Storia

La Germania nazista: l’inizio della dittatura di Hitler

Ripercorriamo le varie fasi che portarono Hitler al potere e lo sviluppo del regime nazista. Un riassunto chiaro, con video informativi sul periodo di sviluppo del nazismo, sulle teorie di Hitler e l’aspra lotta che portò avanti contro gli ebrei, professando la teoria della razza pura, la «razza ariana».

Hitler nazismo

La dittatura assoluta di Hitler: cosa accade quando sale al potere?

Nel giro di qualche mese Hitler instaurò una dittatura assoluta. Partiti e sindacati vennero messi al bando; i nazisti erano presenti ovunque: associazioni sportive, musicali, consigli municipali; era impossibile riunirsi per cacciare, giocare, cantare, senza che lo Stato Nazional-Socialista non fosse presente. Tutto doveva essere sottoposta allo Stato. L’individuo non esisteva che per servire lo Stato: ecco perché ogni libertà era abolita, ogni forma di protesta era vietata, tutti gli oppositori arrestati e inviati nei campi di concentramento. L’inquadramento della popolazione veniva garantito dalla Gestapo, la polizia politica, e dalle organizzazioni naziste: Gioventù hitleriana, Fronte del lavoro, che raggruppava padroni e operai.

Hitler diventa cancelliere: l’inizio della dittatura del Führer

Una volta divenuto cancelliere Hitler preparò le nuove elezioni avvalendosi dell’appoggio dei grandi industriali. Essi accettarono di fornire i fondi nel corso di una riunione segreta che si tenne il 20 febbraio 1933. Durante la campagna elettorale le S.A., protette dalla polizia fecero regnare il terrore; il Reichstag, sede di riunione dell’assemblea, venne dato alle fiamme, indubbiamente per opera dei nazisti; questi ultimi accusarono di ciò i comunisti, le cui riunioni e le cui pubblicazioni erano vietate. Tuttavia il 5 marzo i nazisti raggiunsero la maggioranza assoluta. Il partito comunista fu sciolto, i suoi i deputati esclusi; Hitler poté allora ottenere dal Reichstag i pieni poteri. La democrazia così morì; nei mesi successivi tutti i partiti e i sindacati furono interdetti e gli oppositori iniziarono a raggiungere i campi di concentramento.

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Il nazional-socialismo non è rivoluzionario

I nazisti esaltano la loro rivoluzione nazional-socialista ma non esisteva alcuna rivoluzione. Coloro che avevano preso sul serio il Socialismo del loro partito venivano eliminati rapidamente e le situazioni acquisite non venivano rimesse in discussione. Le grandi imprese approfittarono del ristabilimento economico delle grandi opere  e il riarmo. Al contrario gli operai soppressi i loro sindacati, perdevano ogni indipendenza e venivano sottoposti ad una dura disciplina; apprezzavano tuttavia l’eliminazione della disoccupazione. La paura, il nazionalismo fanatico coltivato in particolare tra la gioventù, la militarizzazione trasformavano i Tedeschi in soldati pronti ad eseguire gli ordini del Führer e a partire per la conquista dell’Europa. In tal modo l’industria tedesca, la seconda nel mondo, metteva infine la sua potenza al servizio di un’opera di asservimento e di sterminio.

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Hilter e gli ebrei: il disprezzo per una razza impura

L’arbitrio appare maggiore, se si considera che lo Stato sottostava alla volontà di un unico uomo, il Führer, il capo. Hitler si presentò come l’interprete del pensiero e della volontà del popolo tedesco; il suo potere era senza limiti; egli diresse lo Stato, fece le leggi e doveva essere obbedito. Ovunque si poteva leggere lo slogan «un popolo, un impero, un capo». Questo Stato mostruoso, che imponeva a tutti un’obbedienza cieca, aveva un solo fine: assicurare il predominio della «razza superiore» di cui tedeschi erano i rappresentanti più puri. Il razzismo giustificava le peggiori barbarie: esaltazione della forza e della guerra, disprezzo per gli «inferiori», votati alla schiavitù e poi al massacro; nel 1941 i nazisti intrapresero lo sterminio sistematico degli ebrei.

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L’antisemitismo e la sovranità della razza ariana

Secondo i nazisti, i tedeschi artisti appartenevano alla razza superiore, la razza ariana che doveva dominare le razze inferiori. Tra esse vi erano in particolari gli ebrei, ritenuti responsabili delle sventure della Germania. Secondo le linee stabilite dal Führer, i matrimoni tra ebrei e cittadini di sangue tedesco erano vietati, i contravventori erano condannati ai lavori forzati. Per ordine dei capogruppo, all’epoca le sinagoghe vennero distrutte, gli ebrei non potevano gestire i magazzini di vendita al dettaglio, non potevano dirigere un’azienda o esercitare un proprio mestiere.

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