Garibaldi e i Mille

Cavour e i liberal-moderati si ritenevano soddisfatti di quello che avevano conquistato con la Seconda guerra d’indipendenza. Non intendevano quindi, al momento, continuare con il processo di unificazione verso Roma e il Meridione, dato che temevano la reazione di Napoleone III e di altre potenze europee. Al contrario, i democratici moderati e repubblicani ritenevano che fosse giunta l’occasione di scatenare un’azione rivoluzionaria nel sud Italia. In particolare due democratici siciliani, Francesco Crispi e Rosolino Pilo, consideravano la Sicilia il luogo più adatto per far partire l’insurrezione, che si sarebbe poi propagata nel resto del Mezzogiorno.

Nell’isola infatti era forte l’ostilità verso il governo Borbonico e  nel 1859 era succeduto a Ferdinando II il figlio, Francesco II, un sovrano debole e incapace di governare. I due patrioti siciliani, pertanto, progettarono una spedizione in Sicilia, formata da un esercito di volontari capitanati da Giuseppe Garibaldi, il quale oltre a raccogliere il consenso dei patrioti dei diversi schieramenti godeva anche di un forte prestigio militare e popolare. Dopo un’iniziale incertezza Garibaldi accettò il comando dell’impresa mentre Cavour, nonostante non approvasse la spedizione, non la ostacolò.

Garibaldi conquista il Mezzogiorno: l’impresa dei Mille a Quarto

La spedizione dei Mille, uno degli eventi più importanti del Risorgimento,  fu organizzata rapidamente e composta da circa 1100 volontari, tra cui studenti e intellettuali (da qui il nome di Garibaldi e i Mille). Da dove parti la spedizione dei Mille e quando? La notte tra il 5 e il 6 maggio 1860 nel porto di Quarto, vicino a Genova, i Mille di Garibaldi, anche noti come garibaldini, si impossessarono di due navi e vapore, il Lombardo e il Piemonte, con cui salparono verso la Sicilia. L’11 maggio la spedizione dei 1000 portò gli uomini di Garibaldi a Marsala, in Sicilia occidentale, dove vennero accolti dalla popolazione. Il 15 maggio sconfissero le truppe borboniche a Calatafimi e dopo tre giorni l’impresa dei Mille ebbe il primo successo, con i garibaldini che presero il controllo di Palermo. Intanto, giunsero in Sicilia circa 15.000 volontari che si unirono agli uomini di Garibaldi.

Il 20 luglio poi i Borboni vennero definitivamente sconfitti nella battaglia di Milazzo. In poche settimane, dunque, Garibaldi riuscì a liberare la Sicilia dai Borboni, grazie anche ai contadini locali, ai quali per aver combattuto accanto ai Mille di Garibaldi fu promessa la distribuzione di terre, ponendo con il proclama di Salemi, la dittatura del re Vittorio Emanuele II sull’isola. I contadini, che videro nella spedizione dei Mille l’occasione per riscattarsi  dai soprusi dei proprietari terrieri, compiono violenze contro di loro. I garibaldini che però avevano bisogno del sostegno dei latifondisti siciliani bloccarono le aggressioni  nel sangue. Il caso più clamoroso fu quello di Bronte, dove un collaboratore di Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, fece eseguire numerose condanne a morte. Questa avvenienti spinsero i latifondisti a confidare nel Piemonte per difendere i loro interessi. In agosto, l’impresa dei Mille portò Garibaldi e i suoi uomini in Calabria, dove i contingenti borbonici si disgregarono. I garibaldini avanzarono  verso Napoli dove entrarono trionfalmente il 6 settembre.

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Garibaldi verso l’Unità d’Italia: l’incontro a Teano con Vittorio Emanuele II

Di fronte al successo incredibile della spedizione dei Mille, Cavour capì che il processo di unificazione non poteva essere rimandato. Inoltre temeva che nei territori occupati, venisse proclamata la repubblica con a capo proprio Giuseppe Garibaldi, il quale dopo la la spedizione dei 1000 godeva di un vasto consenso. Cavour infine voleva evitare che Garibaldi continuasse la sua avanzata vittoriosa verso Roma, che era presidiata da guarnigioni francesi, con il rischio di entrare in conflitto con Napoleone III.

Per questo motivo decise di intervenire militarmente per fermare le truppe garibaldine. Con il consenso di Napoleone III, l’esercito piemontese invase i territori pontifici di Umbria e Marche, con la promessa però di non minacciare Roma e il Lazio. Nella battaglia di Castelfidardo, i piemontesi sconfissero i contingenti pontifici e marciarono verso sud per raggiungere i garibaldini che avevano battuto i borbonici nella battaglia del Volturno. Il 26 ottobre 1860, ci fu l’incontro a Teano, vicino a Caserta, tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, dove il generale consegnò il governo di territori liberati al re. Intanto Cavour indisse i plebisciti, che tra ottobre novembre sancirono l’annessione al Piemonte del Regno delle Due Sicilie, delle Marche e dell’Umbria.

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L’unificazione d’Italia: riassunto degli eventi

Il 17 marzo 1861, a Torino, il nuovo parlamento, eletto a suffragio ristretto, proclamò Vittorio Emanuele II re d’Italia, per grazia di Dio e per volontà della nazione. Nasceva così il Regno d’Italia, con capitale Torino, che comprendeva la penisola italiana tranne Roma e il Lazio, i domini pontifici, il territorio del Veneto, del Trentino e della Venezia Giulia ancora assoggettati agli austriaci.

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