Grammatica

Cosa sono i nomi indipendenti e i nomi mobili?

I nomi mobili hanno la forma al femminile costituita da una parola del tutto diversa da quella per il genere maschile. I nomi indipendenti hanno la forma al femminile formata da una sola forma per il maschile e una per il femminile. Vediamo esempi e definizioni.

nomi mobili

Nomi mobili: significato ed esempi

I nomi mobili sono riferiti ad esseri animati e hanno desinenza diversa al maschile e al femminile.
Ecco una tabella che illustra come il nome mobile vari da un genere all’altro.
nome mobile
Alcune particolarità sono : il re/la regina; il cane/la cagna; il dio/la dea; l’eroe/l’eroina; il gallo/la gallina.

Quali sono i nomi indipendenti?

I nomi indipendenti hanno la forma al femminile composta da una parola del tutto diversa da quella usata per il genere maschile.
Anche in questo caso per i nomi indipendenti, l’elenco con esempi specifici:
nomi indipendenti
Leggi anche: Nomi concreti e astratti: definizioni ed esempi

Professioni al femminili: avvocato o avvocatessa?

Oggi consideriamo normale che le donne esercitino qualsiasi professione, come dirigere un giornale o difendere un imputato in tribunale. Ma fino a pochi decenni fa, alla donna erano permesse solo le occupazioni che avevano a che fare con la casa, l’educazione dei figli e il lavoro nei campi. Per questo motivo i nomi che indicano i mestieri e professioni sono per la maggior parte di genere maschile e il loro mutamento al femminile non è sempre così facile.
Maestro diventa maestra, dottore si trasforma in dottoressa per abitudine e uso. Ma cosa accade per i nomi come avvocato, deputato, ministro, sindaco o ancora vigile o soldato?
Per risolvere questo problema c’è chi sostiene che la cosa più semplice sia quella di rispettare la regola grammaticale: le parole che finiscono in -o al femminile terminano in -a.
Avremo quindi soldato/soldata; avvocato/avvocata; sindaco/sindaca; deputato/deputata e così via.

Altri invece preferiscono usare il suffisso -essa (dottoressa, professoressa, poetessa ecc…).
Ecco allora, prendendo a prestito questa forma, gli stessi nomi al femminile: soldatessa, avvocatessa, sindachessa, deputatessa.
Altri ancora indicano di lasciare invariato il nome del genere maschile, accompagnando con donna, nelle forme al femminile: la donna soldato, l’avvocato donna, la donna sindaco.
Si è poi suggerito di creare per la parità uomo-donna il corrispettivo femminile di tutte le professioni nella loro forma grammaticale più semplice (ministra, sindaca, avvocata, chirurga) e di servirsi di espressioni più precise e meno “maschiliste” in casi particolari come:

  • I diritti dell’uomoi diritti umani/ i diritti della persona;
  • Il corpo dell’uomoil corpo umano;
  • Gli italiani, i francesiIl popolo italiano, il popolo francese.


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