Storia

Il miracolo economico italiano: dal boom economico all’avvento del terrorismo

Ripercorriamo gli anni del boom economico, il cosiddetto miracolo economico italiano. Come cambia l’Italia durante gli anni del boom economico? Una sintesi della politica di quegli anni in Italia, con l’avvento del terrorismo.

boom economico

Come si presenta l’Italia negli anni 50? Analizziamo i concetti

Le elezioni del 1953 segnarono la fine della carriera politica di De Gasperi, che tentò di varare un governo democristiano, senza tuttavia ottenere la fiducia in parlamento. Egli si ritirò allora dalla vita politica attiva e l’anno successivo morì. Tuttavia, durante il dibattito alla Camera, il capo del Partito socialista, Pietro Nenni, fece intendere che il suo partito era disponibile per entrare in un governo che si estendesse dai democratici ai socialisti. Sarà poi questa linea politica che si affermerà circa 10 anni dopo con il Centro-sinistra. Intanto la vita economica del paese migliorava continuamente sia per gli aiuti del Piano Marshall del 1948, sia per altri favorevoli circostanze. Se gli anni tra il 1948 e il 1953 si possono considerare anni difficili dal punto di vista economico, a partire dal 1954 la ripresa del Paese appare evidente e dal 1957, data di ingresso dell’Italia nel Mercato Comune Europeo, diviene rapida e travolgente: e proprio per questo suo carattere di sorprendente eccezionalità il fenomeno viene chiamato miracolo economico italiano.

Cosa si intende per boom economico italiano?

Il boom economico italiano merita il nome di miracolo anche se paragonato con l’attività economica degli altri Paesi appartenenti al Mercato Comune. Tra tutti i paesi appartenenti alla CEE l’Italia raggiunse il più elevato tasso globale di incremento della produzione industriale. Questo incremento trovò un riscontro nell’espansione del commercio estero, espansione che per l’Italia fu maggiore di quella verificatasi tutti i Paesi europei anche a causa dei bassi salari italiani. Una fonte importante di entrate per l’Italia fu il boom turistico, risultato della combinazione della situazione di generale prosperità esistente all’estero e il rapido aumento in Italia delle attrezzature turistiche a prezzi relativamente convenienti. L’aumento del commercio estero italiano derivava dall’espansione del movimento di importazione e di esportazione verso tutte le parti del mondo: il blocco sovietico, il Nord e sud America, l’Asia e l’Africa.

Ma dipendeva in particolar modo dal forte aumento del commercio con gli altri Paesi europei, membri della CEE. La CEE entrò in vigore il 1 gennaio 1958 e il suo primo effetto fu la riduzione graduale dei dazi tra i sei Paesi membri (Italia, Francia, Germania Occidentale, Olanda, Belgio e Lussemburgo). Questo diede ai Paesi membri la possibilità di un accesso di favore sul mercato dei propri partner. Di conseguenza il commercio dell’Italia con gli altri Paesi della CEE aumentò più rapidamente che con il resto del mondo. Il boom economico trasformò l’Italia molto profondamente. Il nostro Paese, che era stato per secoli un paese agricolo, divenne prevalentemente industriale: il settimo tra i Paesi industrializzati del mondo.

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Dal centro-sinistra ai nostri giorni

Il decennio che seguì il 1953 fu caratterizzato da governi piuttosto instabili, basati ancora sulla formula centrista. Ma via via si faceva strada la linea politica di un accordo tra Democrazia cristiana e Partito socialista, con cui ormai non esistevano divergenze eccessive sul metodo democratico e sulla politica estera. Così nel 1962 il democratico Amintore Fanfani poté costruire un governo con l’appoggio esterno del partito socialista, che rinunciava così di stare all’opposizione. Il governo Fanfani provvide a nazionalizzare l’energia elettrica con la creazione dell’Enel, istituì la nuova scuola media, che doveva assicurare a tutti cittadini la scuola gratuita fino a 14 anni. Fu solo nel 1966 che si ebbe il primo vero governo di Centro sinistra, formato da democristiani, repubblicani, socialdemocratici e socialisti.  A presiedere questo governo fu Aldo Moro: la vice presidenza del consiglio fu assunta dal socialista Pietro Nenni.

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Il terrorismo blocca il boom economico

Purtroppo l’esperienza italiana del Centro-sinistra si effettuava in un momento sfortunato, in cui l’espressione produttiva del Paese stava per avere una brusca interruzione. Occorreva con misure restrittive limitare i consumi all’interno e incrementare le esportazioni. La situazione finanziaria fu  risanata, ma i provvedimenti governativi ebbero anche contraccolpi politici e psicologici. Cadeva la fiducia illimitata nel boom economico, nella possibilità di un’espansione permanente. Bisognò sospendere il programma governativo di riforme. Inoltre si edificarono episodi e situazioni sfavorevoli. L’esperienza del Centro-sinistra apparve deludente rispetto alle speranze che aveva suscitato. Nelle elezioni del 1968 si ebbe un amento dei voti del PCI, che divenne più forte dei partiti comunisti dell’Europa occidentale.

La contestazione studentesca e l’autunno caldo dei sindacati misero in crisi la società italiana. Sotto le spinte violente, che venivano da più parti, si programmarono riforme, non tutte corrispondenti alle possibilità economiche del Paese, sempre oscillante tra arretratezza e anticipazioni eccessive. Si attuarono solo le Regioni previste dalla Costituzione, si varò lo Statuto dei lavoratori, ma molti problemi gravi ed urgenti non vennero risolti. Anche per questo la lotta politica divenne sempre più aspra. Fece la sua comparsa il terrorismo, colpendo con frequenza ed efferatezza. Solo una forte solidarietà tra gli italiani e i partiti democratici, che li rappresentavano, poté riportare il nostro Paese sulla via del progresso economico e civile, nella giustizia e nella libertà.

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