Il dopoguerra in Europa: le difficoltà del paese
All’inizio del XX secolo, gli Europei vivono in un mondo che sembra garantire una sicura stabilità, ma la guerra e la rivoluzione russa pongono fine a questa illusione: crisi finanziarie, economiche, politiche, violente lotte sociali si susseguono di continuo e sbloccano, vent’anni dopo la pace di Versailles, in una nuova guerra mondiale.
L’avanzata del comunismo: come nasce e si sviluppa
L’ondata rivoluzionaria che aveva preso le mosse dalla Russia, si estese a tutta l’Europa.
Dal 1918 al 1924 si moltiplicarono i disordini sociali e i tentativi rivoluzionari. Essi esprimevano il desiderio di una vita migliore dopo le sofferenze della guerra, la rivolta contro la miseria, ma erano suggestionati anche dalla forza dell’esempio russo. La Russia restò sola: in Germania, in Ungheria e in Italia la rivoluzione venne schiacciata. Tuttavia il Comunismo restò vivo. Nel 1919 venne creata a Mosca la Terza internazionale, che si prefiggeva lo scopo di riunire tutti i rivoluzionari decisi a seguire l’esempio russo e a rompere con i vecchi partiti socialisti. Si formarono in questo modo i partiti comunisti. Lo sviluppo del Comunismo preoccupò le classi dirigenti, molte delle quali, per porre un freno ai partiti rivoluzionari, iniziarono a sostenere candidati alla dittatura.
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Le difficoltà economiche e finanziarie e l’inflazione
La guerra mise fine alla stabilità monetaria del XIX secolo. Con il crollo del valore della moneta, l’inflazione fece la sua apparizione nella vita quotidiana: l’aumento di prezzi infatti riduceva continuamente il potere di acquisto dei salari. Per questo venne messo in causa anche il risparmio, che rappresentava l’unica sicurezza in un’epoca priva di garanzie sociali. Le grandi imprese effettuarono una forte concorrenza contro le aziende medie e piccole: solo esse infatti possedevano i mezzi sufficienti per resistere alle crisi dell’economia capitalistica. Dopo le difficoltà del 1920-21, dovute al passaggio dall’economia di guerra all’economia di pace, l’economia mondiale conobbe solo un bel periodo di prosperità: nel 1929 essa sprofonderà in una nuova crisi, da cui uscirà solo con la guerra.
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Il dopoguerra in Europa: la Francia in crisi dal 1919 al 1939
Il primo dopoguerra fu per la Francia un periodo davvero difficile. La guerra aveva infatti lasciato la Francia molto indebolita. Grave era il peso finanziario di questa guerra: bisognava rimborsare i debiti, versare pensioni alle vittime, ricostruire le regioni devastate. La Francia non aveva denaro ma “la Germania pagherà” diceva la gente. Questa speranza venne in parte delusa, nonostante l’occupazione della Ruhr ordinata dal governo di Poincaré. La crisi economica si abbatté nel 1931 sulla Francia, che era un paese senza dinamismo, su di una società aperta al cambiamento e fin dall’inizio provocò una crisi sociale e una crisi politica. Le riduzioni di orario e di conseguenza di salario, la disoccupazione colpirono duramente gli operai.
Di fronte alla crisi e al pericolo del Fascismo, messo in evidenza dalle sommosse del 6 febbraio 1934, i partiti di sinistra decisero di unirsi. Il Partito Radicale, il Partito Socialista, il Partito Comunista, conclusero un’alleanza «per il pane la pace e la libertà»: si formò così il Fronte popolare. Le elezioni del 1936 furono favorevoli e per la prima volta un socialista Léon Bloom, assunse la direzione del governo.
Un’ondata di scioperi si scatenò spontaneamente; gli operai occuparono le fabbriche in un’atmosfera di liberazione e di festa. I datori di lavoro furono costretti a concedere importanti vantaggi sociali: la settimana di 40 ore, le ferie pagate, il diritto ai contratti collettivi. Ma i finanzieri e gli industriali erano ostili al Fronte popolare e portano i capitali al sicuro all’estero, aggravando le difficoltà della Francia. L’aumento dei salari fu seguito da un aumento dei prezzi, così che gli aumenti salariali ottenuti si ridussero a niente e pertanto ripresero le agitazioni. La crisi economica continuo: Léon Bloom fu costretto a dare le dimissioni. Sotto il governo dei moderati, i vantaggi ottenuti andarono a poco a poco e sbriciolandosi. La guerra era prossima e bisognava aumentare la produzione di armamenti. Una parte della borghesia francese temeva più il comunismo del nazismo, mentre la sinistra era demoralizzata dallo smacco del Fronte Popolare. Una Francia divisa e incerta era quella che stava per affrontare la Seconda Guerra Mondiale.
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