Storia

Gli Stati Uniti: dalla febbre dell’oro alla guerra di secessione

Gli Stati Uniti erano in continua crescita economica, demografica e territoriale. Tuttavia, un profondo divario economico e sociale separava il Nord industriale, dal Sud delle piantagioni, dove lavoravano gli schiavi neri. Quando dieci Stati del Sud proclamarono la secessione dall’Unione degli Stati Uniti americani, scoppiò la guerra civile, che terminò con la vittoria dei nordisti, nel 1865, e con l’abolizione della schiavitù. Ripercorriamo le fasi della guerra di secessione americana, un riassunto chiaro con video utili, da poter utilizzare per ripetere in occasione di un’interrogazione, o semplicemente se vuoi conoscere informazioni sulla guerra civile americana.

guerra di secessione americana

Gli Stati Uniti crescono e si espandono

Verso la metà dell’Ottocento gli Stati Uniti erano in crescita economica e demografica. Il paese offriva ricchi giacimenti minerari oltre a terreni fertili dove impiantare attività agricole redditizie. Specie sulla costa, poi, stava decollando lo sviluppo industriale. Per questo motivo gli Stati Uniti erano diventati una destinazione ambita da milioni di Europei, che fuggivano dalla miseria per cercare migliori condizioni di vita. Così a partire dalla seconda metà del XIX secolo si assistette a un continuo flusso migratorio verso il continente nordamericano, in particolare da parte di irlandesi, polacchi, italiani, greci, gli abitanti dei paesi d’Europa più arretrati.

Gli Stati Uniti registrarono così un forte aumento demografico e la popolazione passò da circa 23 milioni nel 1850 a quasi 40.000 nel 1860. L’arrivo degli immigrati favorì la conquista dei territori dell’ovest, dove i pionieri, allevatori, cacciatori ed esploratori occupavano terre da coltivare da cui ottenere materie prime come l’oro, la cui frenetica ricerca aveva scatenato la febbre dell’oro. Tuttavia la conquista dell’ovest provocò anche sanguinosi conflitti con i popoli nativi, i quali furono in gran parte annientati dalle armi, dalle malattie degli statunitensi e dal massacro, attuato dai colonizzatori, delle mandrie di bisonti, la principale fonte di sussistenza degli indiani. I sopravvissuti invece furono relegati in riserve in cui disponevano di poche terre scarsamente coltivabile che rendevano difficile la loro sopravvivenza.

Le diverse economie e società degli Stati Uniti e i contrasti tra Nord e Sud

Negli Stati Uniti vi era un profondo divario economico e sociale che separava tre aree del paese:

  • il Nord-est era il territorio più avanzato. Il decollo industriale e commerciale era guidato da grandi imprenditori ed era stato reso possibile dalla crescita del proletariato urbano e dallo sfruttamento della manodopera degli immigrati;
  • gli Stati del Sud erano sotto il controllo di grandi proprietari terrieri, avevano un economia agricola fondata sulle piantagioni di cotone, di tabacco e di canna da zucchero dove lavoravano circa 4 milioni di schiavi neri;
  • gli Stati dell’Ovest erano in continua evoluzione; l’economia era fondamentalmente agricola e la società era formata da piccoli e medi proprietari terrieri e allevatori.


Le differenze tra gli Stati del Nord e gli Stati del Sud si trasformarono in contrasti politico-economici. Gli imprenditori del Nord volevano un governo federale forte che limitasse l’autonomia dei singoli stati. Inoltre erano favorevoli al protezionismo economico, che prevedeva l’intervento dello Stato, tramite il sostegno diretto alle industria e l’imposizione di dazi doganali. Così era possibile contrastare la concorrenza delle merci provenienti dall’estero e incentivare la vendita di prodotti nazionali. Al contrario i proprietari terrieri del Sud si battevano affinché ogni Stato avesse un’ampia autonomia rispetto al governo federale. Sostenevano poi l’economia del libero scambio, necessaria per ricavare grandi guadagni dall’esportazione in Europa di prodotti delle piantagioni.

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Il dibattito della schiavitù: una frattura tra Nord e Sud

A dividere ancora di più gli Stati del Nord da quelli del Sud ci fu il dibattito sulla schiavitù. Per i grandi proprietari terrieri del sud la schiavitù era indispensabile per garantire la prosperità delle tentazioni. Infatti gli schiavi offrivano una manodopera a bassissimo costo e permettevano ai proprietari di ricavare grandi guadagni del loro sfruttamento. Negli Stati del Nord, invece, a partire dalla metà del XIX secolo, si diffuse il movimento per l’abolizione della schiavitù.
guerra civile americana
Gli aderenti non erano spinti solo da spirito umanitario nei confronti degli schiavi e da ideali di libertà, ma pensavano di poter trasformare gli ex schiavi in operai da impiegare nelle fabbriche del Nord-Est, che avevano costante bisogno di nuova manodopera. Il contrasto tra le diverse posizioni si inasprì riguardo alla destinazione di nuovi territori dell’ovest: i grandi proprietari del Sud aspiravano a tenere in quelle zone fertili le proprie piantagioni, diffondendo così la presenza della schiavitù nel Paese; imprenditori del Nord-Est, al contrario, in accordo con i coloni dell’Ovest, volevano assegnare quelle terre a piccoli e medi agricoltori.

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Esplode la guerra di secessione: cause ed effetti della guerra civile americana

A scatenare il conflitto tra gli Stati del Nord e gli Stati del Sud fu, nel novembre 1860, l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Abraham Lincoln, sostenitore del protezionismo e contrario all’estensione della schiavitù. Questa elezione mise in allarme gli Stati del Sud, preoccupati che Lincoln costituisse una minaccia per i loro interessi economici. Nel febbraio 1861, allora, la Carolina del Sud proclamò la secessione (significato: distacco, divisione) dall’Unione degli Stati americani, e rapidamente il suo esempio venne seguito da altri 10 Stati, che istituirono la Confederazione indipendente degli stati d’America con capitale a Richmond in Virginia, creando così gli Stati Confederati.

Per gli Stati del Nord e il governo federale la secessione  americana fu un evento inaccettabile e, per questo motivo, scoppiò la guerra civile chiamata anche guerra di secessione. Il conflitto vide impegnati da una parte i nordisti chiamati unionisti perché volevano mantenere l’unione tra gli Stati del Nord e del Sud, dall’altra i sudisti chiamati confederati, perché avevano dato vita alla Confederazione. Teatro di guerra furono soprattutto i territori del sud e tra le battagli ricordiamo la battaglia di Antietam, combattuta il 17 settembre 1862 , dove morirono ogni giorno più di 3500 uomini, e la battaglia di Shiloh, combattuta nell’aprile del 1862, dove morirono circa 24.000 uomini. I sudisti, guidati dal generale Robert Lee, potevano vantare una migliore preparazione militare, mentre i nordisti, al comando del generale Ulysses Grant, disponevano di un esercito più numeroso e di industriali che potevano fornire materiale bellico più avanzato. Nell’aprile 1865 il conflitto terminò, persero la guerra di secessione i sudisti e con la vittoria dei nordisti ci fu l’abolizione della schiavitù. Pochi giorni dopo il presidente Lincoln fu ucciso in un attentato da un sostenitore sudista.

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La segregazione razziale prende il posto della schiavitù

Durante la guerra di secessione americana, quando la resistenza dei sudisti stava mettendo in difficoltà le truppe nordiste, Lincoln decide di dare un’impronta ideologica alla lotta. Il 1 gennaio 1863, infatti, abolì la schiavitù e affermò la libertà di tutti gli schiavi degli Stati del Sud. In questo modo il presidente sperava di spingere gli schiavi liberati ad arruolarsi tra i nordisti per rafforzare i loro contingenti. Nel 1868, gli ex schiavi ottennero la cittadinanza americana e poi, nel 1870, il diritto di voto. Tuttavia le loro condizioni di vita rimasero misere e precarie. Non ricevettero alcun appezzamento di terra da coltivare e molti furono impiegati nelle piantagioni come braccianti agricoli. Inoltre negli stati del sud, gli ex schiavi furono vittime di gravi discriminazioni da parte dei bianchi, i quali misero in atto la segregazione razziale, ovvero norme che separavano la popolazione nera da quella bianca negli ambienti di lavoro, negli ospedali, nelle scuole e nei trasporti. Alcuni Stati del Sud avrebbero mantenuto parte di questi provvedimenti discriminatori fino agli anni Sessanta del XX secolo.

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