Storia

La rivoluzione cinese: il maoismo di Mao Tse-tung

Come arriva il comunismo in Cina e che effetti ebbe? Ripercorriamo la nascita della Repubblica Popolare Cinese, fino all’avvento al potere e la caduta di Mao Tse-tung. Un riassunto accurato con video utili.

repubblica- popolare cinese

La rivoluzione cinese: l’avvento del comunismo in Cina

Nel 1911 l’antico impero cinese era caduto perché incapace di trasformare la città in uno Stato moderno e di sollevare il popolo della miseria. Dopo la prima guerra mondiale, nella città in preda all’anarchia, il movimento di rinnovamento nazionale si incarna nel partito nazionale del popolo o Kuo Min tang, che estende il suo potere su tutta la Cina. Poi nel 1927 si ha la rottura con i comunisti. Il Kuo Min-tang diretto dal generalissimo Ciang Kai-scek si appoggia alla borghesia, ma non riesce a risolvere i problemi dello sviluppo economico e della miseria della popolazione. Contro di esso si erge il partito comunista che si appoggiava sui contadini poveri. Sotto la direzione di un giovane capo, figlio di contadini, Mao Tse-tung, i comunisti creano la loro Repubblica all’interno dell’immensa Cina meridionale. Cacciati dal sud dall’esercito governativo, la “lunga marcia” li porta nel Nord dove, nel 1934, si installano stabilmente. Appoggiandosi ai contadini, ai quali viene distribuita la terra dei latifondisti, il potere comunista esercitò un’influenza politica considerevole su tutta la Cina. Nel 1937 la penetrazione dei giapponesi nel territorio cinese porta il partito il partito comunista a proporre a Ciang Kai-Scek un’alleanza per salvare l’indipendenza cinese. La guerra contro i giapponesi rafforza il prestigio e la potenza dell’Armata Rossa. Nel 1945 riprende la guerra civile e i comunisti, sostenuti dalla popolazione, conquistano il paese.

Nasce la Repubblica Popolare cinese: il periodo del maoismo

Nel 1949 la proclamazione della Repubblica popolare cinese mette fine a cinquant’anni di anarchia. Ma subito si presenta la necessità di sviluppare l’economia e di nutrire centinaia di milioni di affamati. La Cina compie un grande sforzo di industrializzazione. La collettivizzazione delle terre avviene per gradi e porta infine alla costituzione delle comuni popolari rurali. Queste sono delle comunità autonome, che devono provvedere alla produzione agricola, all’allevamento e altre attività industriali e artigianali. In tutta la Cina si organizzano 24.000 comuni popolari rurali. Si pretende che queste comunità producano l’acciaio, tramite piccoli altiforni: il risultato è però deludente. Nonostante certi insuccessi, il Paese impegnato in un lavoro intensissimo progredisce. L’aumento della produzione e la soppressione delle disuguaglianze sociali migliorano le condizioni di vita.

La Repubblica popolare vuole garantire lavoro a tutti, nell’austerità e nelle eguaglianza e inoltre deve impedire il riformarsi di classi privilegiate. La Cina entra così in una nuova fase rivoluzionaria e pretende di essere la sola nazione fedele all’idea socialista, accusando l’Unione sovietica di aver tradito il vero socialismo. Nell’estate del 1966 si sviluppa un vasto movimento la rivoluzione culturale, che intende rompere ogni legame con le tradizioni, con i residui del passato. La vita intera dell’immenso paese ne è sconvolta. Dopo un anno e mezzo di questa situazione caotica, Mao Tse-tung non riesce a riprendere in pugno il paese: la legalità viene ricostituita, i civili vengono disarmati, masse di studenti provocatori di disordini, vengono avviate dalle città ai lavori dei campi. E nel 1971, inaspettatamente la Cina prendi contatti con gli Stati Uniti e entra a far parte dell’ONU e del Consiglio di sicurezza. Ormai i grandi poli del potere quindi non sono più due ma tre, USA, Urss e Cina. Dopo la morte di Mao Tse-tung il potere passa nelle mani di Hua Kuo-feng, un maoista moderato, che riesce a essere scaltro arbitro tra le diverse tendenze del partito. I maoisti più fanatici vengono allontanati o addirittura processati, come la moglie di Mao Tse-tung.

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