La cultura religiosa, alla base della letteratura italiana
Il primo testo della letteratura italiana è il Cantico delle Creature scritto da San Francesco d’Assisi, all’inizio del 200. Per quale motivo la letteratura inizia con un’opera religiosa? La spiegazione è da ricercata nel fatto che i Francescani e i Domenicani svilupparono, nel 200, una vera e propria battaglia culturale. Il risveglio economico e culturale, iniziato nel XI secolo, aveva portato la diffusione delle eresie, idee divergenti da quelle ufficiali della Chiesa, spesso in contrasto con queste ultime.
I Francescani e i Domenicani oltre a insegnare nelle università, dove parlavano in latino, arrivano all’obiettivo di far conoscere la parola di Dio a tutto il popolo, utilizzando un linguaggio facile e comprensibile a tutti, cioè il volgare. Per questo motivo nel 200 ci fu una grande fioritura di opere religiose in volgare, ispirate all’attività di predicazione degli ordini mendicanti.
All’inizio del Duecento, due grandi personalità della Chiesa cristiana furono San Francesco d’Assisi e Domenico di Goodman, i quali colsero l’esigenza di un rinnovamento spirituale e di un ritorno alla semplicità della Chiesa. Ispirati da questi principi diedero vita a una nuova cultura religiosa, capace di affrontare i grandi problemi dell’epoca.
La prima forma di letteratura religiosa: il Cantico delle Creature
Il Cantico delle Creature, è considerato il primo testo poetico della letteratura italiana. È composto da San Francesco 1224 e il 1226, poco prima della sua morte. L’opera è in lingua volgare, per perseguire l’obiettivo di diffonderla a livello popolare, ma allo stesso tempo è un’opera di grande complessità tematica ed espressiva. All’interno della lode, il poeta ringrazia Dio per tutti gli aspetti della sua creazione, dagli elementi della natura agli esseri viventi, fino a ringraziare la Morte stessa, che per la visione cristiana non è vista come la fine ma come momento di passaggio in cui i buoni e i cattivi ricevono la loro giusta punizione. Il Cantico è scritto in strofe irregolari e versi liberi, legati tra loro tramite l’assonanza. Nel Cantico San Francesco mette in luce l’utilità degli elementi naturali e la bellezza del mondo.
Dal Cantico emerge come il mondo non sia il luogo del male e del peccato, come sostenuto dagli eretici, anzi un luogo dove Dio mostra tutto il suo amore per noi. Persino la morte viene vista come un destino inevitabile, una tragedia solo per i peccatori. Nei suoi scritti San Francesco utilizzava maggiormente il latino, mentre per il Cantico scelse il volgare umbro. Questo perché voleva rivolgersi a chi latino e il francese non lo conosceva. E nello stesso tempo non rinuncia alla costruzione musicale del Cantico. In particolare ci sono frequenti ripetizioni, riprese e numeri simbolici come le strofe, che sono 12 come gli apostoli e i versi che sono a 33, cioè due volte tre, simbolo della trinità.
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L’evoluzione della lauda: cos’è e come si diffonde
Il massimo sviluppo della letteratura religiosa si ebbe in Umbria, dove nacque la lauda. La lauda, un testo in lode di Dio e della Madonna, nacque inizialmente come preghiera. Le prime laudi venivano infatti cantate durante le processioni ed erano di carattere popolare. Uno degli esempi più famosi di questa prima fase del genere della lauda fu il Cantico delle Creature. Successivamente, la lauda assunse nuove forme, sempre più raffinate. A Jacopone da Todi dobbiamo ad esempio, l’invenzione della lauda drammatica, cioè teatrale; nel suo testo più famoso, Donna de Paradiso, tre personaggi si alternano e dialogano tra loro rappresentando la passione di Gesù.
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