Letteratura

Aldo Palazzeschi: vita, opere e stile dell’autore

Chi è Aldo Palazzeschi? Quali sono le sue opere e com’è il suo stile? Di seguito abbiamo raccolto tantissime informazioni su Aldo Plazzeschi, grande esponente della letteratura italiana del Novecento, in un riassunto chiaro con tanti video informativi.

aldo palazzeschi riassunto

Aldo Palazzeschi: la vita dell’autore

Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Giurlani, nasce a Firenze nel 1885 da una modesta famiglia borghese. Dopo gli studi di ragioneria, lavora per qualche tempo come attore, per poi dedicarsi definitivamente alla letteratura. Tra le prime raccolte di poesie di Aldo Palazzeschi troviamo I cavalli bianchi (1905), Lanterna (1907) e Poemi (1909), un’insieme di liriche dalle note crepuscolari che mostrano un carattere fiabesco-infantile, accompagnato da suggestioni futuriste. Aldo Palazzeschi infatti, è uno dei principali esponenti delle avanguardie del primo Novecento insieme con Filippo Tommaso Marinetti. Se da un lato, dei futuristi ammirava il rifiuto delle convenzioni e del passato, nel 1914 si tirò fuori dal movimento futurista, riavvicinandosi a forme più tradizionali di scrittura. Dopo aver prestato servizio come soldato del Genio durante la Prima Guerra Mondiale, mantenne un atteggiamento distanziato dalle ideologie del Fascismo. Da quel momento in poi si dedicò ad una vita più recondita. Palazzeschi muore nel 1974 a Roma.

Le opere di Aldo Palazzeschi: poesie letterarie

Dopo la prima raccolta di poesie composte dal 1905 al 1909, Aldo Palazzeschi si avvicina all’avanguardia futurista, conosce Marinetti e aderì al Futurismo. Durante la sua fase futurista, compresa tra il 1910 e il 1914, Palazzeschi pubblica nel 1910 L’incendiario, una raccolta poetica di cui fa parte “E lasciatemi divertire”. In questa canzonetta il poeta si esibisce con il suo repertorio di parole in libertà secondo i princìpi dell’analogia e dell’onomatopea proposti da Marinetti. L’allegoria esplosiva e rivoluzionaria ambisce a colpire il lettore con le esuberanti novità nelle forme e nei contenuti.

Al 1911 risale il romanzo Il codice di Perelà, un’opera dai toni beffardi e allegri, considerata uno dei capolavori della narrativa italiana del Novecento. Pubblicato nel 1911, il romanzo narra la storia di Perelà un uomo fatto di fumo, nato nella casa di tre donne Pena, Rete e Lama (da cui il nome del protagonista). Amato da tutti nel paese, specie dal re, la vita di Perelà diventa difficile quando un servitore del re per imitarlo si dà fuoco, con l’intento di diventare fumo. I cittadini allora accusano il protagonista della morte dell’uomo e lo portano a processo. Mentre è in gabbia, una donna innamorata di lui ha l’idea di fargli mettere in cella un camino, dal quale l’uomo scappa, salendo nella cappa. Dopo la rottura con Marinetti, prende posizione contro il nazionalismo e l’ideologia fascista e nel 1920 pubblica il romanzo Due imperi…mancati e il romanzo grottesco La piramide (1926). Dopo un periodo in cui si dedicò alla stesura di opere dai toni più pacati Palazzeschi, solo in tarda età, recupera la vena divertita e surreale dei suoi esordi che si ritrovano nelle novelle Il buffo integrale (1966) e nei romanzi Il doge (1967), Stefanino (1969) e Storia di un’amicizia (1971).

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Le sorelle Materassi: il capolavoro di Palazzeschi

Negli anni fra le due guerre mondiali, Palazzeschi scrisse nel 1934 un altro romanzo famoso, Le Sorelle Materassi, ricco di umorismo ma di impostazione tradizionale. Le tre protagoniste Teresa, Carolina e Giselda, lavorano come sarte di abiti da sposa per la ricca borghesia e conducono una vita tranquilla, a tratti monotona, fin quando non arriva in casa il nipote Remo, figlio della quarta sorella deceduta. Remo, con la sua vitalità in poco tempo fa nascere in Teresa e Carolina una forte attrazione. Il giovane, resosi conto della cosa, approfitta delle attenzioni delle sorelle per soddisfare i suoi desideri, e in poco tempo le due donne da benestanti perdono gran parte del loro patrimonio. Alla fine del romanzo il giovane sceglie di abbandonare le tre sorelle per sposarsi con una giovane americana. Anche in questo caso Palazzeschi descrive il mondo della borghesia, distaccandosi però dallo sperimentalismo, descrivendo un mondo incapace di rinnovarsi.

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Chi sono? : Aldo Palazzeschi e la ricerca della sua identità

Palazzeschi se con Lasciatemi divertire ha lasciato trapelare le influenze legate alla sua vicinanza all’avanguardia futurista, con la poesia Chi sono? dà voce alla sua anima crepuscolare. Chi sono? di Aldo Palazzeschi è una breve lirica tratta dalla raccolta Poemi, pubblicata nel 1909 a Firenze. Palazzeschi, fin dal titolo, si interroga sull’identità del poeta, cercando una definizione che riassuma il significato del suo fare letterario. Egli costruisce l’immagine dolente del poeta “folle”, “malinconico” e “nostalgico”, recuperando tratti della cultura crepuscolare; rifiuta tuttavia, qualsiasi forma di autocommiserazione, introducendo la maschera autoironica di un ciarlatano, o come lui stesso si definisce nella poesia il “saltimbanco dell’anima mia”. A seguire vi proponiamo la parafrasi di Chi sono? di Aldo Palazzeschi con analisi e commento.

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Aldo Palazzeschi: la poetica e le sue caratteristiche

Palazzeschi approda all’avanguardia futurista provenendo da esperienze poetiche d’area crepuscolare e simbolista. Si accosta a Marinetti al fine di trarre da esso ulteriore nutrimento per la propria già ricca cultura letteraria. Interpreta liberamente le regole dei manifesti marinettiani, infatti Aldo Palazzeschi nelle opere Poemi e Incendiario, mostra il gusto per l’ironia ed il grottesco, l’esplicita parodia. Egli però accoglie solo una minima parte dell’armamentario stilistico proposto da Marinetti tra cui l’onomatopea, lo sminuzzamento fonetico delle parole, mentre la sintassi resta saldamente organizzata. La sua poetica dunque resta sempre originale ed indipendente, talvolta vicina a quella crepuscolare e talvolta a quella futurista.

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